Drug Valley: a processo uno dei testimoni ritratta
“Ho detto cose non vere perché avevo paura”: così si è giustificato in aula, ritrattando quanto già dichiarato in un'udienza precedente, uno dei testimoni del procedimento a carico di S.B.
L'albanese era stato rinviato a giudizio lo scorso luglio dal giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano, chiamato a decidere le sorti dei coinvolti nell'operazione “Drug Valley 2022”.
L'inchiesta, portata avanti dalla Squadra Mobile della Questura di Lecco con il coordinamento della Procura della Repubblica, aveva consentito di smantellare un radicato giro di spaccio in Valsassina, attivo in particolar modo fra i comuni di Cremeno, Ballabio, Barzio e Cassina. 21 mila le cessioni stimate dagli inquirenti, nel quadriennio fra il 2019 e il 2023,.
Cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse al termine dell'attività di indagine e una dell'obbligo di presantazione alla polizia giudiziaria, cui sono conseguite due rinvii a giudizio e tre patteggiamenti rispettivamente a 4 anni per S.I., italiano classe 1976, 3 anni e 6 mesi per A.R., classe 1966, e 2 anni e 8 mesi per l'albanese del 1986 A.K.
Aveva invece deciso di procedere con rito ordinario l'odierno imputato S.B., nato in Albania nel 1982, cui, oltre allo spaccio di stupefacenti si contesta anche il reato di estorsione: avrebbe costretto uno dei propri clienti a vendere un immobile di proprietà per pagare un debito.
Attualmente agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, oggi S.B. ha assistito all'esame di cinque soggetti residenti a Cremeno: chi più, chi meno, dal 2019 al 2023, tutti avrebbero acquistato da lui alcune dosi di cocaina, approcciandolo fra le vie del paese, quando capitava di incontrarlo, oppure nei bar. Il prezzo: 80 euro al grammo.
Molti i “non so” e i “non ricordo” snocciolati nel corso dell'istruttoria, mentre alcuni hanno espressamente chiesto di essere sentiti da dietro un paravento, per evitare il contatto visivo con l'imputato.
Del resto i metodi violenti ed intimidatori della banda erano già stati sottolineati dal Procuratore Capo Ezio Domenico Basso all'indomani degli arresti, ma quest'oggi, nel corso dell'udienza presieduta dal giudice monocratico Bianca Maria Bianchi, secondo il pm titolare del fascicolo Chiara Stoppioni sarebbero stati confermati con l'ammissione di falsa testimonianza di uno dei soggetti chiamati a deporre nella scorsa udienza: il sostituto procuratore ha infatti chiesto al giudice di procedere con le acquisizioni delle dichiarazioni rese in precedenza dal testimone al di fuori del dibattimento, considerando il “contesto intimidatorio” in cui il teste versava nel dover parlare in aula in presenza dell'imputato.
L'uomo, infatti, era stato convocato per rendere testimonianza a Palazzo di giustizia lo scorso 1 ottobre e in quell'occasione avrebbe smentito quanto dichiarato a sommarie informazioni agli uomini della Questura nell'estate del 2023. Solo in seguito alla notifica di indagini a suo carico (a fine del mese scorso) per l'ipotesi di reato di falsa testimonianza aveva preso la decisione di recarsi nuovamente in Questura, questa volta ammettendo di aver dichiarato il falso sotto giuramento. “Io e S.B. siamo amici: non avevo paura di lui, ma di ritorsioni eventuali da parte di terze persone” ha riferito oggi al giudice Bianchi. “Oggi confermo quanto detto nelle sit”.
Il giudice, che nel frattempo si è riservata di decidere in merito all'istanza del pubblico ministero, ha rinviato al mese prossimo per l'esaurimento dell'istruttoria dibattimentale.
L'albanese era stato rinviato a giudizio lo scorso luglio dal giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano, chiamato a decidere le sorti dei coinvolti nell'operazione “Drug Valley 2022”.
L'inchiesta, portata avanti dalla Squadra Mobile della Questura di Lecco con il coordinamento della Procura della Repubblica, aveva consentito di smantellare un radicato giro di spaccio in Valsassina, attivo in particolar modo fra i comuni di Cremeno, Ballabio, Barzio e Cassina. 21 mila le cessioni stimate dagli inquirenti, nel quadriennio fra il 2019 e il 2023,.
Cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse al termine dell'attività di indagine e una dell'obbligo di presantazione alla polizia giudiziaria, cui sono conseguite due rinvii a giudizio e tre patteggiamenti rispettivamente a 4 anni per S.I., italiano classe 1976, 3 anni e 6 mesi per A.R., classe 1966, e 2 anni e 8 mesi per l'albanese del 1986 A.K.
Aveva invece deciso di procedere con rito ordinario l'odierno imputato S.B., nato in Albania nel 1982, cui, oltre allo spaccio di stupefacenti si contesta anche il reato di estorsione: avrebbe costretto uno dei propri clienti a vendere un immobile di proprietà per pagare un debito.
Attualmente agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, oggi S.B. ha assistito all'esame di cinque soggetti residenti a Cremeno: chi più, chi meno, dal 2019 al 2023, tutti avrebbero acquistato da lui alcune dosi di cocaina, approcciandolo fra le vie del paese, quando capitava di incontrarlo, oppure nei bar. Il prezzo: 80 euro al grammo.
Molti i “non so” e i “non ricordo” snocciolati nel corso dell'istruttoria, mentre alcuni hanno espressamente chiesto di essere sentiti da dietro un paravento, per evitare il contatto visivo con l'imputato.
Del resto i metodi violenti ed intimidatori della banda erano già stati sottolineati dal Procuratore Capo Ezio Domenico Basso all'indomani degli arresti, ma quest'oggi, nel corso dell'udienza presieduta dal giudice monocratico Bianca Maria Bianchi, secondo il pm titolare del fascicolo Chiara Stoppioni sarebbero stati confermati con l'ammissione di falsa testimonianza di uno dei soggetti chiamati a deporre nella scorsa udienza: il sostituto procuratore ha infatti chiesto al giudice di procedere con le acquisizioni delle dichiarazioni rese in precedenza dal testimone al di fuori del dibattimento, considerando il “contesto intimidatorio” in cui il teste versava nel dover parlare in aula in presenza dell'imputato.
L'uomo, infatti, era stato convocato per rendere testimonianza a Palazzo di giustizia lo scorso 1 ottobre e in quell'occasione avrebbe smentito quanto dichiarato a sommarie informazioni agli uomini della Questura nell'estate del 2023. Solo in seguito alla notifica di indagini a suo carico (a fine del mese scorso) per l'ipotesi di reato di falsa testimonianza aveva preso la decisione di recarsi nuovamente in Questura, questa volta ammettendo di aver dichiarato il falso sotto giuramento. “Io e S.B. siamo amici: non avevo paura di lui, ma di ritorsioni eventuali da parte di terze persone” ha riferito oggi al giudice Bianchi. “Oggi confermo quanto detto nelle sit”.
Il giudice, che nel frattempo si è riservata di decidere in merito all'istanza del pubblico ministero, ha rinviato al mese prossimo per l'esaurimento dell'istruttoria dibattimentale.
F.F.