Malgrate: pugile ferito con un coltello, una condanna
Davide contro Golia, il pugile campione nazionale e il bulletto, piccolo e mingherlino, che si sente in pericolo e per questo fa tutto quanto nelle sue capacità per difendersi.
In una arringa appassionata e convinta, dove con grande trasparenza l’avvocato difensore Marilena Guglielmana ha ammesso come il suo cliente fosse un “poveretto” che come il suo cane, origine della discussione con la parte offesa Luca Marasco sfociata poi in un accoltellamento in un bar di Malgrate, viveva di espedienti ed era un “ammalato di droga e alcool”.
Quando il pugile, con fare da “bullo” e senza essere un “gentleman”, si era avvicinato a Brahim Zrour per dirgli di prestare attenzione all’animale che aveva con sé, l’imputato secondo il difensore si era sentito in pericolo e minacciato e per questo era salito in casa e poi era sceso nuovamente al bar sferrando una coltellata alla schiena, che la vittima era riuscita a schivare restando però ferita all’avambraccio.
“Il mio assistito si è sentito in pericolo, ha avuto paura e tra le mani aveva solo un povero cane. Per questo è salito, in uno scatto d’ira, a prendere il coltello per tutelare la sua persona. Si era visto morto...” ha concluso l’avvocato chiedendo anzitutto la derubricazione in percosse, mancando il referto medico per le lesioni, e poi l’assoluzione dalle accuse per legittima difesa a seguito di provocazione.
Una richiesta che era stata preceduta, invece, dalla posizione espressa dal pubblico ministero Caterina Scarselli con la proposta di condanna, riconosciuta la responsabilità dell’imputato e la presenza di armi, certificata dalle telecamere, a un anno e 15 giorni di reclusione.
Su questa posizione si è attenuto anche il giudice Gianluca Piantadosi che ha emesso sentenza dopo una breve camera di consiglio con condanna a un anno e due mesi per lesioni aggravate e porto di armi od oggetti atti ad offendere, disponendo anche la distruzione dei due coltelli.
In una arringa appassionata e convinta, dove con grande trasparenza l’avvocato difensore Marilena Guglielmana ha ammesso come il suo cliente fosse un “poveretto” che come il suo cane, origine della discussione con la parte offesa Luca Marasco sfociata poi in un accoltellamento in un bar di Malgrate, viveva di espedienti ed era un “ammalato di droga e alcool”.
Quando il pugile, con fare da “bullo” e senza essere un “gentleman”, si era avvicinato a Brahim Zrour per dirgli di prestare attenzione all’animale che aveva con sé, l’imputato secondo il difensore si era sentito in pericolo e minacciato e per questo era salito in casa e poi era sceso nuovamente al bar sferrando una coltellata alla schiena, che la vittima era riuscita a schivare restando però ferita all’avambraccio.
“Il mio assistito si è sentito in pericolo, ha avuto paura e tra le mani aveva solo un povero cane. Per questo è salito, in uno scatto d’ira, a prendere il coltello per tutelare la sua persona. Si era visto morto...” ha concluso l’avvocato chiedendo anzitutto la derubricazione in percosse, mancando il referto medico per le lesioni, e poi l’assoluzione dalle accuse per legittima difesa a seguito di provocazione.
Una richiesta che era stata preceduta, invece, dalla posizione espressa dal pubblico ministero Caterina Scarselli con la proposta di condanna, riconosciuta la responsabilità dell’imputato e la presenza di armi, certificata dalle telecamere, a un anno e 15 giorni di reclusione.
Su questa posizione si è attenuto anche il giudice Gianluca Piantadosi che ha emesso sentenza dopo una breve camera di consiglio con condanna a un anno e due mesi per lesioni aggravate e porto di armi od oggetti atti ad offendere, disponendo anche la distruzione dei due coltelli.
S.V.