Lecco: Chiese cristiane riunite in preghiera, per la pace

Preghiera ecumenica, ieri sera, nella chiesa della Vittoria a Lecco in occasione della Settimana per l’unità dei cristiani che è appunto quella in corso, una preghiera che è anche diventata invocazione per la pace «pensando – ha detto nella sua riflessione la pastora valdese Anne Zell – ai troppi luoghi dove la vita viene calpestata e minacciata».
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La pastora valdese Anne Zell

La preghiera ecumenica fa parte di quel lento percorso avviato già all’inizio del Novecento per favorire l’incontro tra le diverse chiese cristiane e arrivare forse non verso una vera unità ma almeno a «camminare insieme» e non «nonostante le differenze» bensì proprio «attraverso le differenze» come sottolineato da un filmato realizzato contestualmente al secondo incontro delle Chiese cristiane in Italia tenutosi a Roma nel giugno scorso.
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Alla celebrazione sono intervenuti il vicario episcopale lecchese monsignor Gianni Cesena per i cattolici, la pastora Zell del Tempio valdese di Como, padre Nicu Cartoafa della Chiesa ortodossa romena di Lecco, padre Giuseppe della Chiesa copta d’Egitto per le comunità di Mandello e Lecco. Assente, perché ammalato, padre Vitalij Korsakov della chiesa ortodossa russa che, in città, ha sede nella chiesa del seminario a Castello: è stato simbolicamente sostituito dal prevosto monsignor Bortolo Uberti. A guidare il rito, don Andrea Lotterio, parroco di Malgrate ma soprattutto membro dell’equipe Ecumenismo e dialogo per la zona di Lecco. La cerimonia è stata accompagnata dai canti del coro “Preghiera di Taizé”.

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L’appuntamento con la “Settimana ecumenica” quest’anno riveste peraltro un significato particolare ricorrendo i 1700 anni dal Concilio di Nicea che nel 325 radunò nella cittadina nei pressi di Costantinopoli (oggi Iznik, in Turchia) oltre trecento vescovi appartenenti alle diverse chiese cristiane soprattutto d’oriente, in un periodo già contraddistinto da differenti interpretazioni, “eresie”, scismi.
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Don Andrea Lotterio

«La proposta per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – ha infatti detto don Lotterio nell’introduzione – offre l’opportunità di celebrare la nostra comune fede di cristiani, quale fu espressa nel Credo formulato a Nicea. Il testo del Credo approvato utilizzava la prima persona plurale: “Noi crediamo…”, formula che sottolineava anzitutto un’appartenenza comune. Il Credo era così costituito da tre parti, dedicate ciascuna ad una delle tre Persone della Trinità, riprese nella celebrazione odierna di intercessione per la pace. Vi è un nesso fondamentale tra confessione comune dell’unica fede e perseguimento della pace, soprattutto a motivo della qualità della pace promessa da Gesù che implica un forte appello alla conversione all’Evangelo. La pace è opera nostra: essa esige un’azione coraggiosa e solidale. Ma la pace è insieme e prima di tutto un dono di Dio: essa richiede dunque la nostra preghiera». E allora «questa sera si vuole dare un segno visibile che i cristiani, pur ancora nella diversità delle appartenenze, hanno il compito, confessando la loro comune fede, di annunciare al mondo la pace di Cristo».
La preghiera ha dunque visto la lettura di brevi brani: parole provenienti dalla tradizione latina, da quella siriaca e da quella greca.
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Punto di riferimento, le parole che Gesù rivolse alla sorella di Lazzaro, Marta: «Credi tu questo?», parole che si riferiscono – come ha detto la pastora Zell – proprio alla vita vera, alla vita che nemmeno la morte può vincere, alla luce di Gesù che è luce vera e che le tenebre non sono riuscite a sopraffare, la pienezza della vita vera che arriva dopo il breve viaggio nell’ombra che è la morte. Ma per realizzare questa pienezza occorre che si difenda la vita dei nostri simili qui ed ora, essere dalla parte della vita dei più fragili non lasciandosi paralizzare dai signori della morte che oggi si alzano, perché la vita piena si riceve con gli altri e non da soli. Occorre appunto pensare ai luoghi dove la vita viene calpestata e minacciata ricordando che questi corpi distrutti e calpestati saranno risanati».
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La preghiera comunitaria nel santuario della Vittoria è stata dunque anche un’invocazione «per le nazioni travagliate dalla violenza, in particolare Siria, Libano, Israele, Palestina, Nagorno-Karabach, Kosovo, Ucraina, Russia, Burkina Faso, Sud Sudan, Ecuador, Afghanistan, Myanmar, Etiopia, Congo, Venezuela, Colombia, Haiti, Cuba» ma anche «per quanti in zone di guerra si prendono cura delle vittime e dei feriti».
Significativa, a questo proposito, anche la raccolta fondi che accompagna la “Settimana” per aiutare la parrocchia ortodossa di Ebel El Saki in Libano distrutta dalla guerra e con il parroco gravemente ferito.
D.C.
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