Lecco: in Aula l'ennesima violenza sessuale. 'Mi ha detto che me lo meritavo'
Indicativamente, in Tribunale a Lecco viene irrogata almeno una condanna al mese per violenza sessuale. Almeno. Solo ieri, il giudice per le udienze preliminari, ha "punito" con 4 anni un cittadino marocchino, processato con rito abbreviato, beneficiando dunque dello sconto di un terzo della pena, accusato (anche) di aver abusato della consorte.E già quest'oggi, al cospetto del collegio - tutto al maschile, con il presidente Paolo Salvatore, attorniato dai colleghi Angelo Parisi e Gianluca Piantadosi - una donna, poco più che quarantenne, originaria dell'Est, si è trovata a dover raccontare di quanto patito tra le mura di casa, in città, una sera di fine estate, quando il compagno, italiano, nullafacente, nel bel mezzo di un rapporto sessuale iniziato con la volontà di entrambi, l'ha girata con la forza, immobilizzandola - "non riuscivo nemmeno a respirare" - per costringerla, nonostante il suo diniego e le sue lacrime, brutalmente, ad una pratica mai ne' concordata ne' sperimentata, fino ad arrivare a provare piacere. Lui. Mentre a lei, non è restato altro che presentarsi l'indomani in Questura e sporgere denuncia, sedendosi quest'oggi in Aula, con una compostezza non da tutti, per chiedere giustizia. A pochi giorni dal 25 Novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, iniziativa, purtroppo, sempre attuale, caratterizzata dal colore rosso, lo stesso del sangue tamponato nel bagno dell'abitazione trasformato in rifugio della persona offesa del procedimento odierno. "Perché sei arrivato a farmi questa cosa?" l'innocente domanda posta, per provare a dare una spiegazione ad un qualcosa di inimmaginabile dopo oltre dieci anni di convivenza, pur non sempre facili, e una figlia insieme. "Mi ha risposto che me lo meritavo", ha proseguito la donna, costituitasi parte civile e rappresentata dall'avvocato Elisa Gioachin. Violenza sessuale aggravata e lesioni aggravate ma anche minaccia e resistenza a pubblico ufficiale, i reati contestati all'imputato, quest'oggi non presente personalmente, difeso dall'avvocato Sonia Bova. L'uomo, infatti, venuto a conoscenza della denuncia sporta dalla compagna, l'avrebbe dapprima tartassata con chiamate e messaggi, salvo poi farle trovare l'appartamento invaso dal gas, non riuscendo a contenersi nemmeno alla presenza della Polizia, continuando a offendere la madre della sua primogenita e poi gli agenti. Non particolarmente fantasiosi gli insulti. Pesanti, invece, le frasi proferito e riportate in Tribunale della donna come "se la bambina rimarrà senza un padre allora rimarrà anche senza una madre" o "hanno chiuso il gas ma qui vicino c'è la pompa della benzina". Il processo proseguirà la prossima settimana, quella costellata di appuntamenti in vista di un altro 25 Novembre.
A.M.