PAROLE CHE PARLANO/215
Penombra
La parola penombra evoca immediatamente immagini di sfumature, di atmosfere sospese tra la luce e l'oscurità. Etimologicamente, deriva dal latino paene umbra, che letteralmente significa “quasi ombra". È una condizione intermedia, una zona di transizione dove la luce e l'ombra si fondono, creando un'atmosfera particolare, a tratti misteriosa.
La penombra, oltre al suo significato letterale, ha assunto nel tempo numerose valenze metaforiche. Viene spesso utilizzata per indicare una situazione di incertezza, di ambiguità, un momento di passaggio. La penombra è il luogo dell'indecisione, del dubbio, ma anche della speranza. In letteratura, la penombra è stata utilizzata da numerosi autori per creare atmosfere suggestive e evocative. Nella letteratura gotica, ad esempio, la penombra è spesso associata a sentimenti di paura e angoscia, mentre in quella romantica può rappresentare un momento di profonda riflessione e introspezione.
Gabriele D'Annunzio, nel suo Notturno scrive: "E la stanza è piena di una penombra d’oro fumoso e di un profumo di pane tagliato” combinando in modo poetico il senso della luce attenuata con l'atmosfera di intimità domestica.
La cosa straordinaria è che conosciamo la persona che primo ha coniato questo termine. Si tratta di Giovanni Keplero, il celebre astronomo vissuto a cavallo tra il ‘500 e il ‘600. Keplero notò che l'ombra proiettata da un corpo celeste in un'eclissi non è omogenea, ma si divide in un cono d'ombra vera e propria che via via si restringe e in un cono che invece si allarga indefinitamente con tonalità meno scure che pensò giustamente di chiamare penumbra.