Gabrielli a Lecco con il PD: 'se i cittadini si sentono insicuri una risposta va data'

«La sicurezza è un bene comune ed è un argomento che presuppone una condivisione e non un tema per sguaiate campagne elettorale». Con alcuni punti fermi che sono scritti nella Costituzione: «L’ordine e la sicurezza pubblici sono competenza dello Stato. L’autorità nazionale di pubblica sicurezza è il ministro dell’Interno, rappresentato sul territorio dal prefetto e poi dal questore. E non dal sindaco. Compito dei Comuni è quello di garantire la fruizione dei luoghi pubblici che significa le zone degradate». Così Franco Gabrielli – già capo della Polizia di Stato, direttore del Sisde, sottosegretario nel governo Draghi e ora delegato alla sicurezza del Comune di Milano – all’incontro promosso dal Partito democratico e tenutosi ieri sera al centro civico Pertini e dedicato al tema “Lecco SiCura: sicurezza, prevenzione, coesione sociale”.
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Un’iniziativa – ha sottolineato il segretario del Pd lecchese Fausto Crimella – per dire che quella della sicurezza «non è materia che lasciamo ad altri» anche se «diverse sono le soluzione che proponiamo».
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Fausto Crimella

Parte dunque da uno dei temi caldi una serie di incontri pubblici che il Pd organizzerà da qui alle elezioni amministrative della primavera del 2026. E la cronaca degli ultimi anni, si sa, ha fatto registrare una serie di episodi in città che hanno generato apprensione e allarme tra i cittadini, diventando inevitabilmente terreno di scontro politico con la stessa amministrazione comunale messa sotto accusa dai gruppi dell’opposizione di centrodestra. In malafede, la tesi del Pd, constatato che da due anni il ministro dell’interno è un esponente del centrodestra e che la stessa Regione Lombardia governata dal centrodestra taglia drasticamente i fondi destinati proprio alla sicurezza.
Alla serata di ieri con Gabrielli, sono intervenuti l’assessore Simona Piazza, tra le cui deleghe vi è proprio la sicurezza e il consigliere regionale democratico Gianmario Fragomeli, con la moderazione della consigliere comunale Anna Sanseverino, mentre il sindaco Mauro Gattinoni e il segretario Crimella hanno aperto l’incontro portando i saluti all’ospite.
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Mauro Gattinoni

«Vogliamo parlare di sicurezza con competenza e non per slogan» ha esordito Gattinoni, ricordando come la serie di episodi che hanno avuto come epicentro la stazione ferroviaria «c’è chi chiede l’intervento dell’esercito e chiedo a Gabrielli se sia una soluzione corretta». Da parte sua, il sindaco ha anche ricordato come la nostra città debba anche fare i conti con le infiltrazioni mafiose: «Lecco è la patria del clan Coco Trovato; recentemente è stato chiuso il circolo “Farfallino” che era un circolo Arci. Figuriamoci dove siamo arrivati, nell’indifferenza generale». Richiamando poi l’attenzione appunto sulla questione delle competenze che i cittadini non conoscono esattamente.
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Simona Piazza

L’assessore Piazza si è concentrata sui “numeri”, sui dati ufficiali, per dire che «Lecco è una città sicura. Nel 2024 i reati sono calati del 10% rispetto all’anno precedente; scendono le lesioni e i danneggiamenti, sono aumentati del 4% i furti e crescono anche i reati contro il patrimonio. In classifica siamo al 69° posto in quanto a reati. Ciò non toglie – è quindi entrata in argomento Piazza – che se si parla di sicurezza percepita, la situazione è completamente diversa: i cittadini sono preoccupati. «E’ un fenomeno complesso – ha aggiunto - Ci sono criticità che non vanno negate o sottovalutate. Ma oggi non possiamo parlare di allarme. In alcuni casi si tratta di reati, in altri di comportamenti che non sono reati e che quindi hanno bisogno di risposte differenti dalla semplice repressione. Si tratta di sacche di marginalità che conosciamo. Ma creare allarmismo fa male, non tanto al Comune, quanto ai cittadini. Ma se la repressione non è l’unica risposta, va comunque accresciuto il controllo da parte delle forze dell’ordine e, al di là degli slogan, devono arrivare uomini per garantire più presìdi. Ma occorrono anche risposte sovraterritoriali. Dal punto di vista giudiziario, per esempio, con pene certe».
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Da parte sua – ha proseguito l’assessore – il Comune ha fatto tanto: «Ha cooperato con il coordinamento provinciale della sicurezza pubblica con servizi di ordine pubblico in alcune zone critiche, nel 2023 ha approvato un regolamento di polizia urbana che dà qualche strumento in più alla polizia locale. E ci sono poi le ordinanze del sindaco, l’adesione al progetto “stazioni sicure” e al “progetto smart” regionale mettendosi in rete con altre polizie locali, anche se si tratta di progetti che hanno un limite perché si basano sulle ore straordinarie del personale e quelle non sono illimitate. Sono stati incrementate le telecamere, aggiornato il parco auto della polizia locale, promossi corsi di formazione, acquistata nuova tecnologia»
Era stato anche avviato il progetto di “street tutor”, una via di mezzo tra il mediatore il sorvegliante, in grado di prevenire situazioni a rischio o di far intervenire le forze dell’ordine in caso di bisogno, un progetto poi fermatosi perché si tratta di una figura non prevista dalle leggi regionali. 
Infine, la rigenerazione urbana , il recupero di aree abbandonate: «A lungo i cittadini hanno segnalato le situazioni della “Piccola”. Ora quell’area è in fase di recupero»
«E’ sufficiente? Evidentemente no – si è risposta - se i cittadini chiedono di più. Ma occorre far comprendere che è importante denunciare alle forze dell’ordine perché è solo sui dati delle denunce che si può delineare una strategia di intervento».
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Gianmario Fragomeli

