Premana festeggia il 162° anniversario de Ol dì ‘lla nèef

11 gennaio 1863 – 11 gennaio 2025: più di un secolo e mezzo è trascorso da quella domenica d’inverno, quando la comunità premanese uscì miracolosamente illesa dall’enorme valanga che travolse la chiesa parrocchiale.
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Recitano gli annali: “L’11 gennaio 1863, giorno di domenica, tutta la popolazione di Premana si trovava devotamente raccolta per le Funzioni Parrocchiali in Chiesa. D’un tratto, come scosse da violento terremoto, traballarono le mura. Sfondate le porte, infranti i vetri, parve un momento che tutto l’edificio crollasse: una enorme valanga si era abbattuta contro la Chiesa. Quasi sospinta da arcana irresistibile forza, il popolo in preda al terrore, si trovò stretto intorno all’Altare, dove il vecchio Parroco, don Pietro Acerboni, finì a stento la Messa assistito dal Coadiutore, don Antonio Carissimo. Parve a tutti miracolo che nessuno rimanesse vittima dell’immane valanga”.
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L’11 gennaio rimase da quell’anno sacro alla riconoscenza verso il Signore e ancora oggi la comunità premanese ogni anno “si ferma” in quella data, per mostrare la propria gratitudine per lo scampato pericolo.
Anche oggi, dunque, numerosi fedeli si sono riuniti presso la chiesa parrocchiale per la messa solenne delle ore 11.00, presieduta da don Gianbattista Rizzi nel suo 25° anniversario di ordinazione e concelebrata da più di dieci sacerdoti. “Ol dì ‘lla nèef”” rappresenta tradizionalmente l’occasione in cui si festeggiano gli anniversari di consacrazione sacerdotale, religiosa e laicale.
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Quest’anno è toccato a Mons. Franco Brovelli (60°), a don Pierangelo Caslini (60°), a don Antonio Pomoni (60°), a don Secondo Tenderini (55°), a don Cesare Gerosa (50°), a Mons. Gianni Cesena (45°), a don Bruno Maggioni (40°), a don Massimo Fontana (25°), a don William Abbruzzese (20°), a don Marco Gianola (20°), a Padre Fabio Pomoni (20°), a don Simone Borioli (10°) e a Sr. Paola Rizzi per i 30 anni di professione.
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All’inizio della funzione don Gianbattista ha sottolineato come “una comunità che sa ringraziare il Signore perché lo scopre presente è una comunità viva”, mentre in seguito ha aperto la sua omelia con queste parole: “è sempre bello ritornare nella comunità dove la vocazione è stata generata e ritrovarsi intorno all’altare per dire grazie e per riaffidare il cammino di questa comunità, oltre a quello di chi da qui è partito perché si è sentito chiamato da Dio ad annunciare il Vangelo altrove”. 
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Il sacerdote originario di Premana ha successivamente incentrato la sua predica su un efficace e prezioso parallelismo tra la vicenda di san Paolo apostolo e i Corinzi e quella iniziata a Premana l’11 gennaio di centosessanta due anni fa. Paolo decise di trasmettere alla comunità di Corinto – che si trovava in un momento di prova, con la diffusione di una mentalità che rischiava di dividere i cristiani tra di loro – quello che aveva ricevuto da Dio nel suo incontro personale con Cristo vivo e risorto e che lo aveva profondamente trasformato. Decise di condividere ciò che è essenziale per la vita della comunità cristiana, cioè la Pasqua del Signore e il suo memoriale che è l’Eucarestia.
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“Trasmettendo la memoria della Pasqua, Paolo sta trasmettendo la sua stessa vita. Per Paolo non si possono più dissociare l’Eucarestia dalla sua esistenza” ha spiegato don Gianbattista, andando poi a identificare la corrispondenza con Ol dì ‘lla nèef. “Questo è proprio quello che i nostri antenati hanno vissuto a partire da quell’11 gennaio 1863. Un fatto storico ha segnato la vita della comunità cristiana di Premana di allora, che ha visto l’intervento del Signore in un momento di tragedia proprio mentre erano qui a celebrare l’Eucarestia, ha profondamente segnato le loro vite. E i nostri avi ci hanno trasmesso ciò che hanno ricevuto, ossia l’intervento salvifico del Signore per la comunità di Premana”.
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“Il patrimonio che ci hanno affidato è il motivo per cui siamo qui oggi, oltre che un dono dentro il cammino di una comunità” ha aggiunto il sacerdote. “È anche una responsabilità perché, se vogliamo che la comunità cristiana di Premana rimanga viva siamo chiamati a nostra volta a trasmettere ciò che abbiamo ricevuto. In ballo ci sono la vita e il futuro di questa comunità”. In conclusione, don Gianbattista ha voluto restituire l’idea di “un rapporto molto diretto tra il ricevere, il trasmettere e la fecondità. Se Premana in passato ha generato tante vocazioni al matrimonio cristiano, alla vita religiosa, al sacerdozio e alla vita missionaria è anche perché ha saputo ricevere la Pasqua e trasmetterla”.
A.Te.
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