15 anni senza Gianluca Infortuna. La mamma: 'chi sa la verità, parli'
"Ormai non ho più lacrime da versare, solo tanta rabbia per tutto ciò che non è stato fatto e detto. Anche per questo, comunque, non ho nessuna intenzione di venire meno alla mia promessa: finché avrò fiato non smetterò di cercare la verità, non mi fermerò mai". A parlare è Elma Bartoletti, mamma del pescatese Gianluca Infortuna. Oggi, 29 dicembre, ricorre il quindicesimo anniversario della sparizione del ragazzo, allora 35enne, il cui caso è stato archiviato nell'ottobre 2018 quando la Procura aveva ritenuto di etichettarlo semplicemente come "allontanamento volontario", nonostante - ha sempre sostenuto la famiglia, opponendosi - la mancanza di prove in tal senso.
"Dopo tutti questi anni, intorno a noi inizia a crearsi un vuoto incolmabile" ha commentato con grande amarezza mamma Elma, ricordando come del figlio non sia emersa più alcuna traccia proprio da quel lontano dicembre del 2009. In una fredda giornata invernale, Gianluca era infatti uscito di casa privo di documenti, soldi e telefono, senza nemmeno una giacca addosso, ricomparendo poi all'indomani stando a quanto sostenuto da alcuni testimoni che lo avevano visto passare prima in una trattoria nel capoluogo, dove si era fermato a mangiare un veloce piatto di pasta per poi dileguarsi in fretta e furia, e a seguire nel bar di fiducia in viale Turati, quello abitualmente frequentato con i compagni della Curva Nord del Lecco - la sua più grande passione insieme alla pesca - e la fidanzata, con la quale stava vivendo da tempo un "tira e molla" fino all'episodio che lo aveva fatto infuriare due giorni prima, quando in un centro commerciale si era imbattuto per caso in lei in compagnia di uno dei suoi migliori amici.
"Le ipotesi iniziali erano tante: le abbiamo verificate tutte - agendo anche in autonomia, perché dagli inquirenti non abbiamo mai ricevuto aiuti sufficienti - ma spesso ci siamo trovati di fronte a muri e porte sbattute in faccia" ci ha raccontato ancora la mamma di Gianluca. "Ci siamo mossi con appelli e ricerche di ogni tipo - ormai non li conto nemmeno più -, senza mai ottenere risultati. Sono stati quindici anni difficili, pieni di delusioni e domande senza risposta. E questo indipendentemente dal dolore che proviamo per la sua sorte, perché innanzitutto continuiamo a chiederci che cosa sia davvero successo".
Comunque, l'idea che si sono fatte le persone più vicine a Gianluca - che non hanno mai accettato l'archiviazione del caso, supportati anche da Penelope Lombardia e altre associazioni impegnate a sostegno delle famiglie di persone scomparse - è che il loro caro non si sia davvero "allontanato volontariamente" da casa, e nemmeno che abbia posto fine alla sua vita: il suo corpo, del resto, non è mai stato trovato, nemmeno tra le alture nei dintorni di Lecco - e oltre - scandagliate a lungo da professionisti e pure da volontari.
"Secondo noi, tanto per cominciare, voleva semplicemente chiarire quanto accaduto con l'amico e la fidanzata, perché non avrebbe mai fatto finta di niente di fronte all'ipotesi di un "doppio tradimento": con lui, infatti, ha avuto una conversazione telefonica di 15-20 minuti complessivi, in quattro chiamate diverse, nella giornata del 28 dicembre, come emerso dai tabulati (che però sono stati acquisiti solo nel marzo 2011, a seguito di una mia specifica richiesta avanzata undici mesi dopo quel maledetto 29 dicembre)" ha aggiunto Elma Bartoletti. "Conosciamo Gianluca: in ogni caso non sarebbe mai stato in silenzio per quindici anni, avrebbe trovato un modo per farsi sentire, per mandarci un segnale. E invece nulla, niente di niente. Per noi tutto ciò non può essere possibile".
