Lecco, difesa dei diritti per la tutela delle famiglie: presidio per la GPA
Renzo e Lucio e Lecco Pride, insieme all’associazione Famiglie Arcobaleno, in presidio questa mattina in piazza Diaz a Lecco. L’evento è stato indetto per esprimere dissenso contro la Legge 169/2024, approvata il 4 novembre 2024, che rende la gestazione per altri (GPA) perseguibile come reato universale. La legge estende la perseguibilità del reato anche se commesso all'estero da cittadini italiani, suscitando forti polemiche per il suo impatto discriminatorio su famiglie arcobaleno e coppie eterosessuali che ricorrono a questa pratica.
Il presidio ha visto la partecipazione di circa 130 persone, nonostante il freddo. La referente lombarda per le Famiglie Arcobaleno ha aperto l'evento, ringraziando calorosamente Lecco Pride e tutti i partecipanti, sottolineando l’importanza di diffondere informazioni corrette sul tema della gestazione per altri (GPA). "Non si tratta solo di una tecnica riproduttiva, ma di un percorso relazionale che coinvolge profondamente tutte le persone coinvolte" ha dichiarato. Ha anche evidenziato che, contrariamente alla narrativa comune, circa il 95% di coloro che ricorrono alla GPA sono coppie eterosessuali, spesso donne con gravi problemi medici.
Toccante la storia della famiglia di Donato, raccontata da lui stesso durante il presidio. “Molti dimenticano che la GPA non è un rapporto commerciale, ma un progetto genitoriale basato su amore e trasparenza,” ha spiegato il papà di Vittoria, una bambina nata grazie alla GPA. Vittoria, la sua vittoria, che è riuscita a venire al mondo grazie a questo percorso. Donato ha raccontato il complesso iter che ha portato alla nascita della bimba, tra donatrici di ovuli e un profondo rapporto con la gestante, vissuto come un’alleanza, non come un contratto commerciale.
Ha poi concluso il suo intervento sottolineando una triste realtà: mentre in America Vittoria ha due papà, in Italia un papà deve affrontare il processo di adozione, subendo domande discriminanti. Queste domande includono richieste sulla fedina penale, otto incontri con i servizi sociali, interrogatori sulle malattie sessualmente trasmissibili e dettagli sul progetto educativo familiare. Un processo che, secondo Donato, evidenzia una discriminazione che colpisce le famiglie non tradizionali.
L’evento ha messo in evidenza le contraddizioni della legge italiana, che equipara la GPA a reati universali come genocidio e tortura. Paola, rappresentante di Renzo e Lucio, ha sottolineato l’assurdità di queste comparazioni, considerando che la pena massima prevista per la GPA è di soli due anni. "Paragonare la GPA a crimini contro l’umanità è un’offesa alle famiglie e a chi lotta per una genitorialità consapevole e tutelata," ha dichiarato.
La partecipazione all’evento “ha visto l’adesione non scontata di numerose associazioni” tra cui Famiglie Arcobaleno, Lecco Pride, GD della provincia di Lecco, Lezioni al Campo, l’Associazione Comunità Il Gabbiano, ANPI Provinciale, Sinistra Cambia Lecco, Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, Brianza Oltre l’Arcobaleno, PD Lecco, ARCI Lecco-Sondrio, Emergency Lecco-Merate, Telefono Donna Lecco, Circolo Libero Pensiero, Collettivo Venerdì Sono al Libero, Arcigay Bergamo, Legambiente Lecco, Risuono, Valtellina Arcobaleno, Weroof, Team e la Cooperativa Sineresi Lecco.
Tra gli interventi, anche le istituzioni hanno preso la parola. Emanuele Manzoni ha ricordato l’importanza del dialogo e dell’inclusione nelle nostre comunità. "Viviamo in città sempre più popolate da solitudini, abbiamo bisogno di confrontarci e conoscerci. Chiedo a tutte le amministrazioni locali di aderire alla rete RE.A.DY, per promuovere una società libera da discriminazioni," ha concluso l’assessore al Welfare del comune di Lecco, lanciando un appello per un impegno concreto verso l’inclusività.
Anche il tema delle donne affette da malattie rare e delle loro possibilità di procreare è stato affrontato durante l’evento, grazie alla lettura della lettera di Federica Salamino, rappresentante dell’associazione "Seconda Scelta". Il testo ha evidenziato una realtà discriminatoria: le donne sterili o infertili possono adottare, ma solo se sono in coppia e non sono lesbiche. Questo solleva la questione delle disuguaglianze nell’accesso alla genitorialità, che, secondo Salamino, dovrebbe essere un diritto per tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dallo stato civile.
Un rappresentante dell’associazione Luca Coscioni ha sottolineato come la GPA sia una questione di libertà e autodeterminazione. "Vietare la GPA non elimina la sua esistenza; regolarla significa tutelare meglio tutte le persone coinvolte" ha dichiarato, enfatizzando la necessità di un approccio che garantisca diritti e protezioni per tutte le parti. Ha poi risposto al volantino firmato anarchici, che si sono espressi contro la GPA accusandola di attaccare la libertà delle donne. Il rappresentante ha respinto questa critica, spiegando che, al contrario, la GPA è una scelta che promuove l'autodeterminazione, e che limitare l'accesso a questa pratica non solo nega tale libertà, ma porta a una regolamentazione inefficace che non protegge adeguatamente i diritti e il benessere delle persone coinvolte.
