Ballabio: consegnate 12 Medaglie d'Onore alla memoria di deportati e internati
Fare memoria del passato per costruire un futuro (e un presente) migliore. È con questo spirito che, anche quest'anno, la Prefettura di Lecco è tornata a riproporre un momento particolarmente intenso e ricco di significato, quello della consegna delle Medaglie d'Onore alla memoria di ex combattenti, deportati e internati nei lager nazisti ai tempi della Seconda guerra mondiale, le cui storie sono state ricostruite grazie al prezioso contributo dell'Istituto Nastro Azzurro e di altri appassionati di storia del territorio che, in maniera del tutto volontaria, si sono occupati delle ricerche dei documenti necessari alla presentazione della domanda.
Divisa per questa occasione in due tranche, la consegna delle Medaglie - 29 in totale - è iniziata questa mattina a Ballabio, con i parenti dei primi 12 premiati accolti in sala consiliare dal "padrone di casa", il primo cittadino Giovanni Bussola, e dal Prefetto Sergio Pomponio, che domani interverrà poi a Oggiono, nell'auditorium della Scuola media, per la seconda parte della cerimonia con gli altri 17 destinatari del riconoscimento. Presenti anche i sindaci (o i loro rappresentanti) degli altri paesi del circondario di cui erano originari i deportati e/o dove tuttora vivono i loro famigliari.
"Durante la guerra alcune zone sono state più tiranneggiate di altre in termini umani, vuoi perché erano più popolose e ricche di industrie, dunque di manodopera, vuoi perché avevano sviluppato forme più forti di dissenso, come nel caso della Valsassina" ha affermato Sua Eccellenza il Prefetto nel suo discorso introduttivo, dopo il benvenuto del sindaco Giovanni Bussola ai presenti. "La Storia, del resto, spesso obbedisce non a regole razionali, ma piuttosto a logiche difficilmente comprensibili e occasionali. Come occasionali furono le gesta di molti nostri connazionali. Mi spiego meglio: nel pensare al sacrificio di tanti italiani, tra cui coloro che ricordiamo qui oggi, molte volte usiamo termini che richiamano un eroismo che però spesso non c'era, perché non c'era nemmeno la consapevolezza di opporsi a qualcosa: i deportati e gli internati erano persone normalissime, proprio come noi, senza particolari stimoli ideologici. E ciò rende ancora più drammatica la loro testimonianza, perché ci mette di fronte alla naturale spinta della vita alla resistenza al male, che sorge quando si capisce di trovarsi nel momento e nel posto sbagliato della Storia".
"Anche noi - ha proseguito il Prefetto - nella nostra quotidianità cerchiamo di opporci alla violenza, alla sopraffazione, riconoscendo l'altro come nostro simile. E questo è ciò che ci rende umani, che ci fa vedere la straordinarietà del male. Oggi queste Medaglie ci dicono che il percorso da fare è ancora lungo, e che dobbiamo avere sempre più consapevolezza per portare il bene fuori dai confini della nostra vita".
Spazio, dunque, alla vera e propria consegna dei dodici riconoscimenti, di cui si è occupato come detto Sergio Pomponio insieme ai sindaci dei rispettivi paesi di provenienza dei premiati e dei loro famigliari. Di seguito i loro profili.
Bottazzi Luigi, nato ad Abbadia Lariana il 12/03/1923. Nel 1942, diciannovenne, come soldato di leva è stato chiamato alle armi nel 3° Reggimento Autieri di Milano e nel novembre del 1942 è stato aggregato al 1° Reggimento Autieri di Torino come aspirante motorista, poiché era un lavoratore della Moto Guzzi di Mandello. In seguito è stato aggregato al 6° Reggimento Autieri di Bologna, dove è rimasto fino al 30 gennaio del 1943, per frequentare un corso di specializzazione. Il mese successivo, con il 3° Reggimento autieri, è stato mandato in Grecia e dopo l'8 settembre è stato catturato dai tedeschi e deportato in Germania con un lungo viaggio in treno. Quindi internato nello Stammlager VI J di Krefeld Fichtenhain. Il 12 agosto del 1944 da internato divenne lavoratore. Venne liberato il 12 settembre 1945. Riceve la Medaglia la figlia Maria Letizia di Abbadia Lariana.
