Sotto la Rocca dell'Innominato una stele dell'età del rame. Le nuove scoperte
Alla scoperta degli scavi archeologici all’ombra della rocca di Somasca sopra al santuario di San Gerolamo, la rocca che nella tradizione popolare è ormai più conosciuta come il manzoniano castello dell’Innominato.
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Proprio lì, nel piccolo pianoro immediatamente sottostante si stanno effettuando ritrovamenti straordinari in grado di aggiungere nuovi capitoli al racconto della nostra storia antica. O, meglio, della preistoria, visto che da quanto scavato fino questo momento arrivano segnal fin dal terzo millennio avanti Cristo. E cioè, cinquemila anni fa. Certo, occorre scavare ancora, studiare, approfondire, ricostruire le situazioni, riannodare una serie di fili, accostare tasselli vecchi e nuovi, cercando di dare risposte a domande suggestive, di trovare conferme a quelle che per ora sono solo ipotesi.
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Nel frattempo, parliamone. Nell’ambito della Festa di San Girolamo, in corso in questi giorni al santuario di Somasca, sono state infatti organizzate alcune visite guidate agli scavi oggi e ancora domani (sabato 8 febbraio) e domenica 9 con appuntamento alle 11, alle 12, alle 14 e alle 15 praticamente all’ingresso della rocca sul versante lecchese. Si tratta di un’occasione preziosa, perché agli occhi del profano appare solo uno scavo di modeste dimensioni, qualche buca, sassi affioranti dal terreno.
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Il racconto degli archeologi – coordinati da Alice Braglia della Soprintendenza di Milano – dà invece un’anima a quel poco che c’è da vedere, ci rappresenta un mondo perduto. Tanto più che al momento, la ricerca si è fermata e l’area sarà presto coperta da teli protettivi in attesa di riprendere gli scavi, magari già dalla prossima primavera.
Del materiale venuto alla luce (ceramiche del V secolo avanti Cristo ma anche precedenti, una fusaiola in terraccotta, materiale edilizio, una piccola accetta in pietra levigata, punte dib frecce risalente anche all’età del rame e del bronzo, un fornetto per la cottura di alimenti), ora trasferito nei depositi della Soprintendenza, quello che maggiormente galvanizza gli archeologi è il frammento di una stele in scisto che richiama analoghe steli ritrovate in Val Camonica e in Valtellina.
Ed è una stele che suggerisce la possibile presenza di un santuario dell’età del rame. Che è tutta da verificare e questo sarà l’oggetto della ricerca nei prossimi scavi e anni, se naturalmente il ministero continuerà a finanziare l’intervento come ha fatto per questa prima campagna effettuata tra i mesi di ottobre e dicembre dello scorso anno.
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Al momento, dalla posizione nella quale è stata ritrovata, la pietra pare fosse stata utilizzata per scopi “domestici” e non religiosi, ma potrebbe pur sempre trattarsi del riutilizzo successivo di materiale trovato sul luogo e non più utilizzato. Tutto da scoprire.
Tra i punti fermi, al momento, vi è l’importanza del luogo. La rocca si trovava sulla strada di collegamento tra Bergamo e Como, sul reticolo di raccordo tra la Pianura Padana, il mondo alpino e quindi il Nord Europa. In questa zona, in epoca preromana, viveva una popolazione celtica di quell’area culturale cosiddetta di Golasecca (dal luogo di un ritrovamentoo archeologico nel Varesotto) e che faceva da cerniera tra l’Etruria Padana e le Alpi, negli scambi commerciali tra Mediterraneo e Nord Europa. La scoperta di Somasca (anche se in realtà siamo al di qua del crinale e quindi il territorio comunale è quello di Lecco, siamo dunque ancora a Chiuso) è eccezionale perché è la prima di questo genere a Lecco.
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Che lì sotto ci fosse qualcosa, del resto, si sapeva. Già nel 1988, i padri somaschi che gestiscono il santuario di San Gerolamo avevano effettuato alcuni lavori di livellamento del terreno che avevano aperto alcuni interrogativi e indicato alcune “piste”. Ora si è cominciato a scavare e sono stati individuati più strati: uno suggerisce la presenza di un’abitazione e successivamente di una sorta di deposito per la conservazione dei cereali e anche la loro preparazione.
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Coprendo il periodo tra il XII e il IV secolo avanti Cristo. E infine, la possibilità che prima e prima ancora, risalendo dunque alla metà del terzo millennio avanti Cristo potesse appunto sorgere un santuario. Quel che si sa è che a un certo punto il luogo venne abbandonato non si sa per quale motivo, anche perché gli eventuali interventi piùfrecenti sono stati alterati da lavori effettuati sul terreni, non soltanto in anni prossimi a noi ma anche quando fu costruita la rocca (e siamo dunque nel XIII secolo) e infatti nelle pieghe del terreno è stata ritrovata anche una moneta medievale.
