PAROLE CHE PARLANO/214

Giubileo

La parola giubileo ha origini radicate sia nella lingua latina sia nella tradizione ebraica. Il termine proviene dal latino ecclesiastico iubilaeus, a sua volta derivato dall'ebraico yôbēl, che indicava il corno d'ariete utilizzato per annunciare un anno speciale di remissione e perdono, sancito dalla Legge mosaica. Questo strumento rappresentava simbolicamente la voce di Dio e il potere di trasformare la vita del popolo.

Ogni cinquant'anni, nel cosiddetto Anno del Giubileo, gli antichi Ebrei concedevano la liberazione degli schiavi, la restituzione delle terre e la cancellazione dei debiti, un tempo di ristabilimento dell'equità sociale e di riconciliazione comunitaria. L'uso del corno simboleggiava un momento di esultanza, richiamando un'esperienza di gioia e liberazione.

Quando il concetto del giubileo fu adottato dalla tradizione cristiana, in particolare dalla Chiesa cattolica, assunse un nuovo significato religioso. A partire dal 1300, con Papa Bonifacio VIII, il giubileo, attraverso la bolla Antiquorum habet fida relatio, divenne un evento spirituale legato alla remissione dei peccati e all'indulgenza plenaria, celebrato a cadenze regolari. La gioia del perdono si combinava così all'idea di pellegrinaggio e rinnovamento personale.

Nonostante le evidenti somiglianze, il verbo giubilare deriva invece dal latino iubilare, “gridare di gioia”, un termine usato per descrivere il canto gioioso o persino il richiamo degli animali. Col tempo, l'accezione del verbo si è arricchita per cui chi giubila esulta, manifesta felicità.

Nel linguaggio contemporaneo, giubilare ha due principali usi. Il primo è rimasto uguale all’originale col significato di provare grande gioia.

Il secondo viene utilizzato, anche se poco frequentemente, in contesti lavorativi, col significato di "essere collocati a riposo", cioè andare in pensione. Nasce dall'idea di una fase nuova e liberatoria della vita, quasi un “riscatto” dai doveri quotidiani. In fondo, pensandoci bene, è ancora un esultare.

Rubrica a cura di Dino Ticli
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