Calolzio: una targa in memoria di don Bolis, vittima del fascismo
Inaugurata, all’esterno della chiesa prepositurale di Calolziocorte, la targa in memoria di don Achille Bolis, l’arciprete arrestato il 22 febbraio 1944 dai fascisti e morto il giorno dopo nel carcere di San Vittore per le torture subite.
Alla breve cerimonia sono intervenuti Corrado Conti per l’Anpi (l’Associazione partigiani) della Valle San Martino e il presidente dell’Anpi provinciale lecchese Enrico Avagnina, il sindaco calolziese Marco Ghezzi e l’arciprete don Antonio Vitali che ha benedetto la targa.
Nel suo intervento, Conti ha parlato della targa di don Bolis come di un primo contributo alla realizzazione di un percorso della memoria, annunciando per il prossimo mese di dicembre la posa di una ulteriore targa in piazza della Stazione: sarà in memoria di Attilio Galli, il partigiano calolziese appartenente alla 55^ Brigata Rosselli fucilato a Barzio assieme ad altri compagni di lotta il 31 dicembre 1944; il prossimo anno invece saranno ricordati i deportati calolziesi nei campi di concentramento: «Le targhe sono importanti – ha proseguito Conti – perché consente alla gente di conoscere queste persone che hanno lottato ed è per la loro lotta che noi oggi possiamo essere qui».
Da parte sua, il presidente provinciale Avagnina ha ricordato come alcuni fa, «la sezione locale dell’Anpi con la sua indimenticata presidente Marica Ara caratterizzò i festeggiamenti del 25 aprile con un’interessante iniziativa, delineando con targhe cartacee e un fiore per ogni targa un percorso storico sui luoghi e con i protagonisti della Resistenza. Oggi con questa targa dedicata all’impegno e al sacrificio di don Achille Bolis iniziamo la costruzione di quel percorso di memoria per fare conoscere alla cittadinanza i volti e i nomi dei calolziesi antifascisti come il dottor Oscar Zannini, come Giuseppe Rosa e il figlio Giovanni, come Giovanni Ripamonti, che si opposero al regime fascista e all’occupante nazista. Queste targhe permettono la lettura di alcune componenti che formarono quel complesso e articolato fenomeno storico che è stata la Resistenza italiana: la componente cattolica, il clero che vide insieme a don Achille Bolis altri parroci della Val San Martino impegnarsi a rischio della propria vita in un’opera di carità, ospitalità e fratellanza, come disse Carlo Maria Martini. E’ triste accorgersi come queste parole (carità, ospitalità, fratellanza) non siano oggi leggibili nei confronti di altri donne e uomini che fuggono dalle guerre e dalla povertà del mondo».
Avagnina ha poi ricordato gli altri calolziesi che hanno lottato per la libertà: Zannini, i Rosa, Ripamonti, appunto. E poi l’impiegato comunale Luigi Ferrario arrestato perché «colpevole di aver denunciato i soprusi e le angherie che le autorità del fascio del Comune commettevano ai danni dell’approvvigionamento della popolazione, perché la corruzione è stata insieme alla violenza una componente intrinseca ed estesa del regime autoritario fascista; non esistono “anche cose buone fatte da Mussolini” come alcuni insistono a dire ancora oggi».
«Perché queste targhe diventino strumento di conoscenza – la conclusione – ci impegneremo per portare anche nelle scuole di Calolzio, negli oratori e in ogni luogo di socialità questo racconto: vogliamo che questi esempi di antifascismo come quello di don Achille Bolis diventino e rimangano sempre illuminanti per le nuove generazioni».
Infine, il sindaco Ghezzi ha rievocato l’affetto e la riconoscenza che molti calolziesi, soprattutto i più anziani, avevano nei confronti di don Achille Bolis, verso un parroco che si spese per gli altri spingendo fino in fondo il proprio ministero sacerdotale, nascondendo chi era in fuga dai nazifascisti «ed è importante oggi ricordare figure come la sua».
Parlando delle altre iniziative per la memoria, oltre alle nuove targhe in arrivo, Ghezzi ha anche accennato al progetto realizzato dall’istituto tecnico Rota con il quale le targhe cittadine e quelle toponomastiche saranno corredate da un QR-code così da consentire ai passanti di poter conoscere vita e opere dei personaggi ricordati.Parlando dell’attualità, tutti i relatori hanno anche sottolineato la necessità di un impegno corale perché si avviino finalmente iniziative di pace per la cessazione dei conflitti in corso, con il pensiero particolare all’Ucraina e alla Palestina.
Ecco il testo della targa in ricordo di don Achille Bolis: «Nato a Calolziocorte il 14 ottobre 1873, don Bolis divenne arciprete della sua parrocchia natale nel 1931. Dopo l’8 settembre 1943 scelse come molti altri sacerdoti di collaborare a quella Resistenza diffusa che consisteva nell’aiutare gli sbandati e i renitenti, nel nascondere chi era ricercato dai nazifascisti, nel raccogliere aiuti per le formazioni partigiane. Arrestato dalla Guardia nazionale fascista il 22 febbraio 1944, interrogato presso la Casa del Fascio di Bergamo, il giorno successivo venne trasferito a Milano. Non è chiaro se venne portato primo all’Albergo Regina (atroce luogo di tortura) e quindi a San Vittore o direttamente nel carcere milanese, è certo che don Bolis fu violentemente percosso e morì a San Vittore la notte tra il 23 e il 24 febbraio 1944.»
