Calolzio: 'Il monastero incontra l'Archivio Marenzi', la mostra è ora anche multimediale

Esteticamente sono identiche all'originale. Anziché scattare foto,  però, le riproducono sullo schermo, con tanto di spiegazione e suoni, permettendo al visitatore di “entrare” nell'archivio Marenzi gustando una piccolissima parte del suo sterminato contenuto in maniera innovativa, riavvolgendo il nastro della storia, per sentire e vedere uno spaccato di una Calolzio che non c'è più, mentre tutt'intorno, nella sala, chi quel tempo lo ha animato si mette in mostra. 
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La riproduzione della macchina fotografica con il "banco ottico"

Le fedeli riproduzioni di due macchine fotografiche del tempo nelle quali sono stati incastonati i banchi ottici acquistati dalla Fondazione Monastero di Santa Maria del Lavello, grazie alla “vittoria” di un bando regionale, sono la novità della terza esposizione dedicata al tesoretto – costituiti da migliaia e migliaia di immagini, tra lastre, vetrini, negativi – ceduto dalla famiglia Marenzi al Comune di Calolzio. Sabato sera, alla presenza degli stessi eredi della dinastia di fotografici, di rappresentanti istituzionali e cittadini, il taglio del nastro, introdotto dal consigliere  Silvia Bosio, nella doppia veste di delegata alla cultura della Provincia di Lecco e di rappresentante dell'amministrazione locale, capitanata dal sindaco Marco Ghezzi, al suo fianco, con la Giunta – quasi - al completo intervenuta alla cerimonia. 
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Roberto Monteleone, Mauro Piazza, Marco Ghezzi e Silvia Bosio

“Questo progetto – ha detto in relazione proprio alla permanente a cui è stato dato il nome “Il Monastero incontra l'archivio Marenzi”, allestita grazie al contributo regionale - nasce dalla volontà di portare la multimedialità, aspetto presente ormai in tutte le mostre. E' un connubio tra innovazione e passato, storia e tradizioni. Insieme a Sfelab – la società che ci ha affiancato – abbiamo iniziato subito a pensare a un progetto che potesse valorizzare il prestigioso archivio Marenzi. Abbiamo deciso di utilizzare la multimedialità perché la multimedialità avvicina i giovani” ha altresì aggiunto, anticipando la volontà di coinvolgere le scuole, auspicando, nel rimarcare l'importanza della cultura, che la mostra sia solo il primo di altri progetti “per far sì che i ragazzi si avvicinino al nostro territorio e non scappino soltanto nelle grandi città o all'estero”.
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Il dettaglio di una delle foto esposte

La valenza e la validità del progetto calolziese è stata rimarcata anche dal sottosegretario Mauro Piazza: “Regione Lombardia è felice quando i suoi bandi vengono utilizzati bene e questa sera direi che abbiamo un meraviglioso esempio di come i bandi che aiutano le amministrazioni provinciali e comunali nonché gli enti partecipati – come la Fondazione del Lavello – producano cose belle, di cui essere orgogliosi, come cittadini e come amministratori. Per fare questo non c'è che – e qui ringrazio Silvia per l'impegno – farli, i bandi e farli bene. Se si fanno e si fanno bene, c'è tutta la disponibilità di Regione di venire incontro alle specificità. Come dico sempre, le risorse vanno dove ci sono buone idee e buoni progetti. Non devono andare “a pioggia”, bisogno saper scegliere e valutate le proposte che meritano di essere valorizzate” ha dunque sostenuto, parlando di “un altro successo” per la Fondazione del Lavello rappresentata in sala dal presidente Roberto Monteleone.
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Silvia Bosio

Ha chiesto un applauso per il consigliere Bosio, al termine del suo intervento, poi, il sindaco Marco Ghezzi, riconoscendole tutti i meriti relativi al progetto candidato al bando regionale, non dimenticando altresì di ringraziare il personale della biblioteca con la responsabile Emanuela e tutti i volontari dell'archivio Marenzi, per il lavoro di selezione delle immagini “estratte” per questa terza mostra, auspicando di poter trovare risorse anche per valorizzare l'archivio storico del comune dopo averlo messo in salvo nella nuova sede appositamente realizzata.
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La macchina fotografica originale

“Perchè è in portante una mostra come questa, come quelle che abbiamo fatto nei due anni precedenti? Perché in questo modo cerchiamo di rivalorizzare il nostro passato, la nostra cultura, le nostre tradizioni” ha chiosato il primo cittadino, con la parola andata poi alla dottoressa Elisabetta Gandolfi.
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Elisabetta Gandolfi

“Il primo anno abbiamo presentato il fotografo Marenzi e il suo archivio; il secondo anno, poi, abbiamo seguito questo fotografo che è uscito fuori, riprendendo coloro che si sono fatti riprendere e abbiamo ricostruito uno spaccato di Calolzio negli anni '50. Questa mostra, oltre agli aspetti multimediali e innovativi presentati da chi mi ha preceduto, ha un valore in più: coglie, ciò che è extracomunale” ha spiegato la volontaria a nome del gruppo di lavoro, inquadrando gli scatti selezionati ovvero una serie di ritratti, indicativamente degli anni '30, di uomini, donne e bimbi in posa dinnanzi al Marenzi, in tutta la loro bellezza.
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“Queste fotografie ritraggono dei calolziesi però ogni calolziese, ogni gruppo di famiglia, praticamente, potrebbe essere un gruppo di famiglia di un altro comune, di un'altra città italiana. Quindi insieme colloca la particolarità di essere calolziese e di essere inserito in un contesto storico e sociale che qui non è raccontato o suggerito, ma che vediamo. Questo porta queste foto in un contesto diverso, è un contesto storico, è un contesto di storia del comune: fa uscire dalla località questo fotografo. Ciò è avvenuto per il fotografo e per la mostra. Non è più la mostra dell'archivio Marenzi, è una mostra multimediale, a cui hanno partecipato diversi enti. Non è solo patrocinata, ha trovato il collocamento qui ma insieme ad altro, come le macchine fotografiche e i vetrini della Provincia. E' diventata parte di un circuito” ha aggiunto ancora facendo riferimento anche alla co-abitazione, nella sala accanto, con la mostra "La luce e il sapere".
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“Questo aspetto deve essere mantenuto. Il comune di Calolzio, adesso è proprietario dell'archivio ed è un impegno. Impegno che va assicurato, nella salvaguardia e nella fruibilità. Mi sembra ci siamo avviati su questa strada, dovremmo riuscire tutti quanti a valorizzare questo patrimonio. L'idea di come fare la dà Marenzi: dovremmo trattare l'archivio come lui trattava queste persone, come le ritraeva. C'è un grande rispetto, cerca da ognuno di tirare fuori la sua particolarità e quindi non impone l'occhio del fotografo, ma cerca per ognuno la migliore luce. E' nella migliore luce che vuole consegnarle al futuro. Anche noi dobbiamo fare così. Ci sono dei bandi, partecipiamo, per conservare e rende fruibile il patrimonio dell'archivio Marenzi”.

Galleria fotografica (53 immagini)

Insomma, avanti tutta, l'auspicio corale emerso durante la cerimonia, allietata dalla musica dal vivo, con gli ospiti accolti da un Monastero “imbellettato” da profili luminosi, a pochi giorni dal Natale.
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“Il Monastero incontra l’Archivio Marenzi” sarà ora visitabile gratuitamente dal 21 dicembre 2024 al 12 gennaio 2025, tutti i giorni, escluse le festività, dalle 9.30 alle 12.30.
A.M.
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