Barzio: in CM Beduschi annuncia ‘misure ad hoc’, gli allevatori sbottano
Una giornata dedicata alla visita del territorio lecchese, per scoprirlo da vicino e conoscere in prima persona le piccole realtà produttive locali che formano il preziosissimo tessuto di un modello di eccellenza unico in Lombardia.
Questo il senso del tour nel lecchese che l’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi, ha effettuato ieri accompagnato dal consigliere regionale e presidente della Commissione Montagna, Giacomo Zamperini. Nel corso della giornata, sono stati effettuati sopralluoghi, incontri con amministratori locali, stakeholder e associazioni di categoria, oltre a visite a realtà agroalimentari del territorio. Questi momenti hanno offerto importanti spunti per lo sviluppo dell’agricoltura e la valorizzazione delle eccellenze produttive locali.
Nell’ambito di una giornata che lo stesso Beduschi ha definito “molto significativa”, ieri pomeriggio si è tenuto un importante incontro presso la sede della Comunità Montana V.V.V.E.R., a Barzio, dal titolo “La leggenda della Grigna - valli dei formaggi ed agricoltura eroica, dalle radici profonde allo sguardo sul futuro. Quali opportunità per la promozione della Valsassina e delle montagne lecchesi". Un’iniziativa che ha voluto riunire intorno a un tavolo - “presieduto” dall’assessore regionale - agricoltori e allevatori del territorio, rappresentanti delle associazioni di categoria e amministratori locali dei comuni montani.
L’incontro è stato introdotto da Michael Bonazzola, vicepresidente della Comunità Montana V.V.V.E.R., che ha portato i saluti dell’ente che rappresenta, prima di presentare i vari ospiti seduti al tavolo.
Tra questi ultimi, il primo a intervenire è stato il consigliere regionale di FDI Giacomo Zamperini, che ha voluto sottolineare la rilevanza di un’iniziativa come quella di ieri. “La presenza dell’Assessore Beduschi sul nostro territorio” ha commentato “è un segnale forte di attenzione da parte di Regione Lombardia verso il nostro modello agricolo, unico in Lombardia, ovvero quello di un’agricoltura di qualità, non invasiva e rispettosa di questo territorio che è unico nel suo genere, e per questo necessita di un supporto specifico e di misure ad hoc, attese da oltre vent’anni. Finalmente vediamo concretizzarsi un supporto mirato, che porterà benefici agli agricoltori e a tutta la comunità lecchese, una realtà che necessita di essere sostenuta nella produzione più che nella promozione e che, pur non essendo economicamente dominante, rappresenta un laboratorio per buone pratiche agricole e di salvaguardia del territorio”.
Zamperini ha sottolineato l’importanza di creare momenti di confronto e condivisione, in quanto “è necessario avere chiare le problematiche per capire quali sono le opportunità”, ribadendo infine che “è giunto il tempo di dare risposte di concretezza ai problemi che affliggono il territorio lecchese, il quale rappresenta un modello unico di eccellenza a livello regionale”.
Da parte sua, l’assessore regionale Alessandro Beduschi ha definito quello lecchese “un territorio peculiare, ma allo stesso tempo fragile”, elencando di seguito alcuni dei problemi da risolvere al più presto per far sì che la nostra provincia continui a essere “un laboratorio per verificare un nuovo modo di vedere e di fare agricoltura”. La prima (e forse maggiore) criticità è quella relativa all’accesso a bandi e premialità, spesso terribilmente complicato – soprattutto in termini di adempimenti burocratici – per le realtà più piccole. “È necessario creare uno strumento in grado di far accedere ai fondi regionali realtà con numeri minori, che sono fondamentali nella cura e nel presidio del territorio, e che realizzano prodotti di altissima qualità” ha dichiarato l’assessore. Altri punti su cui Regione vuole lavorare sono: la realizzazione e manutenzione delle VASP, definite “essenziali per lo sviluppo e la sicurezza del territorio”; la gestione della fauna selvatica, vista la “proliferazione” ormai quasi incontrollata di animali come i cinghiali, che causano danni a pascoli e colture; il problema della Blue Tongue, alla quale Regione sta già dando una risposta forte, visto che “abbiamo acquistato 155.000 dosi di vaccino, che verranno effettuate entro marzo”; l’esigenza di un riordino fondiario e degli usi civici, a proposito del quale Beduschi ha dichiarato che “in primavera metteremo ordine per affrontare i problemi di razionalizzazione ed efficientamento di problemi di tipo forestale, che in questi anni hanno portato la natura a prevalere sull’uomo, causando problemi di sicurezza per quest’ultimo”.
