Lecco, San Nicolò: la città ringrazia e premia i suoi benemeriti

Appuntamento tradizionale, «ma non retorico» come ha voluto sottolineare il sindaco Mauro Gattinoni, con la consegna delle benemerenze civiche in occasione della festa patronale di San Nicolò, momento maggiormente significativo degli appuntamenti civili della ricorrenza religiosa in calendario per il prossimo venerdì.
Questa mattina, il ritrovo è stato al centro civico Pertini di Germanedo, con la speranza, secondo il sindaco una certezza, che il prossimo anno la cerimonia possa avvenire nella cornice del Teatro della Società finalmente restituito ai cittadini.
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Nel suo discorso ufficiale, il sindaco si è soffermato sui tanti (cinquanta) cantieri aperti che sono testimonianza della città che cambia e che va incontro il futuro perché «in un mondo interdipendente tutto “precipita” in un “qui e ora” urbano» ed è appunto una sfida per la città. E «Lecco è una città in trasformazione perché ha scelto di dare risposte alle domande del mondo contemporaneo» declinate nella serie di interventi effettuati e in corso sul fronte dell’ambiente (il teleriscaldamento, i bus elettrici, la sistemazione degli argini dei torrenti), della scuola (la sistemazione di “Carducci” e “De Amicis”, il nuovo nido di Bonacina) della cultura (la sistemazione della biblioteca civica e i restauri di Villa Manzoni che dovrà diventare un polo culturale), dei legami sociali (nuovi parchi, nuove piazze, luoghi per il ritrovo e lo sport), la creazione di una cerniera tra la città e il suo lago (il lungolago e il via fra pochi giorni della nuova struttura per gli sport d’acqua alle Caviate) nonché con la montagna (la sistemazione della funivia per Erna).
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«Ogni cantiere – ha proseguito Gattinoni – è una promessa alla città. Certo comporta fatica e disagi e lo avevamo previsto proprio in occasione della festa di San Nicolò dello scorso anno. Ora posso dire ai lecchesi che le situazioni più complesse sono ormai alle spalle. Il prossimo anno e i primi mesi del 2026 saranno comunque determinante per alcune opere strategiche. Due in particolare: il “quarto” ponte e l’ampliamento dell’università. Per il ponte mi impegno perché quell’opera evolva con la corsia in uscita dalla città perché non ha senso spendere 30 milioni di euro per un’opera a metà. Per il Politecnico, si tratta di un patrimonio immateriale, un legame internazionale di conoscenza per una città che è ormai universitaria».

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In questi quattro anni trascorsi dal suo insediamento alla guida del Comune – ha continuato il sindaco - «abbiamo incardinato interventi pensati durante il periodo del covid quando ci chiedevamo come si sarebbe dovuto trasformare questa città. E ora faremo anche il piano di governo del territorio. Consapevoli che la cura della città passa dai luoghi del quotidiano. Così che accanto alle grandi opere c’è anche il piano di interventi per i rioni». Ricordando anche come sia necessario per il raggiungimento dei risultati non soltanto, l’impegno del Comune, ma anche quello dei singoli cittadini, sia necessario senso civico da parte di ciascuno.
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Gattinoni aveva aperto il suo discorso ringraziando per la loro presenza due ex sindaci, Paolo Mauri e Virginio Brivio, ma ricordando anche due sindaci scomparsi nel corso dell’anno: Giulio Boscagli e Guido Puccio.
E nell’anno in cui sono stati celebrati grandi anniversari (Mario Cermenati, Antonio Stoppani, Antonio Ghislanzoni, i 150 anni del Cai, il cinquantesimo dellaq conquista del Cerro Torre), il ricordo ha voluto anche andare ai lecchesi uccisi nel campo di concentramento di Fossoli, 80 anni fa, ma anche alla partigiana Francesca “Vera” Ciceri alla quale è stato recentemente intitolato il piazzale di partenza della funivia a Versasio, e a Giancarla Riva Pessina, sindacalista e già presidente dell’Anpi lecchese, scomparsa pochi giorni fa.
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Si è passati poi alla consegna delle benemerenze civiche, importanti perché «in un’epoca di forte individualismo – ha sottolineato ancora il primo cittadino – diventano straordinarie quelle persone che si mettono al servizio degli altri».
Quest’anno, come si ricorderà, le benemerenze sono state assegnate a Mariuccia Buttironi (insegnante e attivista nel campo della solidarietà internazionale), a Renato Milani (presidente del coordinamento lecchese della Fondazione Telethon) e a padre Norberto Pozzi (frate carmelitano per quasi quarant’anni missionario in Africa) .
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Ormai impossibilitata per motivi di salute, a ritirare il riconoscimento per Buttironi sono stati Manuela Lavelli di Rete Radié Resh e Gianni Tognoni del Tribunale permanente dei popoli, due associazionI per le quali la benemerita si è a lungo impegnata. Profondamente commossa, Lavelli ha ricordato come Mariuccia Buttironi non si sia mossa molto da lecco, però a Lecco ha portato il mondo «lasciando un segno forte – ha aggiunto Tognoni -, contagiandoci con la sua passione per la solidarietà internazionale»
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Da parte sua, Renato Milani ha invece sottolineato come la medaglia per San Nicolò sia in realtà un riconoscimento a tutti quei lecchesi che da trentatré anni hanno contribuito alla buona riuscita delle iniziative di Telethon.
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Ricordando la propria epsrienza missionaria (compresa l’amputazione del piede dopo assere passato sopra una mina), padre Pozzi ha detto di aver semplicemente fatto «ciò che il Signore ha voluto facessi. Ritiro questa medaglia per Lui.Presepe_di_Luigi_Canziani.JPG (288 KB)
La cerimonia di premiazione è stata accompagnata dai brani musicali eseguiti dagli studenti derlla scuola civica di musica “Zelioli” diretta dal maestro Francesco Chimenti, mentre a tutti i partecipanti sono state relate mele in marzapane realizzate dagli studenti del corso di pasticceria dell’Enaip coordinato da Marco Gennuso. Sulk palco, inoltre, ad annunciare l’atnosfera natalizia vi era un “presepe alkpino” realizzato da Luigi Canziani dell’Associazione dei presepisti lecchesi che proprio il giorno precedente ha inaugurato la sua mostra alla Torre Viscontea 

