In viaggio a tempo indeterminato/359: tutto 'al contrario' in Australia

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L'Australia, quel luogo dove tutto sembra girare al contrario. Rispetto alla vecchia Europa, da qui si guarda il mondo a testa in giù.
"Down under" per usare un'espressione locale, letteralmente "giù sotto".
L'Australia viene chiamata così per la sua posizione geografica nell'emisfero australe, ossia nella parte inferiore della mappa del mondo, rispetto alla maggior parte degli altri continenti. 
Ma questo Paese non è "down under" solo geograficamente, lo è anche per abitudini e stile di vita.
Mentre in Europa beviamo un caffè con il dito mignolo alzato, in Australia si sorseggia un latte con "strawberry flavor" sotto un sole che ti abbronza solo con il pensiero.
La prima grande differenza è il clima e in questo periodo natalizio lo si nota ancora di più.
In Europa, le stagioni sono un concetto ben definito: in inverno fa freddo, in estate fa caldo. Sì lo so che non ci sono più le mezze stagioni e con il riscaldamento globale anche i concetti di caldo e freddo sono stati messi in discussione.
Ma l'estate in Australia non è solo calda. È infernale. Il termometro sale alle stelle, l'indice UV diventa a due cifre e la terra sembra praticamente voler cuocere un uovo sul marciapiede, mentre tu provi quella leggera sensazione di essere un pollo arrosto. 
Il sole ti raggiunge anche se sei all'ombra e nemmeno cappello e protezione solare 50 ti salvano.
Ma la cosa che rende il tutto più "sottosopra" è che il caldo arriva proprio a Natale ed è più intenso e fastidioso nel nord del Paese anziché nel sud.
Bianco Natal, ma per la sabbia candida della spiaggia, non certo per la neve.
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Ovviamente per chi ama l'atmosfera natalizia non è esattamente il Paese ideale. Le decorazioni sono piuttosto scarse e in genere corrispondono a fiocchi rossi e canguri gonfiabili con in testa un cappellino rosso.
È solo dentro i negozi che ti rendi conto che è quasi Natale perché le voci di Mariah Carey e Michael Bublé scaldano l'atmosfera, mentre l'aria condizionata cerca di raffreddarla.
Anche a livello culinario è tutto al contrario.
Mentre in Europa le tradizioni sono sacre, rituali che coinvolgono pranzi interminabili e canti da osteria, in Australia tutto si concentra attorno a un'unica parola: barbecue. Qui qualunque evento, Natale compreso, può essere facilmente trasformato in una scusa per accendere la griglia e cuocere un pezzo di carne mentre si sorseggia una birra. Scorrono fiumi di salsa barbecue e l'aria si riempie del fumo della carbonella.
Si cucina generalmente carne di manzo, pollo o maiale, ma in alcune occasioni non si risparmiano nemmeno il canguro, l'emù o il coccodrillo. Uno zoo più che un barbecue.
Ma non sono solo le feste di Natale a essere "al contrario" anche le strade girano nell'altro verso. 
Si guida a sinistra, si cambiano le marce con la mano sinistra e la freccia si mette con la leva a destra. Ci vuole un pochino ad abituarsi ma dopo qualche giorno se si guarda un film ambientato in Italia, sembra che le macchine siano nel lato sbagliato della strada.
Si deve comunque prestare sempre molta attenzione, soprattutto quando in lontananza si vede apparire un cartello giallo a forma di rombo che mette in guardia dagli animali che potrebbero attraversare improvvisamente la strada: mucche, canguri, emù, istrici, coccodrilli, tartarughe, uccelli... insomma tutto il menù di un barbecue australiano.
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A sembrare al contrario rispetto ai nostri standard italiani è anche quella che definirei "australianità".
Quell'attitudine, decisamente invidiabile, del fregarsene completamente del giudizio altrui quando si parla di look e abbigliamento.
Da noi si cercano gli abbinamenti di colore, le scarpe adatte all'occasione, l'accessorio che impreziosisce l'outfit.
Qui in Australia si esce tranquillamente in pigiama e soprattutto si cammina scalzi, anche sull'asfalto.
Questa abitudine dell'andare scalzi devo ammettere che, viste le temperature, richiede anche doti da fachiri ma è sicuramente un modo "leggero" di prendere certe situazioni.
Alla fine i grandi marchi della moda sono italiani o francesi, non certo australiani.
Ultima ma non meno importante, è la gestione del pericolo.
Ho perso il conto della quantità di cartelli di avvertimento che ci siamo fermati a leggere da quando siamo qui.
Attenzione ai serpenti, agli squali, alle correnti marine, ai pesci pietra, a sprofondare nella sabbia...
Danger! Danger! Danger!
Diciamo che se sei un minimo ansioso, non è il Paese adatto per te.
Con tutti questi cartelli di pericolo e avvertimento, ci si aspetterebbe gente spaventata e spiaggie deserte.
E invece, l'australiano medio si fa il bagno in mare anche se ci sono gli elicotteri che sorvolano l'acqua per avvistare gli squali.
Guida con la sua auto sulla spiaggia  nonostante il rischio di sprofondare e fa snorkeling rilassato nonostante la corrente.
Forse questa "tranquillità" nonostante i pericoli è l'unico modo per vivere bene in un Paese con animali pericolosi e letali, con temperature che superano ogni limite e una natura che detta tutte le regole.

Forse, a pensarci bene, in Australia non gira proprio nulla al contrario.
Tutto segue una direzione diversa ma scorre comunque nel verso giusto.
Angela (e Paolo)
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