Pesenti Giovanni, nato Tremezzina (C0) il 2 giugno 1916. Chiamato alle armi l’11 maggio 1938. Tale nel 5°Reggimento Alpini Btg. “Morbegno”. Mandato in congedo il 10 marzo 1939. Richiamato il 7 maggio 1940, nel Btg. Val Intelvi, 5°Alpini, in zona di guerra. Il 2 gennaio 1941 trasferito al 6° Reggimento Alpini Btg. “Verona”, partito per l’Albania sbarcato a Durazzo in territorio in stato di Guerra. Rimpatriato il 5 luglio 1941, sbarcato a Bari e rientrato nel 5° Alpini. Il 20 luglio 1942 partito per la Russia col 5°Alpini, facente parte del Corpo di spedizione italiano. Sopravvissuto alla tragica campagna di Russia. L’8 settembre 1943, è stato catturato dai tedeschi a Fortezza (BZ) e internato in Germania, Linz Donau, Stammlager 398. Rimpatriato il 25 agosto 1945. Riceve la Medaglia il nipote Marco di Abbadia Lariana.
Invernizzi Pietro, nato a Ballabio il 12/06/1920. Di mestiere muratore, viene chiamato alle armi nel marzo del 1940 nel 5° Reggimento Alpini, Battaglione Morbegno. Partecipa alle operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale nel giugno del 1940 e dal novembre del 1940 fino ad aprile del 1941 è sulla frontiera greco-albanese dove viene ferito nella battaglia sul monte Guri i Topit. Viene quindi rimpatriato e ricoverato presso l'ospedale militare di Castiglione Fiorentino, quindi in quello di Arezzo e, successivamente, in quello di Baggio. Dopo essere rientrato nel suo reparto, viene fatto prigioniero dai tedeschi a Merano l'8 settembre 1943 e internato inizialmente in un lager in Sassonia, quindi trasferito nel Brandeburgo. Viene liberato dall'Armata Rossa il 23 aprile 1945 e rimpatriato nel luglio di quell'anno. Riceve la Medaglia il nipote Andrea di Ballabio.
Invernizzi Santino, nato a Barzio l'11 gennaio 1920. Elettricista, è chiamato alle armi nel marzo del 1940 nel 5° Reggimento Alpini, Battaglione Morbegno. Partecipa alle operazioni di guerra contro la Francia e sul fronte greco-albanese. Nel dicembre del 1940 viene ricoverato presso l'ospedale militare di Tirana per congelamento e quindi rimpatriato nel gennaio del 1941. Dopo il ricovero presso gli ospedali di Genova prima, e di Milano poi, viene richiamato presso il 24° Battaglione presidiario con sede a Palmanova. A Belgrado viene fatto prigioniero dai tedeschi il 10 settembre del 1943 e internato in un lager in Sassonia. Viene liberato dall'esercito inglese il 6 aprile del 1945 e rimpatriato presso il Centro alloggio di Pescantina. Riceve la Medaglia il figlio Antonio Pietro di Taceno.
Branchini Enrico, nato a Colico il 22/01/1916. Chiamato alle armi il 12 maggio 1937, arruolato nel 2° Reggimento Artiglieria Alpini. Congedato il 5 settembre 1938. Richiamato alle armi il 6 settembre 1939. Dal 11 /6/1940 al 26/6/1940 partecipa alle Operazioni di Guerra alla Frontiera Occidentale. Dal 19/11/1940 al 23/4/1941, alle operazioni di Guerra svoltesi alla frontiera greco-albanese. Dal 24/7/1942 al 13/2/1943 alle operazioni di guerra svoltesi in Russia col 2°Regg. Art. Alpini, “Gruppo Bergamo” (lo stesso del beato Teresio Olivelli), riportando congelamento di 2° grado, all’alluce e tallone destro. Ricoverato all’Ospedale Militare di Brescia. Dimesso dal luogo di cura e rientrato al corpo. Il 9 settembre 1943 è stato catturato dai tedeschi a Prato Braies (BZ) e internato nei Lager nazisti in Germania, Lipsia Lager IV B. Rimpatriato il 27/8/1945. In data 27 marzo 1971 gli sono state conferite n. 2 “Croci al merito di guerra”, per il ciclo 1940-1941 e per l’internamento in Germania. Autorizzato a fregiarsi del distintivo del periodo bellico 1940-1943 ed apporre sul relativo nastrino n.5 stellette corrispondenti agli anni di Campagna: 1940-41-42-43-44-45. Riceve la Medaglia il nipote Mauro di Colico.
