Lecco, presunta corruzione per un'asta Carsana: il testimone chiave non si presenta. Sarà sentito anche un giudice
E' stata più lunga l'attesa che la seduta. Cominciata con abbondante ritardo a causa del protrarsi di altro procedimento con imputato sottoposto a misura cautelare (e dunque con precedenza), l'udienza odierna del procedimento penale avente quale fulcro un ipotizzato episodio di corruzione nell'ambito del concordato liquidatorio della storica impresa lecchese Pietro Carsana è durata poi poche decine di minuti. Sentiti il perito incaricato delle trascrizioni delle intercettazioni operate durante l'attività d'indagine (che aveva già fatto pervenire l'integrazione che era stata richiesta nel mese di settembre) e il maresciallo della Guardia di Finanza che si è occupato del caso. Quest'ultimo in particolare è tornato al banco dei testimoni per essere sottoposto a controesame da parte dell'avvocato partenopeo Raffaele Leanza, difensore della collega Monica Rosano, toga invece del foro "di casa", a giudizio dinnanzi al collegio giudicante del Tribunale dove esercita, con l'accusa di corruzione in concorso con altro legale - Marco Scaranna - già uscito, però, di scena in udienza preliminare, per via delle sue condizioni di salute. Sotto processo, poi, anche il presunto corruttore - Carlo Frigerio - assistito dagli avvocati Bruno Del Papa e Gianluca Longoni.
L'imprenditore, nella ricostruzione delle Fiamme Gialle, dopo più incontri con Scaranna, attraverso una società ritenuta a lui riconducibile si sarebbe aggiudicato l'asta relativa ad un appartamento e tre box nella centralissima via Cavour a Lecco, con la proposta irrevocabile presentata per suo conto dall'avvocata Monica Rosano, coinvolta, ritengono i finanzieri, dallo stesso Scaranna, liquidatore della Carsana, che le avrebbe promesso per tale servizio 1.000 euro, in aggiunta a ulteriori 1.000 euro concordati tra i due per altra pratica relativa a un divorzio. Al momento di farsi pagare, la legale ora a processo, avrebbe fatturato a Frigerio 15.000 euro, ottenendo la somma, per poi bonificare quasi 13.000 euro in favore di Scaranna, a copertura di una presunta consulenza. Il prezzo “dell'oliata” data all'asta, secondo la pubblica accusa, sostenuta in Aula dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, erede di un fascicolo, in origine, nelle mani del collega Paolo Del Grosso, ora a Torino.
Proprio la PM, quest'oggi ha insistito, chiedendo l'accompagnamento coatto per la prossima udienza, per l'escussione del costruttore Mario Sangiorgio, testimone ritenuto "chiave" in quanto, sarebbe stato lui a "confidare" al commissario giudiziale Silvio Giombelli informazioni poi alla base dell'esposto presentato dal commercialista, attivando di fatto la Finanza. Convocato per la scorsa seduta, aveva mandato una giustifica. Cosa che non ha fatto, invece, per l'appuntamento odierno, con le parti intenzionate però a non riununciare al suo intervento in Aula. Sarà riconvocato per la prossima settimana quando dovranno comparire anche quattro testimoni della difesa, inclusa un'altra avvocata del Foro di Lecco e il giudice delegato che si è occupato della corposa procedura, una delle più articolate in considerazione del vastissimo patrimonio immobiliare - da decine di milioni - "in pancia" alla Pietro Carsana al momento dell'ammissione al concordato liquidatorio. Sarà escusso al cospetto dei colleghi Bianca Maria Bianchi, Maria Chiara Arrighi e Giulia Barazzetta, inserita quest'oggi "nella triade", con il processo che proseguirà dunque con una composizione differente del collegio rispetto a quella iniziale.
L'imprenditore, nella ricostruzione delle Fiamme Gialle, dopo più incontri con Scaranna, attraverso una società ritenuta a lui riconducibile si sarebbe aggiudicato l'asta relativa ad un appartamento e tre box nella centralissima via Cavour a Lecco, con la proposta irrevocabile presentata per suo conto dall'avvocata Monica Rosano, coinvolta, ritengono i finanzieri, dallo stesso Scaranna, liquidatore della Carsana, che le avrebbe promesso per tale servizio 1.000 euro, in aggiunta a ulteriori 1.000 euro concordati tra i due per altra pratica relativa a un divorzio. Al momento di farsi pagare, la legale ora a processo, avrebbe fatturato a Frigerio 15.000 euro, ottenendo la somma, per poi bonificare quasi 13.000 euro in favore di Scaranna, a copertura di una presunta consulenza. Il prezzo “dell'oliata” data all'asta, secondo la pubblica accusa, sostenuta in Aula dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, erede di un fascicolo, in origine, nelle mani del collega Paolo Del Grosso, ora a Torino.
Proprio la PM, quest'oggi ha insistito, chiedendo l'accompagnamento coatto per la prossima udienza, per l'escussione del costruttore Mario Sangiorgio, testimone ritenuto "chiave" in quanto, sarebbe stato lui a "confidare" al commissario giudiziale Silvio Giombelli informazioni poi alla base dell'esposto presentato dal commercialista, attivando di fatto la Finanza. Convocato per la scorsa seduta, aveva mandato una giustifica. Cosa che non ha fatto, invece, per l'appuntamento odierno, con le parti intenzionate però a non riununciare al suo intervento in Aula. Sarà riconvocato per la prossima settimana quando dovranno comparire anche quattro testimoni della difesa, inclusa un'altra avvocata del Foro di Lecco e il giudice delegato che si è occupato della corposa procedura, una delle più articolate in considerazione del vastissimo patrimonio immobiliare - da decine di milioni - "in pancia" alla Pietro Carsana al momento dell'ammissione al concordato liquidatorio. Sarà escusso al cospetto dei colleghi Bianca Maria Bianchi, Maria Chiara Arrighi e Giulia Barazzetta, inserita quest'oggi "nella triade", con il processo che proseguirà dunque con una composizione differente del collegio rispetto a quella iniziale.
A.M.