Teatro della società: si va verso la fondazione?
Continuano a Palazzo Bovara le riflessioni in vista della riapertura del Teatro della società. Si è infatti riunita giovedì sera la commissione quarta per analizzare i possibili modelli di gestione dell’istituzione e delle sue attività e un primo indirizzo sembra essere stato condiviso.
A presentare le possibili alternative è stato il consulente che sta affiancando l’amministrazione comunale in questo percorso, Ciro D’Auria: “La cornice in cui ci muoviamo è la normativa 201 del 2022 che ha previsto per gli enti locali alcuni modelli possibili, ovvero la gestione in economia (com’era stato gestito il teatro lecchese fino al momento della sua chiusura), la società in house, la gara pubblica, la società mista, l’azienda speciale, la fondazione di partecipazione”.
La scelta fatta dovrà poi essere motivata e supportata anche da un piano economico: “Ogni modello ha dei pro e dei contro - ha spiegato il consulente - e quello prescelto dovrà essere sostenibile da un punto di vista economico, organizzativo e del raggiungimento degli obiettivi, dovrà anche essere coerente con i bisogni del territorio, con gli obiettivi dell’amministrazione e le risorse disponibili”.
Tra le opzioni presentate quella che ha più convinto i commissari, almeno in questa fase interlocutoria, sembra essere la fondazione: “È evidente che il teatro non può continuare a essere gestito come è stato finora - ha chiarito Corrado Valsecchi di Appello per Lecco - perché pur avendo tutte le competenze per gestirlo internamente questo rappresenta un dispendio di energia incredibile per il Comune e ci obbliga a sopportare tutti i costi. A me piace la formula della fondazione, ci vorrà magari un po’ più di tempo ma potremo avere dei riscontri formidabili da parte del privato e di alcuni enti locali. Serve un’azione comunitaria di grande respiro politico, istituzionale e amministrativo”.
Anche Peppino Ciresa, del centrodestra, ha espresso la sua preferenza per l’opzione della fondazione, ricordando come la collaborazione tra pubblico e privato in campo culturale ha sempre avuto buoni risultati a Lecco.
Anche dalla maggioranza è arrivata l’indicazione di coinvolgere il privato, la società civile e le altre realtà teatrali del territorio. Paolo Galli di Ambientalmente ha chiesto anche di svolgere una piccola istruttoria per confrontare i modelli di gestione di altre città e realtà simili a quella lecchese.“Dobbiamo individuare un modello di gestione che sia duraturo e stabile nel tempo - ha riassunto l’assessore alla Cultura Simona Piazza - Non possiamo più continuare con la forma di gestione diretta non perché ci manchino le competenze internamente ma perché è un modello che non regge più, serve una formula più snella e più al passo con i tempi. Questo non vuol dire che le risorse che dovrà mettere il Comune saranno minori, potranno però essere integrate da risorse private, da crowdfunding e altre soluzioni che con la gestione attuale non sono pensabili. L’obiettivo, naturalmente, resta la sostenibilità del nostro teatro”. Il prossimo step è previsto per gennaio quando dovrebbe riunirsi di nuovo la commissione per valutare una proposta di modello di gestione nelle sue linee essenziali.
A presentare le possibili alternative è stato il consulente che sta affiancando l’amministrazione comunale in questo percorso, Ciro D’Auria: “La cornice in cui ci muoviamo è la normativa 201 del 2022 che ha previsto per gli enti locali alcuni modelli possibili, ovvero la gestione in economia (com’era stato gestito il teatro lecchese fino al momento della sua chiusura), la società in house, la gara pubblica, la società mista, l’azienda speciale, la fondazione di partecipazione”.
La scelta fatta dovrà poi essere motivata e supportata anche da un piano economico: “Ogni modello ha dei pro e dei contro - ha spiegato il consulente - e quello prescelto dovrà essere sostenibile da un punto di vista economico, organizzativo e del raggiungimento degli obiettivi, dovrà anche essere coerente con i bisogni del territorio, con gli obiettivi dell’amministrazione e le risorse disponibili”.
Tra le opzioni presentate quella che ha più convinto i commissari, almeno in questa fase interlocutoria, sembra essere la fondazione: “È evidente che il teatro non può continuare a essere gestito come è stato finora - ha chiarito Corrado Valsecchi di Appello per Lecco - perché pur avendo tutte le competenze per gestirlo internamente questo rappresenta un dispendio di energia incredibile per il Comune e ci obbliga a sopportare tutti i costi. A me piace la formula della fondazione, ci vorrà magari un po’ più di tempo ma potremo avere dei riscontri formidabili da parte del privato e di alcuni enti locali. Serve un’azione comunitaria di grande respiro politico, istituzionale e amministrativo”.
Anche Peppino Ciresa, del centrodestra, ha espresso la sua preferenza per l’opzione della fondazione, ricordando come la collaborazione tra pubblico e privato in campo culturale ha sempre avuto buoni risultati a Lecco.
Anche dalla maggioranza è arrivata l’indicazione di coinvolgere il privato, la società civile e le altre realtà teatrali del territorio. Paolo Galli di Ambientalmente ha chiesto anche di svolgere una piccola istruttoria per confrontare i modelli di gestione di altre città e realtà simili a quella lecchese.“Dobbiamo individuare un modello di gestione che sia duraturo e stabile nel tempo - ha riassunto l’assessore alla Cultura Simona Piazza - Non possiamo più continuare con la forma di gestione diretta non perché ci manchino le competenze internamente ma perché è un modello che non regge più, serve una formula più snella e più al passo con i tempi. Questo non vuol dire che le risorse che dovrà mettere il Comune saranno minori, potranno però essere integrate da risorse private, da crowdfunding e altre soluzioni che con la gestione attuale non sono pensabili. L’obiettivo, naturalmente, resta la sostenibilità del nostro teatro”. Il prossimo step è previsto per gennaio quando dovrebbe riunirsi di nuovo la commissione per valutare una proposta di modello di gestione nelle sue linee essenziali.
M.V.