"L'approccio è quello della condivisione delle scelte con il territorio” ha affermato ancora l’assessore regionale “con l'obiettivo di contrastare l'abbandono e continuare a fare sentire la vicinanza della Regione a chi, facendo agricoltura in un territorio difficile e periferico, è la prima sentinella per presidiarlo e mantenerlo curato, contrastando anche il dissesto idrogeologico".
Spazio poi alle parole di Francesco Maria Silverij, presidente del CFPA di Casargo, una realtà, quest’ultima, che a partire dall’anno scolastico in corso contribuisce significativamente alla salvaguardia delle pratiche agricole e casearie sul territorio lecchese e valsassinese, grazie all’attivazione del corso di studi triennale in “Operatore agricolo in gestione allevamento e casaro d’alpeggio”. Silverij ha spiegato come operatore e territorio debbano formare un legame indissolubile, ossia come il primo “anche a vantaggio della propria attività, debba essere in grado di produrre e offrire le peculiarità del territorio in cui opera”.
“Semplificazione” la parola fondamentale rivolta a gran voce da Davide Maroni e Renato Corti, responsabili dell’area tecnica rispettivamente della CM V.V.V.E.R. e di quella Lario Orientale Valle San Martino. Entrambi hanno additato la complessità burocratica – “cose ridondanti e mancanza di connessione tra ciò che si legge nel bando e ciò che si trova sul portale” – quale prima e principale criticità quando si parla di fondi e finanziamenti per i territori montani. Maroni ha chiesto inoltre con forza di convocare periodicamente tavoli tecnici dove portare alla luce problemi e criticità, con l’obiettivo di risolverli, favorendo la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. Più nello specifico, infine, si è chiesto un maggior sostegno alle piccole realtà “sfavorite a livello di numeri, ma fondamentali per la tutela del territorio”, oltre a una costante “alimentazione”, in termini di fondi, delle VASP.
L’ultima parte dell’incontro è stata animata dagli interventi del pubblico. Un allevatore di Abbadia Lariana ha portato alla luce il problema dei cervi, ormai troppo vicini ai centri abitati e in grado di causare danni ingenti alle coltivazioni, riflettendo poi sulla necessità di rilanciare l’importanza del mondo agricolo e rurale tra i giovani.
Molto duro, ma anche estremamente puntuale e lucido, l’intervento di un secondo allevatore, che ha usato un paragone forte per definire la portata delle misure e dell’impegno regionali: “è come se a un malato terminale venissero dati degli integratori”. L’allevatore ha parlato senza mezzi termini di “un genocidio culturale della piccola azienda familiare”, identificando tra i responsabili di questo esito: un carico burocratico impressionante, anche per aziende minuscole; normative fatte su misura per le grandi aziende; una sorveglianza sanitaria pressante e poco coerente, alla pari dei controlli forestali (“la Regione e le autorità sono di fatto dei Carabinieri”); pensioni bassissime nel settore. “Mi spiace che non ci sia un futuro per la montagna” la conclusione amara di un discorso certamente duro, ma anche realistico e molto “sentito” dagli altri operatori del settore presenti in sala, che hanno tributato un fortissimo applauso all’oratore. “Necessità di dialogare e di trovarsi tutti insieme” i must al centro dei due interventi successivi, che hanno riportato un po’ di ottimismo sul tavolo.
Anche il sindaco di Casargo Antonio Pasquini ha preso la parola al termine dell’incontro, chiedendo all’assessore di “accelerare sulle operazioni private e pubbliche sugli usi civici”, e rimarcando la necessità di mettere mano alla legge 31 sul tema forestale, in modo da mettere gli allevatori (che spesso curano un gregge come secondo lavoro) nelle condizioni di poter seguire la propria passione, che è fondamentale anche per la salvaguardia del territorio. Il primo cittadino casarghese ha inoltre auspicato “maggiori controlli e incentivi a chi montica davvero gli alpeggi e non a chi li usa come “contributifici””.