Cresseri Rinaldo, nato a Margno il 6/02/1914. Cuoco e sciatore, viene assegnato al 5° Reggimento alpini come trombettiere. Nel giugno del 1940 partecipa alle operazioni di guerra sulla frontiera occidentale con il Battaglione Valle Intelvi. E' sposato con 3 figli quando viene richiamato alle armi per esigenze di carattere eccezionale e partecipa alla campagna di Russia. Il 9 settembre 1943 nella caserma di San Candido, dopo essersi arreso per ordine dei superiori, viene catturato dai tedeschi, inviato in Germania, internato nello Stammlager IX B di Bad Orb in Assia. E' liberato dall'esercito americano il 2 aprile 1945 e rientra in Italia il 4 agosto presentandosi al Centro alloggio di Como. Riceve la Medaglia la figlia Annunciata di Cortenova.
Badessi Arturo, nato a Lecco il 10/11/1917. Chiamato alle armi il 24 maggio 1938. Tale nel Deposito Guardia Frontiera Misto del Corpo d’Armata di Torino, ed aggregato al 68° Reggimento Fanteria in Novara. L’11 giugno 1940 trasferito al 47° Reggimento Fanteria. Dal 03 gennaio 1941 al 23 aprile 1941, partecipa alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera albanese-greco, col 49° Regg. Fanteria. Il 15 dicembre 1941 nominato Caporale “in detto”. Dal 18 novembre 1942, partecipa alle Operazioni di guerra, svoltesi alla Frontiera scacchiere balcanico, col 49°Fanteria. L’8 settembre 1943, in Albania, venne catturato prigioniero dai tedeschi e avviato nei Lager in territorio germanico, ivi deceduto, il 28 febbraio 1945, nell’Ospedale n.38 di Reni, Russia, Bessarabia. Riceve la Medaglia la nipote Chiara.
Tomasella Luigi, nato a Vittorio Veneto (TV) 26 giugno 1924. Chiamato alle armi il 29 agosto 1943, è assegnato al Deposito 11° Reggimento Genio Udine. Il 9 settembre 1943 è catturato dalle truppe tedesche ed internato nel Campo di concentramento di Hannover-Linden, Germania, ed è liberato dalle truppe alleate il 10 aprile 1945. Riceve la Medaglia la figlia Evita di Lecco.
Cagliani Giosuè Giuseppe, nato a Sartirana Brianza il 7/02/1911. Di professione cameriere, è chiamato alle armi nell'agosto del 1931 nel 7° Reggimento Fanteria e subito mandato in congedo illimitato. Viene richiamato nel settembre del 1935, poi congedato nell'aprile del 1936 e nuovamente richiamato nel dicembre del 1940. Viene fatto prigioniero dei tedeschi a Milano il 12 settembre 1943 e internato nello Stammlager IX A di Ziegenhain. E' liberato dall'Esercito Alleato il 28 aprile 1945 e rimpatriato il 16 agosto 1945 presso il centro alloggio di Pescantina (VR).
