Alto Lago: lesioni e stalking sulla ex. Il PM chiede 6 anni
Sei anni di reclusione. E' la pesante richiesta di condanna formulata stamani dal vice procuratore onorario Pietro Bassi, nei confronti del quarantenne residente in un comune dell'Alto Lago, finito a giudizio con le pesanti accuse di lesioni aggravate e stalking nei confronti della ex compagna, con la quale avrebbe intrattenuto una relazione conclusasi nel 2021, dopo tre anni intensi, segnati pure da una convivenza.
Un'istruttoria dibattimentale caratterizzatasi per un cospicuo numero di testimoni - citati da difesa, parte civile e procura - che udienza dopo l'altra hanno delineato un quadro contrastante rispetto al rapporto tra i due, segnato però da un clima a dir poco teso.
Stamani dopo l'escussione degli ultimi testi il giudice ha passato la parola alle parti per la discussione finale.

Netta la posizione del vpo Bassi, a detta del quale l'istruttoria avrebbe provato senza dubbi la responsabilità penale dell'imputato che avrebbe sottoposto nel corso della relazione, la ''ex'', ad una svalutazione continua della persona, con continui insulti e minacce, episodi di violenza e pure lesioni.
Il pubblico ministero nella sua requisitoria ha anche fatto riferimento ad un rapporto sessuale non voluto che la donna avrebbe però accettato per non subire altre violenze.
Per questa ragione ha chiesto - oltre alla condanna dell'imputato alla pena di sei anni di reclusione - la trasmissione degli atti alla Procura, per valutare l'eventuale sussistenza del reato di violenza sessuale aggravata.
Una posizione alla quale si è associata anche la parte civile, richiamando alcune delle testimonianze ascoltate durante l'istruttoria, che avrebbero confermato a suo dire, un quadro di colpevolezza netto a carico dell'imputato. La toga che assiste la presunta parte offesa ha citato episodi inquietanti riferiti nel corso delle udienze in aula, tra cui i lividi mostrati sul corpo della ragazza a familiari e colleghi e il continuo stato di ansia e di paura per la propria incolumità nei quali versava, che l'avrebbero spinta persino a trascorrere un'intera notte in auto pur di non tornare a casa dall'allora compagno.
Associandosi alla richiesta di condanna pronunciata dal pubblico ministero, l'avvocato di parte civile ha poi chiesto un risarcimento da quantificarsi in sede civile e una provvisionale immediatamente eseguibile del valore di 30mila euro.
Per la difesa invece, non vi sarebbero elementi probatori sufficienti a confermare la penale responsabilità dell'imputato, nè l'ipotesi di violenza sessuale formulata dal pubblico ministero (a questo proposito è stata indicata l'assenza di refertazione medica ndr). Sul finire della propria arringa, la toga - richiamando i testi che non avrebbero di fatto confermato le accuse a carico del proprio assistito - ne ha chiesto l'assoluzione.
Si torna in aula il prossimo 11 marzo per le eventuali repliche, cui farà seguito la sentenza finale nei confronti del quarantenne, già condannato per una vicenda analoga, ma con vittima (costituitasi parte civile) un'altra donna con la quale aveva intrattenuto una relazione.
Un'istruttoria dibattimentale caratterizzatasi per un cospicuo numero di testimoni - citati da difesa, parte civile e procura - che udienza dopo l'altra hanno delineato un quadro contrastante rispetto al rapporto tra i due, segnato però da un clima a dir poco teso.
Stamani dopo l'escussione degli ultimi testi il giudice ha passato la parola alle parti per la discussione finale.
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Netta la posizione del vpo Bassi, a detta del quale l'istruttoria avrebbe provato senza dubbi la responsabilità penale dell'imputato che avrebbe sottoposto nel corso della relazione, la ''ex'', ad una svalutazione continua della persona, con continui insulti e minacce, episodi di violenza e pure lesioni.
Il pubblico ministero nella sua requisitoria ha anche fatto riferimento ad un rapporto sessuale non voluto che la donna avrebbe però accettato per non subire altre violenze.
Per questa ragione ha chiesto - oltre alla condanna dell'imputato alla pena di sei anni di reclusione - la trasmissione degli atti alla Procura, per valutare l'eventuale sussistenza del reato di violenza sessuale aggravata.
Una posizione alla quale si è associata anche la parte civile, richiamando alcune delle testimonianze ascoltate durante l'istruttoria, che avrebbero confermato a suo dire, un quadro di colpevolezza netto a carico dell'imputato. La toga che assiste la presunta parte offesa ha citato episodi inquietanti riferiti nel corso delle udienze in aula, tra cui i lividi mostrati sul corpo della ragazza a familiari e colleghi e il continuo stato di ansia e di paura per la propria incolumità nei quali versava, che l'avrebbero spinta persino a trascorrere un'intera notte in auto pur di non tornare a casa dall'allora compagno.
Associandosi alla richiesta di condanna pronunciata dal pubblico ministero, l'avvocato di parte civile ha poi chiesto un risarcimento da quantificarsi in sede civile e una provvisionale immediatamente eseguibile del valore di 30mila euro.
Per la difesa invece, non vi sarebbero elementi probatori sufficienti a confermare la penale responsabilità dell'imputato, nè l'ipotesi di violenza sessuale formulata dal pubblico ministero (a questo proposito è stata indicata l'assenza di refertazione medica ndr). Sul finire della propria arringa, la toga - richiamando i testi che non avrebbero di fatto confermato le accuse a carico del proprio assistito - ne ha chiesto l'assoluzione.
Si torna in aula il prossimo 11 marzo per le eventuali repliche, cui farà seguito la sentenza finale nei confronti del quarantenne, già condannato per una vicenda analoga, ma con vittima (costituitasi parte civile) un'altra donna con la quale aveva intrattenuto una relazione.
G.C.