In viaggio a tempo indeterminato/360: tra canguri e mosche alla fine vincono ancora gli emù

"Mi sta guardando storto?"
"Sì in effetti un po' sì."
"Ma dici che gli stiamo antipatici?"
Saltella via, con lo sguardo fisso su di noi.
Se i canguri fossero umani, probabilmente indosserebbero occhiali da sole e magliette attillate e sarebbero pronti a insegnarti l'arte della "cura del corpo".
Sono i personal trainer della fauna australiana: alti, muscolosi e con una propensione per le calzamaglie. 
Vederli saltare mette tenerezza perché sembrano i personaggi di un cartone animato.
Hanno gambe lunghissime e braccia corte corte. Sono un po' sproporzionati e fanno sorridere.
Ma a guardarli bene sembrano un po' i bulli del quartiere. Quelli che se li infastidisci, potrebbero decidere che sei l’obiettivo perfetto per una lezione di pugilato.
Lo sguardo non mente.
"Se ti avvicini ti dò un cazzotto!" sembra dirmi il canguro a pochi metri da me.
Faccio un passo indietro e mi rendo conto che questa Australia forse mi sta dando un po' alla testa. 
Canguri wrestler... La solitudine del deserto fa decisamente brutti scherzi.
E se li fa a me ora, chissà cosa devono aver pensato i primi pionieri giunti qui dall'Inghilterra.
Che poi si sa, Inghilterra e Australia hanno più o meno lo stesso clima e la stessa fauna quindi facile ambientarsi.
Ah, ho usato il termine "pionieri" come lo usano qui, perché dire "colonizzatori che hanno sterminato gli autoctoni per rubargli tutte le risorse" era decisamente troppo lungo!
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Il termine canguro non è quello scientifico, ma deriva dalla parola inglese "kangaroo", che a sua volta deriva dalla parola gangurru che definisce propriamente il canguro grigio in una delle lingue parlate dagli aborigeni australiani.
Il termine "Kangooroo or Kanguru" venne registrato il 4 agosto 1770 dal Capitano James Cook, sbarcato lungo la costa nord-orientale dell'Australia per effettuare una riparazione alla nave. 
Contatti successivi con altre tribù aborigene portarono a pensare che Cook, stordito dal caldo torrido e dalla sabbia nelle mutande, non avesse capito nulla.
Iniziò a circolare l'ipotesi che quella parola in realtà fosse stata usata dagli aborigeni per dire semplicemente "non capisco", anche perché gli inglesi che parlano inglese con l'accento inglese in fondo in fondo non li capisce nessuno!
Quello che però nessuno a quei tempi aveva considerato era che in Australia le tribù presenti erano moltissime e parlavano lingue diverse.
Così come nessuno sapeva che ci fossero più  sottospecie di marsupiali non soltanto una e quindi nomi differenti.
Alla fine venne fuori che Cook non era rimbambito per il jetlag ma effettivamente il termine era utilizzato da alcune tribù locali per identificare la sottospecie del canguro grigio.

"Dai ma saranno esagerati! Non ci credo che uno deve girare con una rete in testa."
"Ma se la vendono anche al supermercato sarà perché la comprano in tanti."
"Vabbè ma al supermercato vendono anche la Vegemite, quella salsa spalmabile al lievito. Non è un buon motivo!"
Quando dici a qualcuno che sei in Australia le prime cose su cui ti mettono in guardia sono i ragni e i serpenti.
Sono in moltissimi, me compresa, a pensare che l’Australia sia il posto dove ogni insetto o essere strisciante, sia pronto a farti capire come sarebbe la vita se fossi il protagonista di un film horror.
Ma nessuno e ripeto NESSUNO, ci ha mai messi in guardia su di loro: le mosche!
Sono la vera piaga dell'outback australiano.
Ti si attaccano in centinaia alla faccia alla ricerca di liquidi per sopravvivere all'aridità del deserto.
Sugli occhi, sulle labbra, sulle guance, sulle orecchie... non risparmiano nessuna parte del viso.
Devi essere molto molto molto zen per non impazzire. Credo metterebbero a dura prova anche il monaco buddista più illuminato!
Si dice che gli australiani parlino un inglese incomprensibile proprio perché devono tenere le labbra molto strette per evitare di mangiare le mosche.
Il cappello con la retina alla fine l'abbiamo comprato ed è stata una salvezza.
I 6 dollari meglio spesi di sempre.
Ecco perché lo vendevano al supermercato!
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Canguri bodybuilder, mosche criminali ma i veri VIP australiani sono loro: gli emù.
Alti, selvaggi e con quell'atteggiamento un po' da puzza sotto il naso, sono gli uccelli più grandi dell'Australia.
Nonostante la loro imponente statura e le lunghe zampe, sono notoriamente incapaci di volare, il che li rende simili a dei tacchini che sono stati allenati da dei canguri. 
Solo all'apparenza questi pennuti sono tranquilli.
Uno degli episodi più tragicomici della storia australiana lì vede come protagonisti.
Si tratta di quella che è stata chiamata "la guerra degli emù".
Nel 1932 gli agricoltori, esasperati dagli emù che distruggevano il raccolto, chiesero aiuto al governo australiano che in tutta risposta decise di inviare l'esercito per risolvere il problema.
Ma gli emù si rivelarono avversari più difficili da abbattere di quanto si pensasse. Nonostante l'uso di mitragliatrici e il dispiegamento di soldati, gli emù erano così  veloci e resistenti, da sfuggire facilmente agli attacchi. Alla fine la "guerra" si concluse con una sconfitta totale per gli uomini e gli emù continuarono vittoriosi a infestare le terre agricole.
La "Guerra degli Emù" divenne un episodio storico ironico e simbolico, che dimostrò quanto potessero essere resilienti questi uccelli e quanto l'uomo fosse talvolta impotente di fronte alla natura.
Angela (e Paolo)
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