Lecco: mancata riconsegna del distintivo, agente della Polstrada condannato (con possibile ulteriore strascico)

Nel rassegnare le proprie conclusioni il viceprocuratore onorario Caterina Scarselli, ritenendo provato il reato ascritto all'agente, ne aveva chiesto la condanna a 2 anni secchi. Dopo veloce camera di consiglio, il giudice monocratico Paolo Salvatore, è arrivato alla stessa conclusione circa la penale responsabilità della divisa, alleggerendo però, con il riconoscimento delle attenuanti generiche, il conto a un anno e 4 mesi, concedendo altresì i doppi benefici di legge e dunque la sospensione della pena e la non menzione al casellario. Ma... ha altresì invitato la Procura a valutare un'altra ipotesi di reato a carico del poliziotto e dunque una possibile truffa ascrivibile all'uomo in relazione ai giorni di malattia ottenuti tra il 15 e il 30 dicembre 2021, sulla base delle dichiarazioni rilasciate direttamente dallo stesso in Aula, rendendo esame. Affermazioni che potrebbero inguaiare anche il medico firmatario del certificato, ma spetterà chiaramente ai PM vagliare tale aspetto. Insomma, è tutt'altro che chiusa la vicenda che ha per protagonista un operante della Polstrada di Lecco che, nel gennaio del 2022, per sua stessa ammissione, non ha riconsegnato tessera e placca di servizio al collega inviato dall'Amministrazione al suo domicilio, rinunciando ai "distintivi" solo al termine del congedo per malattia e dunque al suo rientro in servizio, qualche giorno dopo, non ritenendo lecite, ha spiegato, le modalità di notifica del provvedimento di sospensione emesso a suo carico per il mancato assolvimento dell'obbligo vaccinale. 
Mandato a giudizio su iniziativa della Procura, era chiamato a rispondere al cospetto del dottor Salvatore, del reato previsto dall'articolo 497 ter del codice penale. 
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Intricata la ricostruzione della successione degli accadimenti che hanno portato all'illecita detenzione dei contrassegni di identificazione, contestata all'agente. Ad una scorsa udienza, era emerso che, allora impiegato all'ufficio servizi della sezione di Lecco della Polstrada, l'imputato si sarebbe "autonomamente" messo in ferie, dal 9 dicembre 2021, nonostante la richiesta della dirigente - la dottoressa Anna Lisa Valleriani - di posticipare il periodo di congedo ordinario, rifiutandosi poi di tornare al lavoro una volta emerso il "problema" fino a produrre, il 14, mezz'ora prima dell'orario indicato dalla comandante per il suo rientro, un certificato di malattia, indicando l'abitazione di famiglia nel sud Italia quale luogo di "degenza".
Dell'accaduto era così stato notiziato il Compartimento di Milano che, dopo l'entrata in vigore, il 15 dicembre, dell'obbligo vaccinale si era attivato, per il tramite dei colleghi pugliesi, per notificare al poliziotto la necessità di dare evidenza dell'avvenuta immunizzazione, pena, come da decreto legge, la sospensione dal servizio. Sospensione che è stata poi firmata il 29 dicembre, con l'Amministrazione che avrebbe riscontrato difficoltà anche nel notiziare di ciò l'agente lecchese, come raccontato dall'ispettore poi mandato, il 12 gennaio, prima dello scadere dei termini per il ritiro della raccomandata mandata in compiuta giacenza, personalmente a casa dell'imputato (che nel frattempo era tornato al nord), per la consegna a mani della busta contenente copia del provvedimento.
L'indomani  - sempre stando al racconto dei testimoni - da Lecco era poi partita un'altra spedizione di poliziotti, mandati a ritirare tessera e placca, senza successo. Le stesse, come accennato, erano infine state consegnate al rientro al lavoro dell'imputato che, nel frattempo, aveva avuto anche il covid, ottenendo la riammissione in servizio, per essergli nuovamente revocate un attimo dopo per la sopraggiunta necessità di essere sottoposto a test psicoattitudinali.
Quest'oggi, rendendo esame, l'agente ha avuto modo di raccontare la sua versione degli accadimenti, sostenendo di aver chiesto e ottenuto le ferie perché arrivato alle stremo delle forze dopo aver già rinunciato ad altro periodo di riposo per esigenze dell'ufficio, di essere stato titubante circa la vaccinazione e di aver seguito i consigli ricevuti, anche dal sindacato, in riferimento al ritiro degli atti a lui indirizzati. L'assoluzione perché il fatto non sussiste, la richiesta del suo legale, l'avvocato Giudo Corti, soffermandosi anche sull'interpretazione di “illecitamente” in riferimento all'articolo in contestazione. Di diverso avviso, evidentemente, il giudice. Con tanto di sorpresa finale, circa il "suggerimento" per valutare l'eventuale apertura di altro fascicolo a carico della divisa.
A.M.
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