Lecco, Giorno del Ricordo: 'ciò che è successo sia portato nella memoria'
"Ciò che è successo sia portato nella memoria, ci sono tendenze negazioniste che ci fanno male, molto male". Enzo Patuzzi, al microfono si è avvicinato per accompagnare Aldo Baborsky, "decano" non solo degli iscritti all'Ordine degli architetti di Lecco ma anche, dall'alto dei suoi 89 anni, degli esuli che, in città, sul finire degli anni '40, hanno trovato "casa" dopo essere stati costretti a lasciare la loro.


In poche, spontanee, parole, pronunciate prima di lasciare spazio ai ricordi di gioventù dell'amico, ha concentrato il messaggio della giornata, quel Giorno del Ricordo che si celebra quest'oggi, per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del nostro confine orientale", come letto in apertura della veloce cerimonia, promossa congiuntamente da Prefettura, Provincia e Comune di Lecco.


Davvero limitata la partecipazione, con la platea composta giusto da un drappello di rappresentanti delle Istituzione e delle associazioni combattentistiche. Se non è mancato il consigliere regionale Giacomo Zamperini, l'unico sindaco intervenuto, in fascia tricolore, è stato quello di Casargo, Antonio Pasquini, colui il quale, nel 2004, con un odg presentato all'amministrazione guidata da Lorenzo Bodega, propose il toponimo "riva Martiri delle Foibe" per il tratto di lungolago, a ridosso del monumento ai Caduti, dove ogni 10 Febbraio si torna a rendere omaggio.


Sulla necessità di allargare il coinvolgimento si è soffermata, in un passaggio della sua allocuzione, la Presidente della Provincia, invitando - dopo aver etichettato il Giorno del Ricordo come una "opportunità che talvolta ci facciamo sfuggire" - a lavorare affinché "questi non siano momenti solo per le Istituzioni, ma per la cittadinanza", per poi sottolineare come ancora oggi uomini, donne e bambini, anche non troppo lontano da noi, vivono in presa diretta i drammi e le conseguenze della guerra. "A noi Istituzioni - ha dunque aggiunto Alessandra Hofmann - dico: "cerchiamo di capire come essere nel concreto promotori di pace"".


Ha ripreso, invece, le parole pronunciate nel 2004 dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in vista del primissimo Giorno del Ricordo, il vicesindaco lecchese Simona Piazza: "E' giunto il momento che i ricordi ragionati prendano il posto dei rancori esasperati" è stato così scandito al microfono, con la numero due dell'amministrazione comunale che, nel rammentare come al tempo la nostra città sia riuscita a farsi "porto sicuro" per gli esuli, ha aggiunto, di suo, come "basterebbe ascoltare di chi c'era per andare avanti".


Un concetto in parte ripreso anche dal Prefetto Sergio Pomponio che, nel ripercorrere gli accadimenti, ha invitato a "conservare la lucidità dell'obiettività".
E si torna a Baborsky, desideroso, ogni 10 Febbraio, di condividere qualche frammento del suo vissuto. Al microfono ha così raccontato come, ancora bambino, scoprì della tragedia delle Foibe da un amico la cui madre si sentì dire dalla polizia titina di non tornare più a cercare il marito, scomparso nel nulla. "Non lo troverà più".


In poche, spontanee, parole, pronunciate prima di lasciare spazio ai ricordi di gioventù dell'amico, ha concentrato il messaggio della giornata, quel Giorno del Ricordo che si celebra quest'oggi, per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del nostro confine orientale", come letto in apertura della veloce cerimonia, promossa congiuntamente da Prefettura, Provincia e Comune di Lecco.


Davvero limitata la partecipazione, con la platea composta giusto da un drappello di rappresentanti delle Istituzione e delle associazioni combattentistiche. Se non è mancato il consigliere regionale Giacomo Zamperini, l'unico sindaco intervenuto, in fascia tricolore, è stato quello di Casargo, Antonio Pasquini, colui il quale, nel 2004, con un odg presentato all'amministrazione guidata da Lorenzo Bodega, propose il toponimo "riva Martiri delle Foibe" per il tratto di lungolago, a ridosso del monumento ai Caduti, dove ogni 10 Febbraio si torna a rendere omaggio.


Sulla necessità di allargare il coinvolgimento si è soffermata, in un passaggio della sua allocuzione, la Presidente della Provincia, invitando - dopo aver etichettato il Giorno del Ricordo come una "opportunità che talvolta ci facciamo sfuggire" - a lavorare affinché "questi non siano momenti solo per le Istituzioni, ma per la cittadinanza", per poi sottolineare come ancora oggi uomini, donne e bambini, anche non troppo lontano da noi, vivono in presa diretta i drammi e le conseguenze della guerra. "A noi Istituzioni - ha dunque aggiunto Alessandra Hofmann - dico: "cerchiamo di capire come essere nel concreto promotori di pace"".


Ha ripreso, invece, le parole pronunciate nel 2004 dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in vista del primissimo Giorno del Ricordo, il vicesindaco lecchese Simona Piazza: "E' giunto il momento che i ricordi ragionati prendano il posto dei rancori esasperati" è stato così scandito al microfono, con la numero due dell'amministrazione comunale che, nel rammentare come al tempo la nostra città sia riuscita a farsi "porto sicuro" per gli esuli, ha aggiunto, di suo, come "basterebbe ascoltare di chi c'era per andare avanti".


Un concetto in parte ripreso anche dal Prefetto Sergio Pomponio che, nel ripercorrere gli accadimenti, ha invitato a "conservare la lucidità dell'obiettività".
E si torna a Baborsky, desideroso, ogni 10 Febbraio, di condividere qualche frammento del suo vissuto. Al microfono ha così raccontato come, ancora bambino, scoprì della tragedia delle Foibe da un amico la cui madre si sentì dire dalla polizia titina di non tornare più a cercare il marito, scomparso nel nulla. "Non lo troverà più".