Dalla mamma, dunque, un appello - l'ennesimo - a pochi giorni da un altro Natale trascorso senza che la stella cometa guidasse Infortuna verso casa, per citare le parole di un commovente messaggio condiviso sui social il 25 dicembre: "Chi ha qualche informazione si metta una mano sul cuore e parli, almeno per rendere giustizia a Gianluca. Qualcuno che conosce la verità c'è, sicuramente".
"Dopo tutti questi anni, intorno a noi inizia a crearsi un vuoto incolmabile" ha commentato con grande amarezza mamma Elma, ricordando come del figlio non sia emersa più alcuna traccia proprio da quel lontano dicembre del 2009. In una fredda giornata invernale, Gianluca era infatti uscito di casa privo di documenti, soldi e telefono, senza nemmeno una giacca addosso, ricomparendo poi all'indomani stando a quanto sostenuto da alcuni testimoni che lo avevano visto passare prima in una trattoria nel capoluogo, dove si era fermato a mangiare un veloce piatto di pasta per poi dileguarsi in fretta e furia, e a seguire nel bar di fiducia in viale Turati, quello abitualmente frequentato con i compagni della Curva Nord del Lecco - la sua più grande passione insieme alla pesca - e la fidanzata, con la quale stava vivendo da tempo un "tira e molla" fino all'episodio che lo aveva fatto infuriare due giorni prima, quando in un centro commerciale si era imbattuto per caso in lei in compagnia di uno dei suoi migliori amici.
"Le ipotesi iniziali erano tante: le abbiamo verificate tutte - agendo anche in autonomia, perché dagli inquirenti non abbiamo mai ricevuto aiuti sufficienti - ma spesso ci siamo trovati di fronte a muri e porte sbattute in faccia" ci ha raccontato ancora la mamma di Gianluca. "Ci siamo mossi con appelli e ricerche di ogni tipo - ormai non li conto nemmeno più -, senza mai ottenere risultati. Sono stati quindici anni difficili, pieni di delusioni e domande senza risposta. E questo indipendentemente dal dolore che proviamo per la sua sorte, perché innanzitutto continuiamo a chiederci che cosa sia davvero successo".
Comunque, l'idea che si sono fatte le persone più vicine a Gianluca - che non hanno mai accettato l'archiviazione del caso, supportati anche da Penelope Lombardia e altre associazioni impegnate a sostegno delle famiglie di persone scomparse - è che il loro caro non si sia davvero "allontanato volontariamente" da casa, e nemmeno che abbia posto fine alla sua vita: il suo corpo, del resto, non è mai stato trovato, nemmeno tra le alture nei dintorni di Lecco - e oltre - scandagliate a lungo da professionisti e pure da volontari.
"Secondo noi, tanto per cominciare, voleva semplicemente chiarire quanto accaduto con l'amico e la fidanzata, perché non avrebbe mai fatto finta di niente di fronte all'ipotesi di un "doppio tradimento": con lui, infatti, ha avuto una conversazione telefonica di 15-20 minuti complessivi, in quattro chiamate diverse, nella giornata del 28 dicembre, come emerso dai tabulati (che però sono stati acquisiti solo nel marzo 2011, a seguito di una mia specifica richiesta avanzata undici mesi dopo quel maledetto 29 dicembre)" ha aggiunto Elma Bartoletti. "Conosciamo Gianluca: in ogni caso non sarebbe mai stato in silenzio per quindici anni, avrebbe trovato un modo per farsi sentire, per mandarci un segnale. E invece nulla, niente di niente. Per noi tutto ciò non può essere possibile".
Dalla mamma, dunque, un appello - l'ennesimo - a pochi giorni da un altro Natale trascorso senza che la stella cometa guidasse Infortuna verso casa, per citare le parole di un commovente messaggio condiviso sui social il 25 dicembre: "Chi ha qualche informazione si metta una mano sul cuore e parli, almeno per rendere giustizia a Gianluca. Qualcuno che conosce la verità c'è, sicuramente".
B.P.