Selva Francesco, nato a Introbio il 20/03/1922. Di mestiere falegname, viene chiamato alle armi nel gennaio del 1942 presso il 29° Reggimento Fanteria a Pinerolo e successivamente viene assegnato al 20° Raggruppamento sciatori e destinato in Francia. Ed è proprio in Francia che viene catturato dai tedeschi l'8 settembre del 1943 e internato nello Stammlager XII di Frankental in Renania-Palatinato. Viene liberato dall'esercito americano il 21 marzo del 1945 e rimpatriato il 6 luglio dello stesso anno. Nell'ottobre del 1966 gli viene conferita la Croce al merito di guerra per il periodo bellico e per l'internamento in Germania. Riceve la Medaglia la figlia Matilde di Introbio.
Calcagni Carlo, nato a Verona il 1°/10/1918. Di mestiere arrotino, viene chiamato alle armi nel marzo del 1939 nel 5° Reggimento Alpini, Btg. Morbegno. Nel novembre del 1939 è promosso caporale e nel giugno del 1940 partecipa alle operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale. Dal novembre di quell'anno fino al giugno del 1941 è sul fronte greco-albanese dove viene ferito e quindi rimpatriato. Nel giugno del 1942 viene promosso Caporal Maggiore e il 20 luglio, con il Btg. Tirano, parte per il fronte russo, dal quale ritorna il 15 aprile del 1943. Il 1° agosto è promosso sergente. Viene fatto prigioniero dai tedeschi il 9 settembre del 1943 a Rio di Pusteria (BZ) e internato in Germania nello Stammlager III D di Berlino. E' liberato dall'armata rossa nell'aprile del 1945. Rientra finalmente a casa il 15 giugno di quell'anno. Decorato di Croce al Valor Militare per il fatto d'armi a Squimari il 24 gennaio 1941 e di Medaglia d'Argento al Valor militare per il fatto d'armi del monte Guri i Topit del 4 aprile 1941. Ricevono la Medaglia i figli Antonella, Aurelia e Valerio di Premana.
Mellera Giorgio, nato a Varenna il 26 marzo del 1916, viene chiamato alle armi il 6 ottobre 1937 nel 44° Reggimento Fanteria. Partecipa alle operazioni di guerra contro la Francia dal giugno del 1940 al gennaio 1941, poi sul fronte greco-albanese dal febbraio 1941 all'8 settembre del 1943. Viene fatto prigioniero dai tedeschi a Vula, Grecia, e internato nello Stammlager XIII C di Hammerburg. Viene quindi liberato dall'esercito alleato nell'aprile del 1945 e rimpatriato il 30 luglio di quello stesso anno. Riceve la Medaglia il figlio Giovanni.
Divisa per questa occasione in due tranche, la consegna delle Medaglie - 29 in totale - è iniziata questa mattina a Ballabio, con i parenti dei primi 12 premiati accolti in sala consiliare dal "padrone di casa", il primo cittadino Giovanni Bussola, e dal Prefetto Sergio Pomponio, che domani interverrà poi a Oggiono, nell'auditorium della Scuola media, per la seconda parte della cerimonia con gli altri 17 destinatari del riconoscimento. Presenti anche i sindaci (o i loro rappresentanti) degli altri paesi del circondario di cui erano originari i deportati e/o dove tuttora vivono i loro famigliari.
"Durante la guerra alcune zone sono state più tiranneggiate di altre in termini umani, vuoi perché erano più popolose e ricche di industrie, dunque di manodopera, vuoi perché avevano sviluppato forme più forti di dissenso, come nel caso della Valsassina" ha affermato Sua Eccellenza il Prefetto nel suo discorso introduttivo, dopo il benvenuto del sindaco Giovanni Bussola ai presenti. "La Storia, del resto, spesso obbedisce non a regole razionali, ma piuttosto a logiche difficilmente comprensibili e occasionali. Come occasionali furono le gesta di molti nostri connazionali. Mi spiego meglio: nel pensare al sacrificio di tanti italiani, tra cui coloro che ricordiamo qui oggi, molte volte usiamo termini che richiamano un eroismo che però spesso non c'era, perché non c'era nemmeno la consapevolezza di opporsi a qualcosa: i deportati e gli internati erano persone normalissime, proprio come noi, senza particolari stimoli ideologici. E ciò rende ancora più drammatica la loro testimonianza, perché ci mette di fronte alla naturale spinta della vita alla resistenza al male, che sorge quando si capisce di trovarsi nel momento e nel posto sbagliato della Storia".
