Lecco: presidio per dire basta al genocidio nella Striscia di Gaza
Sabato pomeriggio, in Piazza XX Settembre a Lecco, il Coordinamento Lecchese Stop al Genocidio ha organizzato un presidio per denunciare l'immensa tragedia umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, chiedendo a gran voce un cessate il fuoco immediato. L’evento ha unito diversi attivisti, membri del comitato e cittadini, con striscioni e interventi che hanno messo in luce i dati tragici evidenziando le proporzioni immense della crisi umanitaria in quei luoghi.
Secondo le autorità sanitarie palestinesi e fonti dell’ONU la crisi ha ormai raggiunto proporzioni devastanti. "Oltre 43.846 persone sono state uccise, di cui più di 17.000 sono bambini" hanno dichiarato gli attivisti, sottolineando che "a questo numero si aggiungono circa 20.000 persone non identificate, sepolte sotto le macerie." I feriti, hanno proseguito, "sono 103.740, molti dei quali con lesioni permanenti, mentre 993 medici, 85 membri della protezione civile e 152 dipendenti delle Nazioni Unite hanno perso la vita nei bombardamenti." L’attenzione è stata poi posta sulla drammatica condizione vissuta dagli sfollati: "La maggior parte dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza è stata costretta a fuggire dalle proprie case, spesso più volte, verso aree che vengono definite ‘sicure’ ma che poi vengono ugualmente bombardate."
Sul piano sanitario, la situazione è altrettanto critica: "Solo 10 dei 36 ospedali della Striscia sono parzialmente funzionanti" hanno spiegato gli organizzatori, aggiungendo che "la mancanza di carburante, acqua potabile e forniture mediche è cronica. Inoltre, 130 ambulanze sono state distrutte o danneggiate." Il 75% della popolazione soffre di malattie infettive e ferite non curate, "mentre la poliomielite, debellata da 25 anni, è tornata a manifestarsi."
Dal punto di vista economico e ambientale, il quadro non è meno desolante. "Il 68% dei terreni agricoli è stato reso inutilizzabile dai bombardamenti," hanno affermato. "Anche la pesca, una risorsa vitale per la sicurezza alimentare, è stata gravemente compromessa." I danni alle infrastrutture, hanno aggiunto, sono continui: "Scuole e ospedali vengono colpiti in media ogni due giorni, mentre i punti di distribuzione degli aiuti vengono attaccati ogni settimana."
Il presidio ha anche puntato il dito contro l’industria bellica internazionale, concentrandosi su quella italiana e in particolare quella lecchese. "Tra il 2019 e il 2023, l’Italia ha aumentato le esportazioni di armi dell’86%, il tasso di crescita più alto al mondo," hanno dichiarato, citando i dati dell’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI). "Nel 2024 il budget italiano per la difesa toccherà i 28 miliardi di euro, destinati a salire a 32 miliardi nei prossimi anni." Guardando alla realtà industriale lecchese invece: "La Fiocchi Munizioni SPA realizza proiettili e granate esportati in tutto il mondo, compresi i conflitti in Egitto e Albania" hanno affermato. "Altre aziende, come la Simecon a Lecco, la FB Design con un cantiere navale a Valmadrera, Telespazio a Gera Lario, Elemaster a Lomagna, Der Gom di Garbagnate, Kong di Monte Marenzo e tante altre attività. La trasformazione dell’economica civile in economia di guerra è già una terribile realtà, e in Italia la nostra piccola provincia lecchese è la prima per esportazione di armi e munizioni in Israele, sia nell’ultimo trimestre 2023 che nel 2024.”
"Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questa immensa tragedia, a cui l’Occidente contribuisce attivamente, complici anche i canali di informazione televisivi ed i giornali” hanno concluso gli attivisti. "Le cifre parlano chiaro: la devastazione e il dramma umano impongono un cessate il fuoco immediato e permanente. La comunità internazionale, compresa l’Italia, ha il dovere morale e politico di agire."
Il presidio è proseguito fino a sera e gli organizzatori hanno continuato a lanciare un appello alla cittadinanza per un coinvolgimento attivo e consapevole. "È necessario mantenere alta l’attenzione, anche a livello locale, perché il silenzio è complicità" hanno dichiarato. "Invitiamo tutti i cittadini a partecipare ai prossimi presidi e manifestazioni per chiedere giustizia e la fine di questa immensa tragedia.”
