'La storia di Cesare' a Lecco: per mamma Valentina, 'i nostri figli disabili sono figli della comunità'

E' tosta. Mamma quanto è tosta. “Cazzuta” direbbe lei, che non è sboccata, ma determinata anche quanto a linguaggio, affermando di non tollerare il concetto di “inclusione” - che tanto non esiste – come di rifuggire dall'incasellamento nel termine caregiver. “Io sono una mamma, che si prende cura dei suoi figli. Non voglio un'etichetta, voglio essere mamma come tutte le altre”.
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Valentina e Cesare, in una foto recentemente pubblicata sul suo profilo IG

E come tutti i gli altri bambini vorrebbe venisse trattato anche il suo Cesare. E tutti i Cesare rappresentati ieri sera in sala - all'auditorium della Casa dell'Economia – da mamma e papà, ma anche da operatori del sociale, che quotidianamente sperimentano nel concreto cosa voglia dire affrontare una disabilità. “La scuola tratta i nostri figli come se fossero di serie b. Tu ti senti diverso perché ti fanno sentire diverso” ha però sentenziato, senza girarci attorno. 
Valentina Mastroianni non è certo quella che indora la pillola. 
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Valentina Mastroianni

Sui social – la_storia_di_cesare solo su Instagram ha 374 mila follower, altra parola che non sopporta, su Facebook 127.500 – è approdata, in un momento in cui una cura sperimentale stava dando risultati positivi per il suo piccolo, per dare speranza ad altre famiglie, mostrando dunque il bello di ogni giornata, il lavoro costante di ricerca della felicità, che, come ha detto, è una sorta di droga, un modo di combattere le avversità della vita, di dare uno schiaffo alla vita, quando sembra volerti infliggere una punizione, dimostrando di poter godere degli attimi, delle piccole cose, di un piatto di pasta con la famiglia e di una passeggiata al mare. 
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In serate come quella di martedì a Lecco, come poi nella concretezza di tutti i giorni, se c'è da picchiare duro, non le manda a dire, forgiata dal suo stesso vissuto, da ciò che ha sperimentato sulla sua pelle ancor prima della nascita di Cece, il suo terzogenito, dopo Ale e Terry, bambino, oggi iscritto alla prima elementare, con neurofibromatosi di tipo 1 e un tumore al cervello che lo ha privato della vista e, in momenti più recenti, anche della parola. 
Il punto di partenza sono stati i suoi due bestseller, “La Storia di Cesare” e “E voleremo sopra la paura”, uscito nei mesi scorsi, edito, come il primo, da DeAgostini. 
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A dialogare con lei – dopo l'introduzione dell'assessore Alessandra Durante, con la chiosa finale lasciata al collega Emanuele Manzoni, anche in qualità di Presidente del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci - Ingrid Bonaiti, Presidente della Cooperativa sociale La Vecchia Quercia e la Psicopedagogista Linda Pirovano, promotrici dell'iniziativa, all'interno del progetto “Interventi a favore delle persone con disabilità sensoriale nel territorio provinciale di Lecco. Dalle attività di sostegno all’inclusione scolastica ad una prospettiva di lavoro complessiva a partire dalla progettazione individuale (L.328/2000 – L.r. 25/202)”. 
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Ingrid Bonaiti e Alessandra Durante

La serata, organizzata insieme a Impresa Sociale Girasole, Comune di Lecco e Conferenza dei Sindaci, ha offerto infatti anche la possibilità di presentare la progettualità che, dal 2021, attraverso una serie di interventi, accompagna persone con disabilità sensoriale dalla nascita fino ai 25 anni di età, non solamente nel loro percorso a scuola. Gli educatori della Cooperativa sociale La Vecchia Quercia, coinvolgendo anche le famiglie dei beneficiari del progetto, organizzano in orario extrascolastico attività esperienziali e di incontro di gruppo per favorire la conoscenza reciproca, la condivisione di esperienze sportive e presso Spazio multisensoriale SEN.I.S., lo sviluppo delle autonomie, la conoscenza del sé, lo studio autonomo presso l’Ausilioteca attivata presso la Biblioteca Civica, ma anche la promozione di percorsi culturali e di supporto alla genitorialità, capaci di promuovere la cultura dell’inclusione e della promozione umana dando valore alla ricchezza insita nelle differenze. 
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Emanuele Manzoni e Linda Pirovano

Diversità è stata proprio una delle prime parole, dopo felicità, portata all'attenzione di Valentina Mastroianni, che ha esordito rimproverando la platea per essersi distratta nel corso dell'introduzione a cura della Presidente Bonaiti, per poi sostenere come i bimbi disabili dovrebbero essere considerati come figli di tutti, figli di una comunità. “Nessuno di noi è salvo, dovremmo comportarci come gli altri vorremmo si comportassero con noi” ha detto poi con riferimento al disinteresse spesso dimostrato dagli altri genitori e all'isolamento patito dai piccoli, non invitati alle feste di compleanno o alle uscite, per esemplificare. 
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Al termine inclusione – che appunto non c'è – ha legato la fatica per veder effettivamente garantiti diritti che già ci sono ma che vengono calpestati, come quello di iniziare l'asilo lo stesso giorno dei compagni, per citare una battaglia che ha combattuto personalmente.
E poi famiglia (“la vera famiglia è chi c'è” ha detto, ricordando di aver preso le distanze da entrambi i suoi genitori, costruendo la sua famiglia con il marito Federico, allargandola poi alle amiche e a tutte quelle persone incontrate lungo il percorso, o in tratti dello stesso, perché “di chi ci circondiamo fa tanto la differenza”), rete (“ci credo tantissimo”), social (“i messaggi che ricevo sono la mia benzina”) e grazie (“mi stupisco che uno possa non essere grato”). 
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Infine “intuito”: “è vero che noi mamme alle volte siamo esaurite, ma è anche vero che abbiamo sempre ragione. Abbiamo diritto che il nostro pensiero sia valutato e preso in considerazione” ha sostenuto, circa la gestione dei figli. 
E se la felicità, ha dichiarato, è “quella cosa a cui tutti ambiamo”, in un altro passaggio ha anche aggiunto, “ho 38 anni, quest'anno 39, ma mi sento di aver vissuto 20 vite: se morissi domani, so di aver fatto tutto quello che volevo e potevo”. Dovremmo poterlo dire tutti, ma proprio tutti.
A.M.
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