"Anche noi - ha proseguito il Prefetto - nella nostra quotidianità cerchiamo di opporci alla violenza, alla sopraffazione, riconoscendo l'altro come nostro simile. E questo è ciò che ci rende umani, che ci fa vedere la straordinarietà del male. Oggi queste Medaglie ci dicono che il percorso da fare è ancora lungo, e che dobbiamo avere sempre più consapevolezza per portare il bene fuori dai confini della nostra vita".
Spazio, dunque, alla vera e propria consegna dei dodici riconoscimenti, di cui si è occupato come detto Sergio Pomponio insieme ai sindaci dei rispettivi paesi di provenienza dei premiati e dei loro famigliari. Di seguito i loro profili.
Bottazzi Luigi, nato ad Abbadia Lariana il 12/03/1923. Nel 1942, diciannovenne, come soldato di leva è stato chiamato alle armi nel 3° Reggimento Autieri di Milano e nel novembre del 1942 è stato aggregato al 1° Reggimento Autieri di Torino come aspirante motorista, poiché era un lavoratore della Moto Guzzi di Mandello. In seguito è stato aggregato al 6° Reggimento Autieri di Bologna, dove è rimasto fino al 30 gennaio del 1943, per frequentare un corso di specializzazione. Il mese successivo, con il 3° Reggimento autieri, è stato mandato in Grecia e dopo l'8 settembre è stato catturato dai tedeschi e deportato in Germania con un lungo viaggio in treno. Quindi internato nello Stammlager VI J di Krefeld Fichtenhain. Il 12 agosto del 1944 da internato divenne lavoratore. Venne liberato il 12 settembre 1945. Riceve la Medaglia la figlia Maria Letizia di Abbadia Lariana.
Pesenti Giovanni, nato Tremezzina (C0) il 2 giugno 1916. Chiamato alle armi l’11 maggio 1938. Tale nel 5°Reggimento Alpini Btg. “Morbegno”. Mandato in congedo il 10 marzo 1939. Richiamato il 7 maggio 1940, nel Btg. Val Intelvi, 5°Alpini, in zona di guerra. Il 2 gennaio 1941 trasferito al 6° Reggimento Alpini Btg. “Verona”, partito per l’Albania sbarcato a Durazzo in territorio in stato di Guerra. Rimpatriato il 5 luglio 1941, sbarcato a Bari e rientrato nel 5° Alpini. Il 20 luglio 1942 partito per la Russia col 5°Alpini, facente parte del Corpo di spedizione italiano. Sopravvissuto alla tragica campagna di Russia. L’8 settembre 1943, è stato catturato dai tedeschi a Fortezza (BZ) e internato in Germania, Linz Donau, Stammlager 398. Rimpatriato il 25 agosto 1945. Riceve la Medaglia il nipote Marco di Abbadia Lariana.
Invernizzi Pietro, nato a Ballabio il 12/06/1920. Di mestiere muratore, viene chiamato alle armi nel marzo del 1940 nel 5° Reggimento Alpini, Battaglione Morbegno. Partecipa alle operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale nel giugno del 1940 e dal novembre del 1940 fino ad aprile del 1941 è sulla frontiera greco-albanese dove viene ferito nella battaglia sul monte Guri i Topit. Viene quindi rimpatriato e ricoverato presso l'ospedale militare di Castiglione Fiorentino, quindi in quello di Arezzo e, successivamente, in quello di Baggio. Dopo essere rientrato nel suo reparto, viene fatto prigioniero dai tedeschi a Merano l'8 settembre 1943 e internato inizialmente in un lager in Sassonia, quindi trasferito nel Brandeburgo. Viene liberato dall'Armata Rossa il 23 aprile 1945 e rimpatriato nel luglio di quell'anno. Riceve la Medaglia il nipote Andrea di Ballabio.
