Operazione Minor: spaccio di eroina, cocaina e hashish tra Lecco e l'hinterland. Cinque giovani in carcere, uno è latitante
In due anni avrebbero ceduto almeno 7mila dosi di stupefacenti – per un ricavo stimato attorno ai 240.000 euro – tra l'area adiacente la stazione di Lecco e nei territori limitrofi, fra cui le aree boschive a margine della SS36: da Abbadia a Mandello, passando per Galbiate, Valmadrera e Civate. Nelle 12 ore intercorse tra la tarda serata del 21 e la mattinata del 22 novembre scorsi però, la loro attività è cessata grazie all’intervento della Squadra Mobile della Questura di Lecco, che dal giugno del 2023 attenzionava questo vasto e radicato giro di spaccio.
E' stata ribattezzata ''Minor'' l'operazione seguita dalla dottoressa Simona De Luca, dirigente della Squadra Mobile, e coordinata della Procura di Lecco. Prende il nome da uno dei sei giovani - tutti di origine marocchina e senza regolare permesso di soggiorno - nei confronti dei quali è stata disposta un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
I dettagli dell’operazione - come già anticipato - sono stati resi noti nella mattinata di mercoledì 27 novembre in conferenza stampa alla presenza del Procuratore Capo Ezio Domenico Basso, del Questore Stefania Marrazzo, del Capo di Gabinetto Andrea Atanasio e del già citato Commissario Simona De Luca.
''Questo gruppetto aveva modalità di estrinsecazione della sua capacità criminale abbastanza marcate. Non esitavano commettere atti di intimidazione e violenza nei confronti degli acquirenti o altre persone che gravitavano attorno al gruppo, questo per significare come avessero quasi maturato la convinzione di potersi muovere in maniera impunita nel territorio'' ha detto il Procuratore Basso, spiegando che le indagini sono state condotte in maniera sollecita con il giusto dispiegamento di energie destinate all’acquisizione di dati probatori.
A portare alla luce l'azione dei pusher nell'hinterland lecchese era stato - nel maggio 2023 - l’arresto di un soggetto rinvenuto con un quantitativo di sostanza stupefacente in stazione a Civate, nell’ambito di un servizio specifico eseguito dalla Polfer. Da quel momento hanno preso il via le indagini della Squadra Mobile della Questura, non senza poche difficoltà a causa della condotta dei sei giovani – classe 2003 il più giovane, classe 1996 il più ''anziano'' – e soprattutto delle modalità attraverso le quali entravano in contatto con gli acquirenti e consegnavano lo stupefacente.
''Erano molto esperti nella loro attività delinquenziale – ha spiegato la dottoressa De Luca. – Usavano tutti i modi possibili per eludere controlli''.
Ogni acquirente aveva un numero telefonico predefinito a cui riferirsi, quello di uno dei sei. Con una telefonata si accordava su quantitativo, prezzo e luogo dove scambio. Questo è stato un vantaggio per gli spacciatori poiché all’appuntamento portavano solo il quantitativo preventivato di eroina, cocaina o hashish e al momento di eventuali controlli risultavano in posso solo di quantitativo ''ad uso personale''.
Ma non solo. Per eludere controlli organizzavano vedette nella zona di spaccio, sia per avvisare dell’arrivo dell’acquirente di turno che quello eventuale di Forze dell’Ordine. Da qui i cambi repentini di zone di spaccio, ma anche della persona incaricata di consegnare le sostanze.
''Molto spesso i clienti ricevevano sostanze da soggetti diversi, che indossavano peraltro un passamontagna per non farsi riconoscere. Solo gli assuntori più fidelizzati erano autorizzati a entrare nel bosco. Tra gli assuntori diversi erano tossici e da loro sono giunte testimonianze di atti di violenza fisica o intimidatori se al momento del pagamento mancassero dei soldi'' ha proseguito la dirigente della Squadra Mobile.
Come anticipato, tra il 2022 e il 2024, i sei spacciatori avrebbero venduto almeno 7mila dosi per un volume di affare di 240.000 euro. La sera dello scorso 21 novembre però tre componenti del gruppo sono stati rintracciati e arrestati dalla Squadra Mobile a Lecco e la mattina successiva, in una zona periferica di Valmadrera - grazie anche alla Polizia Locale che ha agevolato l’attività investigativa - sono stati rintracciati altri due. Insieme a loro anche altri soggetti marocchini, anche loro senza regolare permesso di soggiorno. Per uno di loro è scattato il rimpatrio, per un altro l’ordine di espulsione. Risulta invece al momento latitante uno dei sei componenti del gruppo “capitanato” proprio dal più giovane – un soggetto classe 2003 – soprannominato ''Minor''.
Dalle risultanze investigative è emerso che i giovani vivessero in giacili di fortuna creati in zone boschive, dove confezionavano e occultavano le sostanze stupefacenti, o che venissero ospitati da soggetti tossicodipendenti. Assuntori avrebbero riferito nel corso delle indagini che il gruppo fosse in possesso di armi, ma la Squadra Mobile non ne ha trovate per il momento. Quanto ai clienti – almeno 1.000 il numero degli identificati – è stato riferito che si trattasse di individui di tutte le età, ma non sarebbero stati registrati anche minorenni.
L’arresto dei sei soggetti è già stato convalidato lo scorso lunedì con l'interrogatorio di garanzia davanti al GIP; non risultano da parte dei soggetti richieste di revoca o affievolimento della misura cautelare.
