PAROLE CHE PARLANO/209
Solennità
In questi giorni di festa, è giusto parlare di solennità. Questo termine ci catapulta direttamente nel cuore pulsante della cultura romana, in un mondo in cui le ricorrenze e le cerimonie non erano solo momenti di svago, ma segnavano il ritmo della vita sociale e religiosa. La sua derivazione latina (da sollennis, probabilmente composto da sollus, "tutto", e annus, "anno") ci racconta di riti che si ripetevano con cadenza annuale e che celebravano non solo il ciclo delle stagioni, ma anche gli eventi naturali che segnano la vita di una comunità. La sollemnitas, dunque, rappresentava un legame profondo con il tempo stesso, con la sua ciclicità e la sua sacralità. Basti pensare alle celebrazioni delle feriae romane, le festività che segnavano i momenti cruciali dell’anno, come il solstizio d’estate o le festività dedicate agli dei protettori di Roma. In queste occasioni, i cittadini si riunivano in preghiera, con festeggiamenti e rituali che non solo rinvigorivano la coesione sociale, ma anche il senso di sacralità condiviso. La solennità era una forma di "sigillo" che dava peso a ogni azione, ogni gesto, rendendolo un atto di grande importanza.
Col passare del tempo, però, la solennità ha assunto sfumature più complesse. Non si è più trattato solo di un atto che si ripeteva nel tempo, ma di una qualità che denotava la gravità, la serietà e la maestosità degli eventi. Pensiamo a una cerimonia come una laurea o a un matrimonio: la solennità non è solo un'atmosfera di formalità, ma una scelta di gesti, parole e rituali che conferiscono a quel momento una dimensione unica e rispettosa. Il termine si è, insomma, evoluto per definire qualsiasi atto o evento che impone un comportamento degno di rispetto, una condotta che esprime reverenza non solo per l'evento, ma anche per le persone coinvolte.
Ogni solennità è un atto di riconoscimento dell'importanza di ciò che sta accadendo, come se il tempo stesso fosse sospeso per dare valore a quel momento, come accadeva nell'antica Roma, dove le solennità erano atti che onoravano il divino e l’umano, il passato e il presente.
Trasformare feste radicate nella spiritualità, come il Natale, in mere occasioni di consumo rischia di svuotare queste celebrazioni del loro significato più profondo. La frenesia consumistica, infatti, offusca la sollemnitas di un evento che, storicamente e religiosamente, ha rappresentato e rappresenta un momento di riflessione e condivisione. Privare il Natale della sua sacralità equivale a perdere l'opportunità di celebrare, per credenti o meno, un evento che ha segnato la storia dell'umanità.