Invernizzi Santino, nato a Barzio l'11 gennaio 1920. Elettricista, è chiamato alle armi nel marzo del 1940 nel 5° Reggimento Alpini, Battaglione Morbegno. Partecipa alle operazioni di guerra contro la Francia e sul fronte greco-albanese. Nel dicembre del 1940 viene ricoverato presso l'ospedale militare di Tirana per congelamento e quindi rimpatriato nel gennaio del 1941. Dopo il ricovero presso gli ospedali di Genova prima, e di Milano poi, viene richiamato presso il 24° Battaglione presidiario con sede a Palmanova. A Belgrado viene fatto prigioniero dai tedeschi il 10 settembre del 1943 e internato in un lager in Sassonia. Viene liberato dall'esercito inglese il 6 aprile del 1945 e rimpatriato presso il Centro alloggio di Pescantina. Riceve la Medaglia il figlio Antonio Pietro di Taceno.
Branchini Enrico, nato a Colico il 22/01/1916. Chiamato alle armi il 12 maggio 1937, arruolato nel 2° Reggimento Artiglieria Alpini. Congedato il 5 settembre 1938. Richiamato alle armi il 6 settembre 1939. Dal 11 /6/1940 al 26/6/1940 partecipa alle Operazioni di Guerra alla Frontiera Occidentale. Dal 19/11/1940 al 23/4/1941, alle operazioni di Guerra svoltesi alla frontiera greco-albanese. Dal 24/7/1942 al 13/2/1943 alle operazioni di guerra svoltesi in Russia col 2°Regg. Art. Alpini, “Gruppo Bergamo” (lo stesso del beato Teresio Olivelli), riportando congelamento di 2° grado, all’alluce e tallone destro. Ricoverato all’Ospedale Militare di Brescia. Dimesso dal luogo di cura e rientrato al corpo. Il 9 settembre 1943 è stato catturato dai tedeschi a Prato Braies (BZ) e internato nei Lager nazisti in Germania, Lipsia Lager IV B. Rimpatriato il 27/8/1945. In data 27 marzo 1971 gli sono state conferite n. 2 “Croci al merito di guerra”, per il ciclo 1940-1941 e per l’internamento in Germania. Autorizzato a fregiarsi del distintivo del periodo bellico 1940-1943 ed apporre sul relativo nastrino n.5 stellette corrispondenti agli anni di Campagna: 1940-41-42-43-44-45. Riceve la Medaglia il nipote Mauro di Colico.
Cresseri Rinaldo, nato a Margno il 6/02/1914. Cuoco e sciatore, viene assegnato al 5° Reggimento alpini come trombettiere. Nel giugno del 1940 partecipa alle operazioni di guerra sulla frontiera occidentale con il Battaglione Valle Intelvi. E' sposato con 3 figli quando viene richiamato alle armi per esigenze di carattere eccezionale e partecipa alla campagna di Russia. Il 9 settembre 1943 nella caserma di San Candido, dopo essersi arreso per ordine dei superiori, viene catturato dai tedeschi, inviato in Germania, internato nello Stammlager IX B di Bad Orb in Assia. E' liberato dall'esercito americano il 2 aprile 1945 e rientra in Italia il 4 agosto presentandosi al Centro alloggio di Como. Riceve la Medaglia la figlia Annunciata di Cortenova.
Badessi Arturo, nato a Lecco il 10/11/1917. Chiamato alle armi il 24 maggio 1938. Tale nel Deposito Guardia Frontiera Misto del Corpo d’Armata di Torino, ed aggregato al 68° Reggimento Fanteria in Novara. L’11 giugno 1940 trasferito al 47° Reggimento Fanteria. Dal 03 gennaio 1941 al 23 aprile 1941, partecipa alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera albanese-greco, col 49° Regg. Fanteria. Il 15 dicembre 1941 nominato Caporale “in detto”. Dal 18 novembre 1942, partecipa alle Operazioni di guerra, svoltesi alla Frontiera scacchiere balcanico, col 49°Fanteria. L’8 settembre 1943, in Albania, venne catturato prigioniero dai tedeschi e avviato nei Lager in territorio germanico, ivi deceduto, il 28 febbraio 1945, nell’Ospedale n.38 di Reni, Russia, Bessarabia. Riceve la Medaglia la nipote Chiara.
