In viaggio a tempo indeterminato/364: andiamo a lavorar... in miniera

Quando sento la parola "miniera" la prima immagine che mi si forma nella mente è quella dei 7 nani in fila che canticchiando "hey oh, hey oh, andiamo a lavorar" spariscono in una grotta illuminata solo dalle torce che hanno in testa.
Lo so, forse un po' poetica, un filo infantile e molto poco realistica.
Ma in Australia mi sono resa conto che lavorare in una miniera non implica necessariamente portare un piccone sulla spalla e sporcarsi di polvere dalla testa ai piedi.
E a spiegarmelo è stato Marco, un ragazzo italiano incontrato casualmente anni prima in un ostello in Iran. 
Lo abbiamo ritrovato a Perth e ora lavora in una delle tante miniere sparse nel Western Australia.

Ma facciamo un passo indietro.
Nello Stato del Western Australia sono presenti ben 134 progetti minerari attivi, che estraggono ed esportano circa 50 materiali diversi.
Al primo posto il ferro, poi olio e gas, e non manca l'oro.
Queste sono le principali materie prime esportate, ma l'elenco potrebbe proseguire con alluminio, nickel, sale, cobalto e così via.
Tutta questa ricchezza di materiali si traduce anche in un PIL altissimo, uno dei più alti del mondo. Basti pensare che da solo lo Stato del Western Australia, rappresenta circa il 50% del prodotto interno lordo dell'intera nazione.
Tutto è iniziato nel 1890 con la corsa all'oro, per poi interrompersi bruscamente durante le due guerre mondiali e ripartire negli anni 60/70 quando lo Stato ha deciso di investire prepotentemente nella costruzione di infrastrutture come ferrovie e strade, spostando il focus dall'agricoltura alle miniere.
Nel 2023/2024 il numero di persone impiegate nelle miniere del Western Australia si è aggirato attorno ai 135.000.
In questo numero sono compresi tutti coloro che lavorano full time in questo campo.
135.000 diviso i 134 progetti minerari, vuol dire una media di 1000 persone a sito.
Un numero impressionante.
"Ogni miniera è in pratica un villaggio vero e proprio" ci racconta Marco.
"Deve essere autosufficiente perché spesso gli scavi vengono fatti in luoghi molto remoti che si raggiungono solo con voli charter o ore e ore di piste fuoristrada."
Nelle miniere del Western Australia c'è tutto.
Dalle stanze per i minatori, al ristorante sempre aperto, passando per bar, lavanderia, palestra, presidi medici. Insomma, quello che si può trovare in una vera e propria città in miniatura.
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Per questi motivi, quando si parla di "lavorare in una miniera" non necessariamente ci si riferisce a mansioni legate agli scavi veri e propri. Queste operazioni, a dirla tutta, nella maggior parte dei casi qui in Western Australia, sono automatizzate.
Quindi difficilmente "fare il minatore" vorrà dire scavare con una piccozza, illuminati soltanto da una lucina frontale.
Questo non vuol dire che non ci sia nessuno che passa ore e ore sottoterra o in grotte anguste, anzi.
Ma data la quantità di servizi che vengono garantiti ai minatori veri e propri, ecco che sono necessarie anche figure professionali diverse.
Da chi lavora in cucina, a chi rifà ogni mattina le camere, passando per medici, magazzinieri, elettricisti, meccanici e via dicendo.
E qui che si colloca al momento Marco e insieme a lui migliaia di ragazzi da tutto il mondo che approfittando del visto Working Holiday Visa si sono trasferiti a lavorare in questo Paese.
Non voglio addentrarmi troppo nella questione visti, ma per chi possiede un passaporto di determinate nazioni, tra cui l'Italia, e ha un'età inferiore ai 35 anni, è possibile richiedere facilmente un visto di lavoro per trovare un'occupazione in Australia.
Il visto dura un anno, ma se durante questi 12 mesi si svolge un particolare lavoro, come quelli  nelle aziende agricole o nelle miniere, si può estendere fino a 3 anni.
Sono circa 200.000 le persone che ogni anno entrano in Australia con questo visto, spinte principalmente dagli alti guadagni che si percepiscono.
Basti pensare che per lavorare in una miniera come aiuto cuoco si guadagnano dai 32 ai 38 AUD all'ora (20/23€). Si lavora circa 10/12 ore al giorno senza sosta per due settimane per poi fare una settimana di pausa.
Stipendi molto alti che in Italia sono difficili da immaginare per questo tipo di professioni.
Ma non bisogna pensare che sia tutto rose e fiori.
"Stavo diventando schiavo di questo sistema" racconta apertamente Marco "e me ne sono andato per un po'".
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L'immigrazione italiana in Australia non è però un fenomeno recente, legato solo a questo Working Holiday Visa.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, moltissimi italiani decisero di emigrare in cerca di fortuna proprio in questo Paese.
Intere famiglie si imbarcavano in viaggi in nave lunghi settimane e settimane con valige piene di sogni e speranze.
Stavano solo cercando di sfuggire alla fame e alla povertà e vedevano nell'Australia la terra promessa.
Tra il 1945 e il 1972 più di 400.000 italiani emigrarono in Australia.
Senza parlare di coloro che emigrarono in Sud America, Stati Uniti o Canada.
Siamo un popolo di emigranti, ieri come oggi, ma chissà perché tendiamo a dimenticarcelo quando qualcuno vede nel nostro Paese la stessa possibilità di salvezza che i nostri nonni vedevano in Australia.
Angela (e Paolo)
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