Calolzio: un Taxi per la Fondazione, il futuro del Lavello secondo Chicco Bolis

Un vettore per scongiurare il rischio chiusura definitiva. Un Taxi per il rilancio della parte commerciale del Monastero, ossatura senza la quale la Fondazione non riesce proprio a stare in piedi, in assenza (o quasi) di altre entrare.
E' stato presentato quest'oggi il nuovo gestore del bar e dell'albergo interni all'ex convento affacciato sul fiume, al Lavello. 
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Enrico - Chicco - Bolis

E', come già reso noto all'apertura dell'unica busta depositata in Provincia a chiusura del bando di gara, l'imprenditore Enrico – Chicco – Bolis, “caloziese doc”, come si è autodefinito. Sua la società Taxi sas, azienda con la quale – ha raccontato – al momento si occupa di 5-6 attività, avente quale core business un catering che opera principalmente a Milano, città dove ha in mano anche “Inchiostro”, il locale interno al Museo Diocesano, “struttura analoga a questa”- ha detto ancora - immaginando così un “Inchiostro 2” sulle sponde dell'Adda, puntando però ad arrivare poi a scegliere un nome più calzante, che rispetti storia e... aspirazioni. 
Perché ovviamente Bolis, pur non avendo ancora formalmente in tasca le chiavi, ha già in mente l'impronta che vorrebbe dare al “suo” Lavello, cercando di mettere a reddito quella che bolla come la “possibilità di esordire a casa mia”, dopo aver già tenuto a battesimo il Taxi bar di Garlate o le Officine di Pescate, giusto per citare due sue creature a chilometro quasi zero. 
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Valorizzare ciò che la Val San Martino e il territorio hanno da offrire, sarà il filo conduttore del suo agire all'interno del Monastero, pensando al bar (a cui affiancare magari in un secondo momento un servizio ristorante) come il luogo dove far assaggiare prodotti del circondario, stuzzicando così la curiosità attorno a cantine, aziende agricole e bellezze naturalistiche anche di viandanti e turisti “di prossimità”, target a cui si rivolgerà, poi, l'hotel che non punterà dunque a essere in competizione con altre realtà di punta che già non mancano, soprattutto sul lago.
“Questo è un territorio di confine che ha molto da raccontare”, sostiene, prospettando già un servizio di noleggio biciclette e canoe ma anche “alleanze” con il CAI di Calolzio – di cui è socio – per mettere a disposizione dei suoi ospiti guide di media montagna se non addirittura istruttori, per chi vorrà salire in cima al Resegone o andare ad arrampicare.
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“Il lusso vero è andare a vedere come si fa lo strachitunt”, la chiosa di un ragionamento che si allarga però anche ai giovani e al business dei matrimoni. In relazione ai primi, clientela tipo di altre sue attività, Bolis ipotizza anche per il Lavello una serata a settimana con animazione, buttando lì anche l'idea di organizzare un paio di volte l'anno concerti con Dj importanti, sfruttando anche l'area verde di pertinenza dell'ex convento,  vedendo invece nei chiostri la location ideale per sposalizi o eventi aziendali di livello, quest'ultimi ospitabili puntando anche su un adeguamento tecnologico delle sale destinate ad accogliere convegni e meeting. 
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La stretta di mano tra l'imprenditore e il Presidente della Fondazione

Una visione, dunque, la sua che travalica i confini di bar e albergo, oggetto dell'affidamento. “Sarà un lavoro lungo, ci vorrà tempo” sostiene, puntualizzando come i suoi tecnici siano già impegnati per realizzare i primi interventi strutturali necessari per servire, indicativamente entro Pasqua, i primi cappuccini e i primi aperitivi, godendo della primavera anche come periodo di rodaggio dell'hotel, investendo già al contempo anche sull'aspetto comunicazione e marketing, con l'inserimento delle stanze sui principali canali di prenotazione.
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Roberto Monteleone

“Essere qui a presentare il nuovo gestore è per me motivo di orgoglio” ha affermato convintamente il Presidente della Fondazione Roberto Monteleone, ripercorrendo sinteticamente le tappe che hanno portato a dover ripetere la procedura di affidamento, dopo lo stallo venutosi a creare con la società precedente, sfrattata dopo aver corso il rischio di mandare tutto alle ortiche.
“Ora siamo su un binario diverso” ha dichiarato, fiducioso di restituire alla cittadinanza un servizio e di mettere la Fondazione stessa al sicuro, dopo aver affrontato grandi fatiche.
“Vorrei ricordare in questa sede il custode della chiesa, Carlo Bolis, mancato nei giorni scorsi. Era una persona che non conoscevo fino a tre anni fa. Una persona squisita che amava profondamente questo posto di cui conosceva tutto. Era un piacere stare ad ascoltarlo. Per persone come lui questa Fondazione deve stare aperta”.
A Chicco Bolis l'arduo compito di tornare a far girare la parte commerciale, prima fonte di sopravvivenza. “Sarà un percorso appassionante”, assicura il diretto interessato.
A.M.
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