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Indipendentemente dal calendario degli scavi, si apre anche il discorso dell’eventuale fruizione. Su, come detto, c’è poco da vedere per chi non è un addetto ai lavori, di là dall’incontestabile suggestione del luogo. Ma i reperti ritrovati dovrebbero essere collocati in un museo e sarà probabilmente quello archeologico di Lecco a riceverli.
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Proprio lì, nel piccolo pianoro immediatamente sottostante si stanno effettuando ritrovamenti straordinari in grado di aggiungere nuovi capitoli al racconto della nostra storia antica. O, meglio, della preistoria, visto che da quanto scavato fino questo momento arrivano segnal fin dal terzo millennio avanti Cristo. E cioè, cinquemila anni fa. Certo, occorre scavare ancora, studiare, approfondire, ricostruire le situazioni, riannodare una serie di fili, accostare tasselli vecchi e nuovi, cercando di dare risposte a domande suggestive, di trovare conferme a quelle che per ora sono solo ipotesi.
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Nel frattempo, parliamone. Nell’ambito della Festa di San Girolamo, in corso in questi giorni al santuario di Somasca, sono state infatti organizzate alcune visite guidate agli scavi oggi e ancora domani (sabato 8 febbraio) e domenica 9 con appuntamento alle 11, alle 12, alle 14 e alle 15 praticamente all’ingresso della rocca sul versante lecchese. Si tratta di un’occasione preziosa, perché agli occhi del profano appare solo uno scavo di modeste dimensioni, qualche buca, sassi affioranti dal terreno.
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Alice Braglia
Il racconto degli archeologi – coordinati da Alice Braglia della Soprintendenza di Milano – dà invece un’anima a quel poco che c’è da vedere, ci rappresenta un mondo perduto. Tanto più che al momento, la ricerca si è fermata e l’area sarà presto coperta da teli protettivi in attesa di riprendere gli scavi, magari già dalla prossima primavera.
Del materiale venuto alla luce (ceramiche del V secolo avanti Cristo ma anche precedenti, una fusaiola in terraccotta, materiale edilizio, una piccola accetta in pietra levigata, punte dib frecce risalente anche all’età del rame e del bronzo, un fornetto per la cottura di alimenti), ora trasferito nei depositi della Soprintendenza, quello che maggiormente galvanizza gli archeologi è il frammento di una stele in scisto che richiama analoghe steli ritrovate in Val Camonica e in Valtellina.
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Al momento, dalla posizione nella quale è stata ritrovata, la pietra pare fosse stata utilizzata per scopi “domestici” e non religiosi, ma potrebbe pur sempre trattarsi del riutilizzo successivo di materiale trovato sul luogo e non più utilizzato. Tutto da scoprire.
Tra i punti fermi, al momento, vi è l’importanza del luogo. La rocca si trovava sulla strada di collegamento tra Bergamo e Como, sul reticolo di raccordo tra la Pianura Padana, il mondo alpino e quindi il Nord Europa. In questa zona, in epoca preromana, viveva una popolazione celtica di quell’area culturale cosiddetta di Golasecca (dal luogo di un ritrovamentoo archeologico nel Varesotto) e che faceva da cerniera tra l’Etruria Padana e le Alpi, negli scambi commerciali tra Mediterraneo e Nord Europa. La scoperta di Somasca (anche se in realtà siamo al di qua del crinale e quindi il territorio comunale è quello di Lecco, siamo dunque ancora a Chiuso) è eccezionale perché è la prima di questo genere a Lecco.
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Che lì sotto ci fosse qualcosa, del resto, si sapeva. Già nel 1988, i padri somaschi che gestiscono il santuario di San Gerolamo avevano effettuato alcuni lavori di livellamento del terreno che avevano aperto alcuni interrogativi e indicato alcune “piste”. Ora si è cominciato a scavare e sono stati individuati più strati: uno suggerisce la presenza di un’abitazione e successivamente di una sorta di deposito per la conservazione dei cereali e anche la loro preparazione.
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Coprendo il periodo tra il XII e il IV secolo avanti Cristo. E infine, la possibilità che prima e prima ancora, risalendo dunque alla metà del terzo millennio avanti Cristo potesse appunto sorgere un santuario. Quel che si sa è che a un certo punto il luogo venne abbandonato non si sa per quale motivo, anche perché gli eventuali interventi piùfrecenti sono stati alterati da lavori effettuati sul terreni, non soltanto in anni prossimi a noi ma anche quando fu costruita la rocca (e siamo dunque nel XIII secolo) e infatti nelle pieghe del terreno è stata ritrovata anche una moneta medievale.
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Indipendentemente dal calendario degli scavi, si apre anche il discorso dell’eventuale fruizione. Su, come detto, c’è poco da vedere per chi non è un addetto ai lavori, di là dall’incontestabile suggestione del luogo. Ma i reperti ritrovati dovrebbero essere collocati in un museo e sarà probabilmente quello archeologico di Lecco a riceverli.
D.C.