L’assessore regionale Beduschi ha a questo punto ripreso la parola per chiudere l’incontro, dichiarando che “con dialogo e buon senso si possono risolvere tante cose, invece di lasciarle alla nuda legge”, promettendo “ascolto da parte mia e di Regione”.
Questo il senso del tour nel lecchese che l’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi, ha effettuato ieri accompagnato dal consigliere regionale e presidente della Commissione Montagna, Giacomo Zamperini. Nel corso della giornata, sono stati effettuati sopralluoghi, incontri con amministratori locali, stakeholder e associazioni di categoria, oltre a visite a realtà agroalimentari del territorio. Questi momenti hanno offerto importanti spunti per lo sviluppo dell’agricoltura e la valorizzazione delle eccellenze produttive locali.
Nell’ambito di una giornata che lo stesso Beduschi ha definito “molto significativa”, ieri pomeriggio si è tenuto un importante incontro presso la sede della Comunità Montana V.V.V.E.R., a Barzio, dal titolo “La leggenda della Grigna - valli dei formaggi ed agricoltura eroica, dalle radici profonde allo sguardo sul futuro. Quali opportunità per la promozione della Valsassina e delle montagne lecchesi". Un’iniziativa che ha voluto riunire intorno a un tavolo - “presieduto” dall’assessore regionale - agricoltori e allevatori del territorio, rappresentanti delle associazioni di categoria e amministratori locali dei comuni montani.
L’incontro è stato introdotto da Michael Bonazzola, vicepresidente della Comunità Montana V.V.V.E.R., che ha portato i saluti dell’ente che rappresenta, prima di presentare i vari ospiti seduti al tavolo.
Tra questi ultimi, il primo a intervenire è stato il consigliere regionale di FDI Giacomo Zamperini, che ha voluto sottolineare la rilevanza di un’iniziativa come quella di ieri. “La presenza dell’Assessore Beduschi sul nostro territorio” ha commentato “è un segnale forte di attenzione da parte di Regione Lombardia verso il nostro modello agricolo, unico in Lombardia, ovvero quello di un’agricoltura di qualità, non invasiva e rispettosa di questo territorio che è unico nel suo genere, e per questo necessita di un supporto specifico e di misure ad hoc, attese da oltre vent’anni. Finalmente vediamo concretizzarsi un supporto mirato, che porterà benefici agli agricoltori e a tutta la comunità lecchese, una realtà che necessita di essere sostenuta nella produzione più che nella promozione e che, pur non essendo economicamente dominante, rappresenta un laboratorio per buone pratiche agricole e di salvaguardia del territorio”.
Zamperini ha sottolineato l’importanza di creare momenti di confronto e condivisione, in quanto “è necessario avere chiare le problematiche per capire quali sono le opportunità”, ribadendo infine che “è giunto il tempo di dare risposte di concretezza ai problemi che affliggono il territorio lecchese, il quale rappresenta un modello unico di eccellenza a livello regionale”.
Da parte sua, l’assessore regionale Alessandro Beduschi ha definito quello lecchese “un territorio peculiare, ma allo stesso tempo fragile”, elencando di seguito alcuni dei problemi da risolvere al più presto per far sì che la nostra provincia continui a essere “un laboratorio per verificare un nuovo modo di vedere e di fare agricoltura”. La prima (e forse maggiore) criticità è quella relativa all’accesso a bandi e premialità, spesso terribilmente complicato – soprattutto in termini di adempimenti burocratici – per le realtà più piccole. “È necessario creare uno strumento in grado di far accedere ai fondi regionali realtà con numeri minori, che sono fondamentali nella cura e nel presidio del territorio, e che realizzano prodotti di altissima qualità” ha dichiarato l’assessore. Altri punti su cui Regione vuole lavorare sono: la realizzazione e manutenzione delle VASP, definite “essenziali per lo sviluppo e la sicurezza del territorio”; la gestione della fauna selvatica, vista la “proliferazione” ormai quasi incontrollata di animali come i cinghiali, che causano danni a pascoli e colture; il problema della Blue Tongue, alla quale Regione sta già dando una risposta forte, visto che “abbiamo acquistato 155.000 dosi di vaccino, che verranno effettuate entro marzo”; l’esigenza di un riordino fondiario e degli usi civici, a proposito del quale Beduschi ha dichiarato che “in primavera metteremo ordine per affrontare i problemi di razionalizzazione ed efficientamento di problemi di tipo forestale, che in questi anni hanno portato la natura a prevalere sull’uomo, causando problemi di sicurezza per quest’ultimo”.