Il presidio si è concluso con un momento di riflessione collettiva e un accorato appello alle istituzioni italiane ed europee affinché interrompano ogni sostegno diretto o indiretto alla produzione e al commercio di armi. "Siamo convinti che il cambiamento debba partire anche da noi: fare sensibilizzazione e corretta informazione nelle nostre comunità sono passi fondamentali.”
Secondo le autorità sanitarie palestinesi e fonti dell’ONU la crisi ha ormai raggiunto proporzioni devastanti. "Oltre 43.846 persone sono state uccise, di cui più di 17.000 sono bambini" hanno dichiarato gli attivisti, sottolineando che "a questo numero si aggiungono circa 20.000 persone non identificate, sepolte sotto le macerie." I feriti, hanno proseguito, "sono 103.740, molti dei quali con lesioni permanenti, mentre 993 medici, 85 membri della protezione civile e 152 dipendenti delle Nazioni Unite hanno perso la vita nei bombardamenti." L’attenzione è stata poi posta sulla drammatica condizione vissuta dagli sfollati: "La maggior parte dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza è stata costretta a fuggire dalle proprie case, spesso più volte, verso aree che vengono definite ‘sicure’ ma che poi vengono ugualmente bombardate."
Sul piano sanitario, la situazione è altrettanto critica: "Solo 10 dei 36 ospedali della Striscia sono parzialmente funzionanti" hanno spiegato gli organizzatori, aggiungendo che "la mancanza di carburante, acqua potabile e forniture mediche è cronica. Inoltre, 130 ambulanze sono state distrutte o danneggiate." Il 75% della popolazione soffre di malattie infettive e ferite non curate, "mentre la poliomielite, debellata da 25 anni, è tornata a manifestarsi."
Dal punto di vista economico e ambientale, il quadro non è meno desolante. "Il 68% dei terreni agricoli è stato reso inutilizzabile dai bombardamenti," hanno affermato. "Anche la pesca, una risorsa vitale per la sicurezza alimentare, è stata gravemente compromessa." I danni alle infrastrutture, hanno aggiunto, sono continui: "Scuole e ospedali vengono colpiti in media ogni due giorni, mentre i punti di distribuzione degli aiuti vengono attaccati ogni settimana."
Il presidio ha anche puntato il dito contro l’industria bellica internazionale, concentrandosi su quella italiana e in particolare quella lecchese. "Tra il 2019 e il 2023, l’Italia ha aumentato le esportazioni di armi dell’86%, il tasso di crescita più alto al mondo," hanno dichiarato, citando i dati dell’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI). "Nel 2024 il budget italiano per la difesa toccherà i 28 miliardi di euro, destinati a salire a 32 miliardi nei prossimi anni." Guardando alla realtà industriale lecchese invece: "La Fiocchi Munizioni SPA realizza proiettili e granate esportati in tutto il mondo, compresi i conflitti in Egitto e Albania" hanno affermato. "Altre aziende, come la Simecon a Lecco, la FB Design con un cantiere navale a Valmadrera, Telespazio a Gera Lario, Elemaster a Lomagna, Der Gom di Garbagnate, Kong di Monte Marenzo e tante altre attività. La trasformazione dell’economica civile in economia di guerra è già una terribile realtà, e in Italia la nostra piccola provincia lecchese è la prima per esportazione di armi e munizioni in Israele, sia nell’ultimo trimestre 2023 che nel 2024.”
"Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questa immensa tragedia, a cui l’Occidente contribuisce attivamente, complici anche i canali di informazione televisivi ed i giornali” hanno concluso gli attivisti. "Le cifre parlano chiaro: la devastazione e il dramma umano impongono un cessate il fuoco immediato e permanente. La comunità internazionale, compresa l’Italia, ha il dovere morale e politico di agire."
Il presidio è proseguito fino a sera e gli organizzatori hanno continuato a lanciare un appello alla cittadinanza per un coinvolgimento attivo e consapevole. "È necessario mantenere alta l’attenzione, anche a livello locale, perché il silenzio è complicità" hanno dichiarato. "Invitiamo tutti i cittadini a partecipare ai prossimi presidi e manifestazioni per chiedere giustizia e la fine di questa immensa tragedia.”
Il presidio si è concluso con un momento di riflessione collettiva e un accorato appello alle istituzioni italiane ed europee affinché interrompano ogni sostegno diretto o indiretto alla produzione e al commercio di armi. "Siamo convinti che il cambiamento debba partire anche da noi: fare sensibilizzazione e corretta informazione nelle nostre comunità sono passi fondamentali.”
Sa.A.