''Le forze che vengono messe in campo per cercare di contrastare questo fenomeno sono in partenza destinate a una sconfitta – ha spiegato il Procuratore Basso, – perché sappiamo che questo fenomeno è talmente radicato, non solo nel territorio Lecchese, che arrestati questi cinque/sei, ce ne saranno sicuramente altri pronti a prendere il loro posto. Questo però non vuol dire che le Forze dell’Ordine e l’Autorità Giudiziaria non cerchino di contrastarlo''.
E' stata ribattezzata ''Minor'' l'operazione seguita dalla dottoressa Simona De Luca, dirigente della Squadra Mobile, e coordinata della Procura di Lecco. Prende il nome da uno dei sei giovani - tutti di origine marocchina e senza regolare permesso di soggiorno - nei confronti dei quali è stata disposta un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
I dettagli dell’operazione - come già anticipato - sono stati resi noti nella mattinata di mercoledì 27 novembre in conferenza stampa alla presenza del Procuratore Capo Ezio Domenico Basso, del Questore Stefania Marrazzo, del Capo di Gabinetto Andrea Atanasio e del già citato Commissario Simona De Luca.
''Questo gruppetto aveva modalità di estrinsecazione della sua capacità criminale abbastanza marcate. Non esitavano commettere atti di intimidazione e violenza nei confronti degli acquirenti o altre persone che gravitavano attorno al gruppo, questo per significare come avessero quasi maturato la convinzione di potersi muovere in maniera impunita nel territorio'' ha detto il Procuratore Basso, spiegando che le indagini sono state condotte in maniera sollecita con il giusto dispiegamento di energie destinate all’acquisizione di dati probatori.
A portare alla luce l'azione dei pusher nell'hinterland lecchese era stato - nel maggio 2023 - l’arresto di un soggetto rinvenuto con un quantitativo di sostanza stupefacente in stazione a Civate, nell’ambito di un servizio specifico eseguito dalla Polfer. Da quel momento hanno preso il via le indagini della Squadra Mobile della Questura, non senza poche difficoltà a causa della condotta dei sei giovani – classe 2003 il più giovane, classe 1996 il più ''anziano'' – e soprattutto delle modalità attraverso le quali entravano in contatto con gli acquirenti e consegnavano lo stupefacente.
''Erano molto esperti nella loro attività delinquenziale – ha spiegato la dottoressa De Luca. – Usavano tutti i modi possibili per eludere controlli''.
Ogni acquirente aveva un numero telefonico predefinito a cui riferirsi, quello di uno dei sei. Con una telefonata si accordava su quantitativo, prezzo e luogo dove scambio. Questo è stato un vantaggio per gli spacciatori poiché all’appuntamento portavano solo il quantitativo preventivato di eroina, cocaina o hashish e al momento di eventuali controlli risultavano in posso solo di quantitativo ''ad uso personale''.
Ma non solo. Per eludere controlli organizzavano vedette nella zona di spaccio, sia per avvisare dell’arrivo dell’acquirente di turno che quello eventuale di Forze dell’Ordine. Da qui i cambi repentini di zone di spaccio, ma anche della persona incaricata di consegnare le sostanze.
''Molto spesso i clienti ricevevano sostanze da soggetti diversi, che indossavano peraltro un passamontagna per non farsi riconoscere. Solo gli assuntori più fidelizzati erano autorizzati a entrare nel bosco. Tra gli assuntori diversi erano tossici e da loro sono giunte testimonianze di atti di violenza fisica o intimidatori se al momento del pagamento mancassero dei soldi'' ha proseguito la dirigente della Squadra Mobile.
Come anticipato, tra il 2022 e il 2024, i sei spacciatori avrebbero venduto almeno 7mila dosi per un volume di affare di 240.000 euro. La sera dello scorso 21 novembre però tre componenti del gruppo sono stati rintracciati e arrestati dalla Squadra Mobile a Lecco e la mattina successiva, in una zona periferica di Valmadrera - grazie anche alla Polizia Locale che ha agevolato l’attività investigativa - sono stati rintracciati altri due. Insieme a loro anche altri soggetti marocchini, anche loro senza regolare permesso di soggiorno. Per uno di loro è scattato il rimpatrio, per un altro l’ordine di espulsione. Risulta invece al momento latitante uno dei sei componenti del gruppo “capitanato” proprio dal più giovane – un soggetto classe 2003 – soprannominato ''Minor''.
Dalle risultanze investigative è emerso che i giovani vivessero in giacili di fortuna creati in zone boschive, dove confezionavano e occultavano le sostanze stupefacenti, o che venissero ospitati da soggetti tossicodipendenti. Assuntori avrebbero riferito nel corso delle indagini che il gruppo fosse in possesso di armi, ma la Squadra Mobile non ne ha trovate per il momento. Quanto ai clienti – almeno 1.000 il numero degli identificati – è stato riferito che si trattasse di individui di tutte le età, ma non sarebbero stati registrati anche minorenni.
L’arresto dei sei soggetti è già stato convalidato lo scorso lunedì con l'interrogatorio di garanzia davanti al GIP; non risultano da parte dei soggetti richieste di revoca o affievolimento della misura cautelare.
''Le forze che vengono messe in campo per cercare di contrastare questo fenomeno sono in partenza destinate a una sconfitta – ha spiegato il Procuratore Basso, – perché sappiamo che questo fenomeno è talmente radicato, non solo nel territorio Lecchese, che arrestati questi cinque/sei, ce ne saranno sicuramente altri pronti a prendere il loro posto. Questo però non vuol dire che le Forze dell’Ordine e l’Autorità Giudiziaria non cerchino di contrastarlo''.
E.Ma.