Alla breve cerimonia sono intervenuti Corrado Conti per l’Anpi (l’Associazione partigiani) della Valle San Martino e il presidente dell’Anpi provinciale lecchese Enrico Avagnina, il sindaco calolziese Marco Ghezzi e l’arciprete don Antonio Vitali che ha benedetto la targa.
Nel suo intervento, Conti ha parlato della targa di don Bolis come di un primo contributo alla realizzazione di un percorso della memoria, annunciando per il prossimo mese di dicembre la posa di una ulteriore targa in piazza della Stazione: sarà in memoria di Attilio Galli, il partigiano calolziese appartenente alla 55^ Brigata Rosselli fucilato a Barzio assieme ad altri compagni di lotta il 31 dicembre 1944; il prossimo anno invece saranno ricordati i deportati calolziesi nei campi di concentramento: «Le targhe sono importanti – ha proseguito Conti – perché consente alla gente di conoscere queste persone che hanno lottato ed è per la loro lotta che noi oggi possiamo essere qui».
Da parte sua, il presidente provinciale Avagnina ha ricordato come alcuni fa, «la sezione locale dell’Anpi con la sua indimenticata presidente Marica Ara caratterizzò i festeggiamenti del 25 aprile con un’interessante iniziativa, delineando con targhe cartacee e un fiore per ogni targa un percorso storico sui luoghi e con i protagonisti della Resistenza. Oggi con questa targa dedicata all’impegno e al sacrificio di don Achille Bolis iniziamo la costruzione di quel percorso di memoria per fare conoscere alla cittadinanza i volti e i nomi dei calolziesi antifascisti come il dottor Oscar Zannini, come Giuseppe Rosa e il figlio Giovanni, come Giovanni Ripamonti, che si opposero al regime fascista e all’occupante nazista. Queste targhe permettono la lettura di alcune componenti che formarono quel complesso e articolato fenomeno storico che è stata la Resistenza italiana: la componente cattolica, il clero che vide insieme a don Achille Bolis altri parroci della Val San Martino impegnarsi a rischio della propria vita in un’opera di carità, ospitalità e fratellanza, come disse Carlo Maria Martini. E’ triste accorgersi come queste parole (carità, ospitalità, fratellanza) non siano oggi leggibili nei confronti di altri donne e uomini che fuggono dalle guerre e dalla povertà del mondo».
Avagnina ha poi ricordato gli altri calolziesi che hanno lottato per la libertà: Zannini, i Rosa, Ripamonti, appunto. E poi l’impiegato comunale Luigi Ferrario arrestato perché «colpevole di aver denunciato i soprusi e le angherie che le autorità del fascio del Comune commettevano ai danni dell’approvvigionamento della popolazione, perché la corruzione è stata insieme alla violenza una componente intrinseca ed estesa del regime autoritario fascista; non esistono “anche cose buone fatte da Mussolini” come alcuni insistono a dire ancora oggi».
«Perché queste targhe diventino strumento di conoscenza – la conclusione – ci impegneremo per portare anche nelle scuole di Calolzio, negli oratori e in ogni luogo di socialità questo racconto: vogliamo che questi esempi di antifascismo come quello di don Achille Bolis diventino e rimangano sempre illuminanti per le nuove generazioni».
Infine, il sindaco Ghezzi ha rievocato l’affetto e la riconoscenza che molti calolziesi, soprattutto i più anziani, avevano nei confronti di don Achille Bolis, verso un parroco che si spese per gli altri spingendo fino in fondo il proprio ministero sacerdotale, nascondendo chi era in fuga dai nazifascisti «ed è importante oggi ricordare figure come la sua».
Parlando delle altre iniziative per la memoria, oltre alle nuove targhe in arrivo, Ghezzi ha anche accennato al progetto realizzato dall’istituto tecnico Rota con il quale le targhe cittadine e quelle toponomastiche saranno corredate da un QR-code così da consentire ai passanti di poter conoscere vita e opere dei personaggi ricordati.Parlando dell’attualità, tutti i relatori hanno anche sottolineato la necessità di un impegno corale perché si avviino finalmente iniziative di pace per la cessazione dei conflitti in corso, con il pensiero particolare all’Ucraina e alla Palestina.
Ecco il testo della targa in ricordo di don Achille Bolis: «Nato a Calolziocorte il 14 ottobre 1873, don Bolis divenne arciprete della sua parrocchia natale nel 1931. Dopo l’8 settembre 1943 scelse come molti altri sacerdoti di collaborare a quella Resistenza diffusa che consisteva nell’aiutare gli sbandati e i renitenti, nel nascondere chi era ricercato dai nazifascisti, nel raccogliere aiuti per le formazioni partigiane. Arrestato dalla Guardia nazionale fascista il 22 febbraio 1944, interrogato presso la Casa del Fascio di Bergamo, il giorno successivo venne trasferito a Milano. Non è chiaro se venne portato primo all’Albergo Regina (atroce luogo di tortura) e quindi a San Vittore o direttamente nel carcere milanese, è certo che don Bolis fu violentemente percosso e morì a San Vittore la notte tra il 23 e il 24 febbraio 1944.»
D.C.