Lecco: utenti e autorità a tavola, per il pranzo di Natale di CESEA
Accogliendoli già sull'uscio o girando poi tra le tre tavolate allestite presso al sede degli scout Lecco 2 in via Risorgimento - ormai troppo piccola per ospitare l'edizione 2025 dell'iniziativa, visto il continuo aggiungere, di anno in anno, di sedie - il direttore del servizio, Tore Rossi, quest'oggi chiamava tutti per nome, senza formalismi, rendendo l'ambiente ancor più famigliare e scanzonato: sono stati un centinaio gli invitati che hanno risposto sì alla chiamata a raccolta per l'ormai tradizionale pranzo di Natale di Cesea, il servizio socio-occupazionale che promuove l'inclusione sociale, di titolarità del Comune di Lecco ma aperto alla collaborazione con tutte le municipalità del territorio, come dimostrato dalla presenza, tra i commensali, oltre che di Mauro Gattinoni con parte della sua Giunta, anche di amministratori di Galbiate, Pescate, Valmadrera e Calolzio...
Ognuno si è accomodato dove preferiva, senza posti prefissati, con gli utenti fianco a fianco di operatori, personale dei servizi sociali e autorità, alcune delle quali alla loro prima conviviale natalizia, come il DG dell'ASST Marco Trivelli o il prevosto don Bortolo Uberti.
Le donne e gli uomini inseriti nei programmi di CESEA sono oltre 60. Sono persone che hanno sperimentato il disagio fisico e mentale o che, per contingenze esterne, sono uscite dalla circuito della vita famigliare, comunitaria e sociale e hanno ridotte possibilità di gestire in autonomia il presente e il futuro. "Il nostro è un servizio di prima linea perché arrivano persone che sono incollocabili nel mondo del lavoro tradizionale o, magari, parzialmente incollocabili perché stanno semplicemente attraversando un bruttissimo periodo" spiega Rossi, puntualizzando come il filtro d'ingresso sia compito dei servizi sociali.
"Gli operatori, invece, sono dipendenti della cooperativa L'Arcobaleno - della Caritas - che afferisce all'impresa sociale Girasole. Siamo in 11, con due coordinatori, oltre a me: Francesco per l'area tecnico e Miriam per quella educativa; gli altri lavorano fisicamente con le persone".
I beneficiari di CESEA sono inseriti, infatti, in progetti di utilità sociale che vengono svolti sul territorio. Il servizio offre dunque loro possibilità di impegno, nella manutenzione del verde o come cantonieri di comunità nel capoluogo; nella lavanderia-stireria di via Adamello oppure ancora nel frutteto di Bonacina "donato" da un benefattore che quest'anno ha reso ben 30 quintali di mele e circa 5 quintali di pere poi trasformate in 20 ettolitri di succo e 5.000 vasi di confettura e nell'oliveto di Civate, curato, come gli alberi disseminati per Galbiate, in collaborazione con Girasole.
"Il servizio di CESEA ma sopratutto le persone di Cesea sono un pezzo importante della nostra comunità, perché vi prendete cura di pezzi della città" ha detto, nel suo intervento, Gattinoni. "Grazie da parte di tutta la comunità lecchese, un grazie per il vostro lavoro e per la vostra simpatia, perché so che ne combinate anche quando siete in giro... Grazie a tutte le persone, oltre al Comune, che, da Tore in giù, fanno sì che questo progetto funzioni e cresca" ha aggiunto, definendo il team di CESEA come "i nostri Minions: persone multifunzione, capaci di fare tutto che, con una propria originalità, una propria identità, una propria generosità, fanno squadra".
Ha parlato di "esempio straordinario di quello che il tessuto sociale-comunitario lecchese può mettere a disposizione nella cura delle persone, ma anche dei luoghi di vita" l'assessore al welfare Emanuele Manzoni che ha proposto "partecipazione" come nuova parola dell'anno, dopo "cura" e "collaborazione". “La tenuta delle nostre comunità passa anche attraverso momenti e servizi come questi,: è nostro dovere averne cura e valorizzarli”.
Ognuno si è accomodato dove preferiva, senza posti prefissati, con gli utenti fianco a fianco di operatori, personale dei servizi sociali e autorità, alcune delle quali alla loro prima conviviale natalizia, come il DG dell'ASST Marco Trivelli o il prevosto don Bortolo Uberti.
Le donne e gli uomini inseriti nei programmi di CESEA sono oltre 60. Sono persone che hanno sperimentato il disagio fisico e mentale o che, per contingenze esterne, sono uscite dalla circuito della vita famigliare, comunitaria e sociale e hanno ridotte possibilità di gestire in autonomia il presente e il futuro. "Il nostro è un servizio di prima linea perché arrivano persone che sono incollocabili nel mondo del lavoro tradizionale o, magari, parzialmente incollocabili perché stanno semplicemente attraversando un bruttissimo periodo" spiega Rossi, puntualizzando come il filtro d'ingresso sia compito dei servizi sociali.
"Gli operatori, invece, sono dipendenti della cooperativa L'Arcobaleno - della Caritas - che afferisce all'impresa sociale Girasole. Siamo in 11, con due coordinatori, oltre a me: Francesco per l'area tecnico e Miriam per quella educativa; gli altri lavorano fisicamente con le persone".
"Il servizio di CESEA ma sopratutto le persone di Cesea sono un pezzo importante della nostra comunità, perché vi prendete cura di pezzi della città" ha detto, nel suo intervento, Gattinoni. "Grazie da parte di tutta la comunità lecchese, un grazie per il vostro lavoro e per la vostra simpatia, perché so che ne combinate anche quando siete in giro... Grazie a tutte le persone, oltre al Comune, che, da Tore in giù, fanno sì che questo progetto funzioni e cresca" ha aggiunto, definendo il team di CESEA come "i nostri Minions: persone multifunzione, capaci di fare tutto che, con una propria originalità, una propria identità, una propria generosità, fanno squadra".
Ha parlato di "esempio straordinario di quello che il tessuto sociale-comunitario lecchese può mettere a disposizione nella cura delle persone, ma anche dei luoghi di vita" l'assessore al welfare Emanuele Manzoni che ha proposto "partecipazione" come nuova parola dell'anno, dopo "cura" e "collaborazione". “La tenuta delle nostre comunità passa anche attraverso momenti e servizi come questi,: è nostro dovere averne cura e valorizzarli”.