"L'approccio è quello della condivisione delle scelte con il territorio” ha affermato ancora l’assessore regionale “con l'obiettivo di contrastare l'abbandono e continuare a fare sentire la vicinanza della Regione a chi, facendo agricoltura in un territorio difficile e periferico, è la prima sentinella per presidiarlo e mantenerlo curato, contrastando anche il dissesto idrogeologico".
Spazio poi alle parole di Francesco Maria Silverij, presidente del CFPA di Casargo, una realtà, quest’ultima, che a partire dall’anno scolastico in corso contribuisce significativamente alla salvaguardia delle pratiche agricole e casearie sul territorio lecchese e valsassinese, grazie all’attivazione del corso di studi triennale in “Operatore agricolo in gestione allevamento e casaro d’alpeggio”. Silverij ha spiegato come operatore e territorio debbano formare un legame indissolubile, ossia come il primo “anche a vantaggio della propria attività, debba essere in grado di produrre e offrire le peculiarità del territorio in cui opera”.
“Semplificazione” la parola fondamentale rivolta a gran voce da Davide Maroni e Renato Corti, responsabili dell’area tecnica rispettivamente della CM V.V.V.E.R. e di quella Lario Orientale Valle San Martino. Entrambi hanno additato la complessità burocratica – “cose ridondanti e mancanza di connessione tra ciò che si legge nel bando e ciò che si trova sul portale” – quale prima e principale criticità quando si parla di fondi e finanziamenti per i territori montani. Maroni ha chiesto inoltre con forza di convocare periodicamente tavoli tecnici dove portare alla luce problemi e criticità, con l’obiettivo di risolverli, favorendo la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. Più nello specifico, infine, si è chiesto un maggior sostegno alle piccole realtà “sfavorite a livello di numeri, ma fondamentali per la tutela del territorio”, oltre a una costante “alimentazione”, in termini di fondi, delle VASP.
L’ultima parte dell’incontro è stata animata dagli interventi del pubblico. Un allevatore di Abbadia Lariana ha portato alla luce il problema dei cervi, ormai troppo vicini ai centri abitati e in grado di causare danni ingenti alle coltivazioni, riflettendo poi sulla necessità di rilanciare l’importanza del mondo agricolo e rurale tra i giovani.
Molto duro, ma anche estremamente puntuale e lucido, l’intervento di un secondo allevatore, che ha usato un paragone forte per definire la portata delle misure e dell’impegno regionali: “è come se a un malato terminale venissero dati degli integratori”. L’allevatore ha parlato senza mezzi termini di “un genocidio culturale della piccola azienda familiare”, identificando tra i responsabili di questo esito: un carico burocratico impressionante, anche per aziende minuscole; normative fatte su misura per le grandi aziende; una sorveglianza sanitaria pressante e poco coerente, alla pari dei controlli forestali (“la Regione e le autorità sono di fatto dei Carabinieri”); pensioni bassissime nel settore. “Mi spiace che non ci sia un futuro per la montagna” la conclusione amara di un discorso certamente duro, ma anche realistico e molto “sentito” dagli altri operatori del settore presenti in sala, che hanno tributato un fortissimo applauso all’oratore. “Necessità di dialogare e di trovarsi tutti insieme” i must al centro dei due interventi successivi, che hanno riportato un po’ di ottimismo sul tavolo.
Anche il sindaco di Casargo Antonio Pasquini ha preso la parola al termine dell’incontro, chiedendo all’assessore di “accelerare sulle operazioni private e pubbliche sugli usi civici”, e rimarcando la necessità di mettere mano alla legge 31 sul tema forestale, in modo da mettere gli allevatori (che spesso curano un gregge come secondo lavoro) nelle condizioni di poter seguire la propria passione, che è fondamentale anche per la salvaguardia del territorio. Il primo cittadino casarghese ha inoltre auspicato “maggiori controlli e incentivi a chi montica davvero gli alpeggi e non a chi li usa come “contributifici””.
L’assessore regionale Beduschi ha a questo punto ripreso la parola per chiudere l’incontro, dichiarando che “con dialogo e buon senso si possono risolvere tante cose, invece di lasciarle alla nuda legge”, promettendo “ascolto da parte mia e di Regione”.
A.Te.