Sindaci lecchesi in Sant'Ambrogio per il Discorso di Delpini
"Lasciate riposare la terra - Il Giubileo 2025, tempo propizio per una società amica del futuro”: questo il titolo del Discorso alla Città e alla Diocesi che l’Arcivescovo di Milano, ha pronunciato ieri sera alle ore 18 nella Basilica di Sant’Ambrogio, durante i Vespri per la solennità del santo patrono del capoluogo.
In fascia tricolore, con tanti altri colleghi da tutta la Lombardia, ad ascoltare il tradizionale intervento di Monsignor Delpini c'era, come ogni anno, anche una delegazione di sindaci del lecchese, alcuni dei quali alla loro "prima" meneghina, come Cesare Colombo di Valmadrera e Luca Marsigli di Annone, eletti soltanto lo scorso giugno. Anche i "nostri" primi cittadini, sono stati toccati le parole dell'Arcivescovo che nel proprio intervento ha snocciolato una serie di "stanchezze" legate all'uomo e alla Città.
In particolare il passaggio "La gente non è stanca dell’amministrazione, dei servizi pubblici, delle forze dell’ordine, della politica, perché è convinta che la vita comune abbia bisogno di essere regolata, vigilata, organizzata.La gente è stanca, invece, di una politica che si presenta come una successione irritante di battibecchi, di una gestione miope della cosa pubblica. La gente è stanca di servizi pubblici che costringono a ricorrere al privato, di un’amministrazione che non sa valorizzare le risorse della società civile, le iniziative della comunità per l’educazione, l’assistenza, l’edilizia, la sanità. La gente è stanca del pettegolezzo che squalifica le persone".
Delpini ha anche aggiunto: "Gli amministratori locali sono i più vicini alla concretezza della vita delle persone, alle loro difficoltà e ai loro desideri; il loro compito è spesso arduo e la loro speranza può essere messa alla prova. Chiediamo il dono di una rinnovata capacità di corresponsabilità da parte di tutti, perché chi amministra non sia solo oggetto di attese e pretese. E Chiediamo il dono del discernimento per chi ha la responsabilità di prendere decisioni. Perché insieme si possa camminare nella direzione del sollievo che un futuro buono reclama".
Per leggere il testo integrale del Discorso alla Città e alla Diocesi clicca qui.
In fascia tricolore, con tanti altri colleghi da tutta la Lombardia, ad ascoltare il tradizionale intervento di Monsignor Delpini c'era, come ogni anno, anche una delegazione di sindaci del lecchese, alcuni dei quali alla loro "prima" meneghina, come Cesare Colombo di Valmadrera e Luca Marsigli di Annone, eletti soltanto lo scorso giugno. Anche i "nostri" primi cittadini, sono stati toccati le parole dell'Arcivescovo che nel proprio intervento ha snocciolato una serie di "stanchezze" legate all'uomo e alla Città.
In particolare il passaggio "La gente non è stanca dell’amministrazione, dei servizi pubblici, delle forze dell’ordine, della politica, perché è convinta che la vita comune abbia bisogno di essere regolata, vigilata, organizzata.La gente è stanca, invece, di una politica che si presenta come una successione irritante di battibecchi, di una gestione miope della cosa pubblica. La gente è stanca di servizi pubblici che costringono a ricorrere al privato, di un’amministrazione che non sa valorizzare le risorse della società civile, le iniziative della comunità per l’educazione, l’assistenza, l’edilizia, la sanità. La gente è stanca del pettegolezzo che squalifica le persone".
Delpini ha anche aggiunto: "Gli amministratori locali sono i più vicini alla concretezza della vita delle persone, alle loro difficoltà e ai loro desideri; il loro compito è spesso arduo e la loro speranza può essere messa alla prova. Chiediamo il dono di una rinnovata capacità di corresponsabilità da parte di tutti, perché chi amministra non sia solo oggetto di attese e pretese. E Chiediamo il dono del discernimento per chi ha la responsabilità di prendere decisioni. Perché insieme si possa camminare nella direzione del sollievo che un futuro buono reclama".
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