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Ecco i profili dei benemeriti.
Mariuccia Buttironi: nata a Milano nel 1937, da sempre residente a Olate, pensionata.
Nei decenni tra gli anni ‘70 e gli anni 2000, Mariuccia Buttironi ha affiancato alla dedizione come insegnante di scuola primaria, a Pescate prima e successivamente a Lecco, il suo impegno profondo e costante in progetti di solidarietà internazionale. La sua grande volontà filantropica si è tradotta, in particolare, nell'attivazione a Lecco di un gruppo della Rete Radiè Resch, associazione che indirizza la sua azione al superamento delle disuguaglianze tra Nord e Sud del Mondo. Dalle fila dell’associazione e con il coinvolgimento di personalità importanti, come padre David Maria Turoldo, Mariuccia Buttironi ha sostenuto, e spesso direttamente promosso, significative operazioni di solidarietà nel mondo e numerose iniziative nella città di Lecco. Innumerevoli progetti che hanno cercato di coniugare la realtà locale con quella internazionale, sempre a sostegno di “chi non ha voce”.

Renato Milani: nato a Lecco nel 1962, Coordinatore di Fondazione Telethon per la provincia di Lecco.   
Presidente del Coordinamento di Fondazione Telethon per la provincia di Lecco, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal 2016, Renato Milani ha militato con passione e tenacia in Telethon sin dal suo esordio, nel 1990. Professionalmente impiegato come responsabile tecnico aziendale fino alla pensione, raggiunta lo scorso anno, negli ultimi vent’anni ha profuso il suo impegno anche nell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare di Lecco, in cui riveste la carica di vicepresidente. Assieme a numerosi volontari, Renato Milani è appassionato e instancabile promotore di azioni di sensibilizzazione, manifestazioni ed eventi per Fondazione Telethon, con grande attenzione alle scuole e in sinergia con diverse realtà del territorio. Grazie a questa infaticabile attività, il territorio lecchese si è distinto per la generosa donazione di fondi a sostegno della ricerca nel campo delle malattie genetiche rare.

Padre Norberto Pozzi: nato a Lecco nel 1952, sacerdote carmelitano.   
Padre Norberto Pozzi, originario del rione di Acquate dove è noto col soprannome di Cerry, è emblema di una vita spesa nel segno della solidarietà umanitaria. Una missione nel 1980 a Bozoum, nella Repubblica Centroafricana, dove si è adoperato per otto anni nelle mansioni di muratore-geometra, ha acceso in lui la vocazione al sacerdozio. Di ritorno in Italia, Norberto Pozzi è entrato nell'ordine dei carmelitani scalzi ed è divenuto sacerdote, inaugurando nel 1995 una nuova stagione missionaria e tornando nei villaggi della savana centroafricana. Nel 2023, mentre era diretto al villaggio di Bokpayan, è sopravvissuto all’esplosione di una mina, che gli è costata l’amputazione del piede sinistro. È rientrato in Italia, dove attualmente vive serbando il desiderio di tornare presso i confratelli insieme ai quali ha speso quarant’anni di vita: in missione, a servizio degli ultimi, nel cuore del continente africano.
D.C.
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