Anche la Cellula Coscioni Lecco al presidio in Regione

Anche la Cellula Coscioni Lecco ha partecipato all'odierno presidio sotto Palazzo Lombardia per chiedere al presidente Fontana e al consiglio regionale lombardo che i malati non vengano lasciati soli e che, pertanto, venga discussa nel merito e approvata la proposta di legge di iniziativa popolare "Liberi Subito", sostenuta dalle firme di oltre 8.000 lombardi, tra cui anche numerosi lecchesi che l'hanno sottoscritta nei gazebo dell'anno scorso.
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"C’è il rischio che tra pochi giorni Regione Lombardia commetta un atto di grave e profonda irresponsabilità rifiutandosi di dare risposta alle persone che soffrono e che chiedono di essere aiutate a morire, ma anche ai medici che hanno diritto di lavorare sapendo quali sono le regole quando una persona fa questo tipo di richiesta. Si stanno preparando a nascondersi dietro a un dito, un po' alla don Abbondio, nascondendosi dietro a una inesistente 'incompetenza' del Consiglio regionale”.
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Lo ha detto a margine di un presidio sotto Regione Lombardia, Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. Martedì in Consiglio, dopo che le Commissioni Affari istituzionali e Sanità non hanno approvato il progetto di legge sul suicidio medicalmente assistito, si voterà una questione pregiudiziale di incostituzionalità proposta dalla maggioranza.
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“Esistono già delle regole - continua Cappato- che i medici lombardi stanno seguendo, noi chiediamo che ci siano delle regole vere di garanzia sia ai malati sia ai medici. L'appello è al presidente Attilio Fontana che aveva dichiarato di voler esaminare nel merito questa proposta sulla base della coscienza di ciascun consigliere, come è giusto che sia. Ora rischia di prevalere una logica ottusa e di partito, col rischio di rifiutarsi persino di entrare nel merito di questa proposta. Presidente Fontana, si abbia il coraggio di decidere ciascuno con la propria testa, ci sono in gioco la sofferenza dei malati con la quale bisogna avere un atteggiamento più serio che non quello di dichiararsi incompetenti. Sarebbe un'irresponsabilità grave che ricade sulla loro pelle”.
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