Nel rebus della Comunità Montana Lario Orientale e Val San Martino: essere o esserci?
La discussione è rimasta al livello "sesso degli angeli" (cit. Luca Pigazzi). Non è stato fatto un nome. L'altra sera all'Assemblea della Comunità Montana si è parlato di veti e si è ventilata anche la disposibilità di una candidatura alternativa ad Antonio Rusconi quale Presidente, ma senza calare le carte.
Eppure, alla fine, le pedine a margine della scacchiera quelle sembrerebbero essere. Si tratta "solo" di incasellarle in maniera condivisa.
Antonio Rusconi presidente. Giovanni Bruno Bussola e Simone Scola assessori. Poggia, ormai è risaputo, su tale ossatura l'accordo Civici-Lega. Accordo che, se il PD avesse avallato, riempiendo le altre due caselle a disposizione con propri nominativi pescati entro i confini della Val San Martino, sua roccaforte, avrebbe portato alla ricostituzione della Giunta in uno schiocco di dita, senza arrivare ad un passo dal commissariamento. E senza permettere a Giacomo Zamperini - impegnato ad issare la bandiera di Fratelli d'Italia in ogni Ente - di toccar palla. Ma no, è questione di metodo, per dirla alla Marco Passoni (stranamente silente in assemblea): non si può arrivare con un pacchetto preconfezionato e aspettarsi un sì incondizionato, anche perchè la CM è solo una delle partite da giocare e su altri tavoli - vedi il Comitato di Indirizzo e Controllo di Lario Reti Holding - i Civici non si sarebbero dimostrati di parola. Meglio continuare a palleggiare con Fratelli d'Italia come per Linee Lecco, come per il Parco Monte Barro, alimentando la guerra tutta interna al centrodestra tra Fdi e Lega, anche al costo di metter in imbarazzo qualche proprio esponente sul Lago.
Antonio Rusconi presidente. Giovanni Bruno Bussola assessore, come Riccardo Fasoli, un "bergamasco" e un piddino della Val San Martino. Simone Scola, presidente dell'Assemblea. Questo, invece, l'ultimo schema meloniano, rinnegando il veto che pareva essere stato messo sul leghista ballabiese e lasciando, invece, fuori dalla Giunta l'assessore civitese (già nell'attuale squadra di Greppi). Una proposta politicamente variegata ma che concentra poltrone nel settore tra Grigne e Lago (Bussola e Fasoli, oltre a Rusconi), negando un rappresentante all'area "interna" della vecchia Lario orientale, quella che nella suddivisione attuale, in 4 spicchi, raggruppa Cesana Brianza, Civate, Colle Brianza, Ello, Galbiate, Suello, proprio con Simone Scola quale portabandiera.
Più rispettevole dei quadranti la proposta rusco-piazziana Che sposa anche il principio di autodeterminazione di ogni settore, con i due dell'area della Lario Orientale effettivamente a maggioranza civico-leghista e i due della Val San Martino con una maggiore concentrazioni di sindaci dall'altra parte della barricata.
Ma che implica l'esclusione di Fasoli, per lasciar spazio a un dem e a un bergamasco, perchè se c'è una cosa chiara al momento è che Cisano, Caprino, Ponte San Pietro e Torre de' Busi, pur politicamente disomogenei, si stanno comportando come i quattro moschettieri - "tutti per uno, uno per tutti" - nel difendere il diritto acquisito di aver un proprio delegato in Giunta (pur essendo in 4 su 26).
Può, invece, il criterio politico accontentare tutti? Probabilmente no anche perchè il primo passo dovrebbe essere stabilire chi può rappresentare chi, portando anche tutti i sindaci che in assemblea hanno tentato di indossare la veste delle Vergini, rifuggendo la marchiatura partitica, a incasellarsi. Riccardo Fasoli, in primis, forse il più bisognoso dell'investitura politica ma anche già leader dei civici di centrodestra - che vedevano tanto la Lega quando i meloniani come fumo negli occhi - e pronto ancora l'altra sera a sostenere come non basti dialogare con un consigliere regionale per essere etichettati.
Di contro, contando solo le tessere effettive, come può Zamperini avanzare pretese al tavolo, con un solo iscritto lecchese ovvero Peccati di Malgrate (lo stesso, annoverato inizialmente, prima dell'adesione post estivo al movimento, erroneamente, come il 14esimo rusconiano, per uno spicchio... di pizza)?
