Olginate: a 40 anni dall'ordinazione, don Antonio 'riparte' da dove il suo ministero è iniziato
Il primo amore non si scorda mai. Nemmeno da prete. E' partendo da tale assunto che don Matteo Gignoli, parroco di Olginate, ha quest'oggi voluto accanto a sé don Antonio Bonacina, sacerdote che, a giugno 2025, festeggerà il 40° dell'ordinazione sacerdotale coinciso poi con l'invio in paese, a ricoprire il primo di una serie di incarichi che lo hanno portato ora ad essere responsabile della parrocchia di Castello in Lecco, tornando dunque nel circondario dopo un lungo peregrinare, in obbedienza alle disposizioni degli arcivescovi che si sono susseguiti nel tempo, in Brianza, passando da Brugherio, Brenna, Lissone e infine Casatenovo, dove è rimasto ben 9 anni, 7 dei quali con al proprio fianco don Andrea Perego, presente anch'egli questa mattina all'altare, come pure il “don dei ragazzi”, don Andrea Mellera.
Apertasi con il tradizionale rogo del pallone, omaggiando la patrona sant'Agnese, ripetuto anche al momento dell'offertorio con il dono dei ceri da parte delle diverse realtà associative che animano la comunità oltre che dell'amministrazione comunale, la funzione ha visto una nutrita presenza di parrocchiani, dettaglio che ha reso don Antonio, gioioso, dopo aver confessato – ridendo – di essersi portato un paio di parenti e alcune fedeli da Casatenovo, nel timore di non riuscire a rimpire la chiesa.
Ed invece Olginate non ha mancato l'appuntamento, con i giovani di allora riuniti per riabbracciare il loro “don”, in quella che lui stesso ha definito come una ripartenza. A 40 anni dall'ordinazione, con l'invio a Castello, si è trovato infatti, dopo tre lustri passati con un coadiutore al proprio fianco, a dover riprendere in mano anche la gestione di un oratorio, oltre che della parrocchia.
“Questo – ha detto durante l'omelia – mi mette in gioco, mi ringiovanisce ma ne sento anche la fatica” ha ammesso, sottolineando come un arco temporale così ampio i bisogni dei ragazzi e delle loro famiglie siano mutati. Da qui la richiesta di una preghiera speciale, interpretando però come un segno – a cui legare dunque un significato particolare – l'aver aperto i festeggiamenti per il 40° proprio a Olginate, dove il suo cammino da sacerdote è iniziato, in un momento in cui gli è chiesto di ripartire, “con slancio, impegno e volontà”.
Nel sottolineare di aver trovato parrocchia e oratorio migliorati rispetto ai suoi tempi, don Antonio ha poi esortato gli olginatesi a “sostenere don Matteo e don Andrea: il sacerdote è più coraggioso quando sente la gente vicina”.
E non ha rinunciato al commentare il Vangelo proposto per questa domenica. Una pagina “meravigliosa” a suo dire, con nozze di Cana, dove l'amore di Dio viene simboleggiato dal vino offerto in abbondanza, il vino più buono di sempre. “Così – ha sostenuto – deve essere anche l'amore tra di noi”, ricordando come “se ti fidi del Signore, avrai una vita piena, con più sapore di quello che tu stesso potresti immaginare”.
Da qui il grazie, legato anche al suo vissuto da sacerdote, da 40 anni a questa parte.
Impreziosita dai canti proposti dal coro e dalla presenza di svariati labari delle diverse realtà del paese all'altare, la cerimonia si è chiusa con un dono speciale per don Antonio: una giacca invernale, utile – come ha scherzato don Matteo – per questo suo ritorno al nord... della provincia.
Apertasi con il tradizionale rogo del pallone, omaggiando la patrona sant'Agnese, ripetuto anche al momento dell'offertorio con il dono dei ceri da parte delle diverse realtà associative che animano la comunità oltre che dell'amministrazione comunale, la funzione ha visto una nutrita presenza di parrocchiani, dettaglio che ha reso don Antonio, gioioso, dopo aver confessato – ridendo – di essersi portato un paio di parenti e alcune fedeli da Casatenovo, nel timore di non riuscire a rimpire la chiesa.
Ed invece Olginate non ha mancato l'appuntamento, con i giovani di allora riuniti per riabbracciare il loro “don”, in quella che lui stesso ha definito come una ripartenza. A 40 anni dall'ordinazione, con l'invio a Castello, si è trovato infatti, dopo tre lustri passati con un coadiutore al proprio fianco, a dover riprendere in mano anche la gestione di un oratorio, oltre che della parrocchia.
“Questo – ha detto durante l'omelia – mi mette in gioco, mi ringiovanisce ma ne sento anche la fatica” ha ammesso, sottolineando come un arco temporale così ampio i bisogni dei ragazzi e delle loro famiglie siano mutati. Da qui la richiesta di una preghiera speciale, interpretando però come un segno – a cui legare dunque un significato particolare – l'aver aperto i festeggiamenti per il 40° proprio a Olginate, dove il suo cammino da sacerdote è iniziato, in un momento in cui gli è chiesto di ripartire, “con slancio, impegno e volontà”.
E non ha rinunciato al commentare il Vangelo proposto per questa domenica. Una pagina “meravigliosa” a suo dire, con nozze di Cana, dove l'amore di Dio viene simboleggiato dal vino offerto in abbondanza, il vino più buono di sempre. “Così – ha sostenuto – deve essere anche l'amore tra di noi”, ricordando come “se ti fidi del Signore, avrai una vita piena, con più sapore di quello che tu stesso potresti immaginare”.
Da qui il grazie, legato anche al suo vissuto da sacerdote, da 40 anni a questa parte.
Impreziosita dai canti proposti dal coro e dalla presenza di svariati labari delle diverse realtà del paese all'altare, la cerimonia si è chiusa con un dono speciale per don Antonio: una giacca invernale, utile – come ha scherzato don Matteo – per questo suo ritorno al nord... della provincia.
A.M.