In viaggio a tempo indeterminato/365: la fortuna in tre lettere, oro

In un lontano e assolato angolo del Western Australia esiste una città che deve tutta la sua fortuna (o sfortuna) a 3 lettere: ORO.
L'escremento degli dei, come lo chiamavano gli Aztechi, ha accecato e attratto moltissime persone in quell'epoca storica chiamata la "corsa all'oro".
Corsa o febbre, sono queste le parole usate per definire la migrazione di lavoratori e disperati, verso quelle aree dove si verificò la scoperta di notevoli quantità di oro.
E Kalgoorlie è proprio un esempio lampante di quel fenomeno.
Centinaia di migliaia di persone hanno scelto di andare a vivere nel bel mezzo del deserto alla fine del 1800 quando un certo Hannan, mentre sistemava lo zoccolo del suo cavallo, trovó la prima traccia di oro.
Per quello scintillio, in molti hanno perso la testa e parecchi hanno perso anche la vita.

Mi viene onestamente difficile capire la forza di volontà, l'incoscienza, la sete di ricchezza o forse solo la fame che ha guidato tutte quelle persone in quel viaggio verso uno dei luoghi più inospitali del pianeta.
A 600km dalla città di Perth e a 400km dalla costa sud dell'Australia, Kalgoorlie è davvero lontana da tutto.
Tra deserto, polvere, animali letali e caldo soffocante. Come se quella pietra, l'oro, fosse stata in grado di fare un incantesimo che ha stregato tanti, dato fortuna a pochissimi, arricchito qualcuno e lasciato nella fame moltissimi.
La storia di Kalgoorlie è iniziata così, con un avvenimento a metà tra la leggenda e la realtà.
E dopo aver percorso la strada che la divide dalla capitale del Western Australia, mi sembra incredibile che qualcuno si sia azzardato ad arrivare fin qui.
O meglio, qualcuno che non conosce bene il territorio, perché gli aborigeni lì ci abitavano già da qualche migliaio di anni.
Gli inglesi, invece, non è che sembrassero proprio così esperti di deserto e infatti si concentrarono subito sull'oro non rendendosi conto che la vera fortuna sarebbe stata trovare dell'acqua.
Ci vollero parecchi anni e un tubo lungo più di 500km per far sì che anche a Kalgoorlie si potesse sopravvivere.
Nel frattempo però si iniziò a scavare e a scandagliare ogni centimetro di deserto.
Ci fu chi fu molto fortunato, come il ragazzo sedicenne che casualmente trovò la pepita più grande del Western Australia e una delle più grandi del mondo.
"Golden Eagle" fu soprannominata, l'aquila d'oro, perché la sua forma in effetti ricordava quella di un rapace con le ali aperte.
E così la sua famiglia si ritrovò dal mangiare porridge ad avere 6000 sterline, perché questo è il prezzo a cui venne venduta al governo australiano.
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Australia, Stati Uniti, Canada, Sud Africa sono questi i Paesi che sono stati interessati dalla corsa all'oro. E sì, erano tutte colonie inglesi. Questo perché l'Inghilterra utilizzava l'oro come moneta e aveva un bisogno crescente di questo metallo prezioso.
Gli attrezzi utilizzati inizialmente dai minatori erano molto rudimentali. Scarsa o assente era la conoscenza dei rischi associati al respirare polveri e le condizioni di sicurezza all'interno delle miniere erano molto precarie. Gli incidenti erano all'ordine del giorno ma questo non fermò i cercatori d'oro che scandagliarono ogni km quadrato del deserto attorno a Kalgoorlie.
Ovviamente questo implicò anche una "guerra" ai Wangai, la tribù aborigena che viveva nella zona.
Ho scritto guerra ma la parola più appropriata sarebbe sterminio o genocidio, ma di questi tempi qualcuno li ritiene sinonimi.
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La città di Kalgoorlie crebbe molto nei primi anni del '900 e arrivò a contare più di 26.000 abitanti.
Hotel, ristoranti, gioiellieri, giornali, macellai, fruttivendoli. Quello che fino a pochi anni prima era un puntino qualunque sulla mappa, iniziò a prendere forma e assumere le connotazioni di una città.
Non una città qualunque, ma una improntata a soddisfare i bisogni e i desideri dei minatori.
Vennero costruiti quindi anche bordelli con ragazze "in vetrina" un po' stile giapponese e nei bar iniziò a farsi avanti il ruolo delle skimpies, delle bariste che servivano i clienti in bikini o in topless.
Gioco d'azzardo ed episodi di violenza e razzismo erano all'ordine del giorno.
Come se l'incantesimo fatto da quello scintillante metallo prezioso rendesse improvvisamente ciechi, barbari e senza valori.
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