Tomasella Luigi, nato a Vittorio Veneto (TV) 26 giugno 1924. Chiamato alle armi il 29 agosto 1943, è assegnato al Deposito 11° Reggimento Genio Udine. Il 9 settembre 1943 è catturato dalle truppe tedesche ed internato nel Campo di concentramento di Hannover-Linden, Germania, ed è liberato dalle truppe alleate il 10 aprile 1945. Riceve la Medaglia la figlia Evita di Lecco.
Cagliani Giosuè Giuseppe, nato a Sartirana Brianza il 7/02/1911. Di professione cameriere, è chiamato alle armi nell'agosto del 1931 nel 7° Reggimento Fanteria e subito mandato in congedo illimitato. Viene richiamato nel settembre del 1935, poi congedato nell'aprile del 1936 e nuovamente richiamato nel dicembre del 1940. Viene fatto prigioniero dei tedeschi a Milano il 12 settembre 1943 e internato nello Stammlager IX A di Ziegenhain. E' liberato dall'Esercito Alleato il 28 aprile 1945 e rimpatriato il 16 agosto 1945 presso il centro alloggio di Pescantina (VR).
Selva Francesco, nato a Introbio il 20/03/1922. Di mestiere falegname, viene chiamato alle armi nel gennaio del 1942 presso il 29° Reggimento Fanteria a Pinerolo e successivamente viene assegnato al 20° Raggruppamento sciatori e destinato in Francia. Ed è proprio in Francia che viene catturato dai tedeschi l'8 settembre del 1943 e internato nello Stammlager XII di Frankental in Renania-Palatinato. Viene liberato dall'esercito americano il 21 marzo del 1945 e rimpatriato il 6 luglio dello stesso anno. Nell'ottobre del 1966 gli viene conferita la Croce al merito di guerra per il periodo bellico e per l'internamento in Germania. Riceve la Medaglia la figlia Matilde di Introbio.
Calcagni Carlo, nato a Verona il 1°/10/1918. Di mestiere arrotino, viene chiamato alle armi nel marzo del 1939 nel 5° Reggimento Alpini, Btg. Morbegno. Nel novembre del 1939 è promosso caporale e nel giugno del 1940 partecipa alle operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale. Dal novembre di quell'anno fino al giugno del 1941 è sul fronte greco-albanese dove viene ferito e quindi rimpatriato. Nel giugno del 1942 viene promosso Caporal Maggiore e il 20 luglio, con il Btg. Tirano, parte per il fronte russo, dal quale ritorna il 15 aprile del 1943. Il 1° agosto è promosso sergente. Viene fatto prigioniero dai tedeschi il 9 settembre del 1943 a Rio di Pusteria (BZ) e internato in Germania nello Stammlager III D di Berlino. E' liberato dall'armata rossa nell'aprile del 1945. Rientra finalmente a casa il 15 giugno di quell'anno. Decorato di Croce al Valor Militare per il fatto d'armi a Squimari il 24 gennaio 1941 e di Medaglia d'Argento al Valor militare per il fatto d'armi del monte Guri i Topit del 4 aprile 1941. Ricevono la Medaglia i figli Antonella, Aurelia e Valerio di Premana.
Mellera Giorgio, nato a Varenna il 26 marzo del 1916, viene chiamato alle armi il 6 ottobre 1937 nel 44° Reggimento Fanteria. Partecipa alle operazioni di guerra contro la Francia dal giugno del 1940 al gennaio 1941, poi sul fronte greco-albanese dal febbraio 1941 all'8 settembre del 1943. Viene fatto prigioniero dai tedeschi a Vula, Grecia, e internato nello Stammlager XIII C di Hammerburg. Viene quindi liberato dall'esercito alleato nell'aprile del 1945 e rimpatriato il 30 luglio di quello stesso anno. Riceve la Medaglia il figlio Giovanni.
B.P.