Il consigliere regionale Fragomeli ha invece polemizzato con il governo regionale che «si sciacqua la bocca coi temi della sicurezza» e poi destina al settore lo 0,012 per cento del bilancio regionale che è di 35 miliardi di euro. Per la sicurezza per il prossimo anno saranno stanziati 4 milioni di euro, scendendo dai 10 di quest’annuo. E’ un tema prioritario e se da parte nostra non dobbiamo derubricarlo come magari abbiamo fatto in passato, non è però nemmeno possibile scaricare tutto sui sindaci, come invece fanno la regione e il suo assessore alla sicurezza Romano La Russa che si occupa solo di attaccare il centrosinistra e il Pd: colpevolizzano tutti tranne se stessi. Per esempio: sul tema dalla coesione hanno previsto un bando di 8 milioni di fondi europei, la legge è di gennaio ma fino a oggi ben pochi di quei soldi sono arrivati ai Comuni. La realtà è che loro non vogliono affrontare seriamente il tema della sicurezza, quella della destra è soltanto propaganda».
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Franco Gabrielli

Quindi, la parola a Gabrielli che ha appunto aperto ricordando come la sicurezza sia un diritto, un bene comune e soprattutto che riguarda le fasce deboli. Spesso – ha continuato – la sinistra ha guardato a questi temi come al retaggio di una visione securitaria. Però, «sono argomenti che presuppongono una condivisione, che non siano occasione di sguaiate campagne elettorali alimentando da un lato il mercato della paura e dall’altro quello delle risposte semplici».
«In realtà – ha proseguito – non esiste la sicurezza oggettiva. Tutt’al più una sicurezza rilevata (dalle denunce). E bisogna anche diffidare dalle classifiche: ne ho vista una recente in cui, tolta Roma che è un caso a parte, nelle prime dieci posizioni, la città più a Sud era Livorno. Qualcosa non torna. E’ che al Sud certi reati non si denunciano nemmeno più. Abolirei l’espressione “sicurezza percepita”, ma se i cittadini si sentono insicuri una risposta va data. Bisogna capire perché e bisogna che i cittadini sappiano chi fa cosa: l’ordine e la sicurezza pubblici sono competenza dello Stato, l’autorità nazionale di pubblica sicurezza è il ministro dell’Interno e sul territorio è rappresentato dal prefetto e dal questore, non dal sindaco. E la richiesta dell’esercito è solo fumo negli occhi. In un’azienda, quale imprenditore assumerebbe degli ingegneri per fargli fare i portinai? Il problema è che sulla carta esiste un coordinamento che fa capo al prefetto, ma ciò è possibile sono se i coordinati sono disposti a farsi coordinare. Siccome non vogliono risolvere quel problema, allora si dice di utilizzare l’esercito. Che non ha un’incidenza reale, anzi da un’indagine è risultato che la sua presenza aumenta la percezione di insicurezza. Compito dei Comuni è invece il recupero delle aree degradate».
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C’è poi un convitato di pietra – il prosieguo di Gabrielli – che è l’immigrazione. Affrontato con cori da curva di uno stadio. Non siamo ancora alle banlieu, ma ci stiamo arrivando, ma la cosa grave è che il dibattito è polarizzato tra buonisti e cattivisti e così nessuno affronta il tema. Siamo nel pieno di una transizione demografica: siamo il Paese più vecchio al mondo, stiamo deantropizzando il territorio e i nuovi italiani arriveranno comunque se non vogliamo soccombere, piaccia o non piaccia. E non basta dire che occorre fare più figli, quello è un fatto culturale, richiede tempi lunghi. Guardiamo alla Cina che aveva adottato la politica del figlio unico e ora, con il calo di pil, sta cercando di invertire la tendenza. Ed è l’unica possibilità anche per noi: invertire la tendenza, ma non come abbiamo fatto in questi anni. E’ indubbio che un terzo dei detenuti è straniero, è indubbio che alcuni reati coinvolgono soprattutto gli stranieri, è indubbio che le carceri minorili sono al collasso soprattutto per i minori stranieri non accompagnati. Ma a che serve aumentare i reati e inasprire le pene? A che serve una politica muscolare? In carcere, i posti disponibili sono 46mila, ma i detenuti sono 61mila. A fronte dei quali ci sono altre 90mila persone con pene alternative e ulteriori 90mila con la pena sospesa. Ma anche in questo caso servirebbe condivisione, occorrerebbe farla diventare una questione di tutti. Forse è necessario un ministro delle politiche migratorie e garantire flussi leciti, rimpatri e integrazione».
D.C.
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