Al microfono è intervenuto anche Agedo: "La destra sta diventando sempre più creativa nel reprimere i diritti," sottolineando l'importanza di difendere l'articolo 21 della Costituzione, che tutela la libertà di espressione, e l'articolo 31, che protegge la maternità, come principi fondamentali.
Il presidio si è concluso con un appello collettivo per un maggiore coraggio da parte delle istituzioni e delle associazioni. A chiudere la manifestazione, un flash mob guidato dai bambini presenti, che hanno intonato lo slogan: "La vita non si arresta."
Il presidio ha visto la partecipazione di circa 130 persone, nonostante il freddo. La referente lombarda per le Famiglie Arcobaleno ha aperto l'evento, ringraziando calorosamente Lecco Pride e tutti i partecipanti, sottolineando l’importanza di diffondere informazioni corrette sul tema della gestazione per altri (GPA). "Non si tratta solo di una tecnica riproduttiva, ma di un percorso relazionale che coinvolge profondamente tutte le persone coinvolte" ha dichiarato. Ha anche evidenziato che, contrariamente alla narrativa comune, circa il 95% di coloro che ricorrono alla GPA sono coppie eterosessuali, spesso donne con gravi problemi medici.
Toccante la storia della famiglia di Donato, raccontata da lui stesso durante il presidio. “Molti dimenticano che la GPA non è un rapporto commerciale, ma un progetto genitoriale basato su amore e trasparenza,” ha spiegato il papà di Vittoria, una bambina nata grazie alla GPA. Vittoria, la sua vittoria, che è riuscita a venire al mondo grazie a questo percorso. Donato ha raccontato il complesso iter che ha portato alla nascita della bimba, tra donatrici di ovuli e un profondo rapporto con la gestante, vissuto come un’alleanza, non come un contratto commerciale.
Ha poi concluso il suo intervento sottolineando una triste realtà: mentre in America Vittoria ha due papà, in Italia un papà deve affrontare il processo di adozione, subendo domande discriminanti. Queste domande includono richieste sulla fedina penale, otto incontri con i servizi sociali, interrogatori sulle malattie sessualmente trasmissibili e dettagli sul progetto educativo familiare. Un processo che, secondo Donato, evidenzia una discriminazione che colpisce le famiglie non tradizionali.
L’evento ha messo in evidenza le contraddizioni della legge italiana, che equipara la GPA a reati universali come genocidio e tortura. Paola, rappresentante di Renzo e Lucio, ha sottolineato l’assurdità di queste comparazioni, considerando che la pena massima prevista per la GPA è di soli due anni. "Paragonare la GPA a crimini contro l’umanità è un’offesa alle famiglie e a chi lotta per una genitorialità consapevole e tutelata," ha dichiarato.
La partecipazione all’evento “ha visto l’adesione non scontata di numerose associazioni” tra cui
Tra gli interventi, anche le istituzioni hanno preso la parola. Emanuele Manzoni ha ricordato l’importanza del dialogo e dell’inclusione nelle nostre comunità. "Viviamo in città sempre più popolate da solitudini, abbiamo bisogno di confrontarci e conoscerci. Chiedo a tutte le amministrazioni locali di aderire alla rete RE.A.DY, per promuovere una società libera da discriminazioni," ha concluso l’assessore al Welfare del comune di Lecco, lanciando un appello per un impegno concreto verso l’inclusività.
Anche il tema delle donne affette da malattie rare e delle loro possibilità di procreare è stato affrontato durante l’evento, grazie alla lettura della lettera di Federica Salamino, rappresentante dell’associazione "Seconda Scelta". Il testo ha evidenziato una realtà discriminatoria: le donne sterili o infertili possono adottare, ma solo se sono in coppia e non sono lesbiche. Questo solleva la questione delle disuguaglianze nell’accesso alla genitorialità, che, secondo Salamino, dovrebbe essere un diritto per tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dallo stato civile.
Un rappresentante dell’associazione Luca Coscioni ha sottolineato come la GPA sia una questione di libertà e autodeterminazione. "Vietare la GPA non elimina la sua esistenza; regolarla significa tutelare meglio tutte le persone coinvolte" ha dichiarato, enfatizzando la necessità di un approccio che garantisca diritti e protezioni per tutte le parti. Ha poi risposto al volantino firmato anarchici, che si sono espressi contro la GPA accusandola di attaccare la libertà delle donne. Il rappresentante ha respinto questa critica, spiegando che, al contrario, la GPA è una scelta che promuove l'autodeterminazione, e che limitare l'accesso a questa pratica non solo nega tale libertà, ma porta a una regolamentazione inefficace che non protegge adeguatamente i diritti e il benessere delle persone coinvolte.
Al microfono è intervenuto anche Agedo: "La destra sta diventando sempre più creativa nel reprimere i diritti," sottolineando l'importanza di difendere l'articolo 21 della Costituzione, che tutela la libertà di espressione, e l'articolo 31, che protegge la maternità, come principi fondamentali.
Il presidio si è concluso con un appello collettivo per un maggiore coraggio da parte delle istituzioni e delle associazioni. A chiudere la manifestazione, un flash mob guidato dai bambini presenti, che hanno intonato lo slogan: "La vita non si arresta."
M.Bo.