Ma si sa, in politica non sempre uno vale uno… E si ricomincia.
"Non è colpa nostra se si torna sempre ai nostri nomi" (cit. Marco Ghezzi).
O a quello del commissario, se non si vuol trovare un compromesso.
Eppure, alla fine, le pedine a margine della scacchiera quelle sembrerebbero essere. Si tratta "solo" di incasellarle in maniera condivisa.
Antonio Rusconi presidente. Giovanni Bruno Bussola e Simone Scola assessori. Poggia, ormai è risaputo, su tale ossatura l'accordo Civici-Lega. Accordo che, se il PD avesse avallato, riempiendo le altre due caselle a disposizione con propri nominativi pescati entro i confini della Val San Martino, sua roccaforte, avrebbe portato alla ricostituzione della Giunta in uno schiocco di dita, senza arrivare ad un passo dal commissariamento. E senza permettere a Giacomo Zamperini - impegnato ad issare la bandiera di Fratelli d'Italia in ogni Ente - di toccar palla. Ma no, è questione di metodo, per dirla alla Marco Passoni (stranamente silente in assemblea): non si può arrivare con un pacchetto preconfezionato e aspettarsi un sì incondizionato, anche perchè la CM è solo una delle partite da giocare e su altri tavoli - vedi il Comitato di Indirizzo e Controllo di Lario Reti Holding - i Civici non si sarebbero dimostrati di parola. Meglio continuare a palleggiare con Fratelli d'Italia come per Linee Lecco, come per il Parco Monte Barro, alimentando la guerra tutta interna al centrodestra tra Fdi e Lega, anche al costo di metter in imbarazzo qualche proprio esponente sul Lago.
Antonio Rusconi presidente. Giovanni Bruno Bussola assessore, come Riccardo Fasoli, un "bergamasco" e un piddino della Val San Martino. Simone Scola, presidente dell'Assemblea. Questo, invece, l'ultimo schema meloniano, rinnegando il veto che pareva essere stato messo sul leghista ballabiese e lasciando, invece, fuori dalla Giunta l'assessore civitese (già nell'attuale squadra di Greppi). Una proposta politicamente variegata ma che concentra poltrone nel settore tra Grigne e Lago (Bussola e Fasoli, oltre a Rusconi), negando un rappresentante all'area "interna" della vecchia Lario orientale, quella che nella suddivisione attuale, in 4 spicchi, raggruppa Cesana Brianza, Civate, Colle Brianza, Ello, Galbiate, Suello, proprio con Simone Scola quale portabandiera.
Più rispettevole dei quadranti la proposta rusco-piazziana Che sposa anche il principio di autodeterminazione di ogni settore, con i due dell'area della Lario Orientale effettivamente a maggioranza civico-leghista e i due della Val San Martino con una maggiore concentrazioni di sindaci dall'altra parte della barricata.
Ma che implica l'esclusione di Fasoli, per lasciar spazio a un dem e a un bergamasco, perchè se c'è una cosa chiara al momento è che Cisano, Caprino, Ponte San Pietro e Torre de' Busi, pur politicamente disomogenei, si stanno comportando come i quattro moschettieri - "tutti per uno, uno per tutti" - nel difendere il diritto acquisito di aver un proprio delegato in Giunta (pur essendo in 4 su 26).
Può, invece, il criterio politico accontentare tutti? Probabilmente no anche perchè il primo passo dovrebbe essere stabilire chi può rappresentare chi, portando anche tutti i sindaci che in assemblea hanno tentato di indossare la veste delle Vergini, rifuggendo la marchiatura partitica, a incasellarsi. Riccardo Fasoli, in primis, forse il più bisognoso dell'investitura politica ma anche già leader dei civici di centrodestra - che vedevano tanto la Lega quando i meloniani come fumo negli occhi - e pronto ancora l'altra sera a sostenere come non basti dialogare con un consigliere regionale per essere etichettati.
Di contro, contando solo le tessere effettive, come può Zamperini avanzare pretese al tavolo, con un solo iscritto lecchese ovvero Peccati di Malgrate (lo stesso, annoverato inizialmente, prima dell'adesione post estivo al movimento, erroneamente, come il 14esimo rusconiano, per uno spicchio... di pizza)?
Ma si sa, in politica non sempre uno vale uno… E si ricomincia.
"Non è colpa nostra se si torna sempre ai nostri nomi" (cit. Marco Ghezzi).
O a quello del commissario, se non si vuol trovare un compromesso.
A.M.