Lezzeno: al Santuario il ricordo dei Caduti e di don Carlo Gnocchi
Il gruppo Alpini di Bellano e l’ANA di Lecco hanno organizzato questa mattina al Santuario di Lezzeno il ricordo ai caduti di tutte le guerre e la memoria di don Gnocchi. Numerosa la partecipazione a questo che ormai è diventato un appuntamento fisso del mese di novembre e che porta sopra a Bellano tante Penne nere provenienti, oltre che dalla provincia – come nel caso di oggi - anche dalle Bergamo e Monza.
Ad aprire ufficialmente la cerimonia l’alzabandiera con il canto dell’inno nazionale e la deposizione della corona di alloro alla croce cui sono seguiti i discorsi delle autorità presenti. A prendere la parola per primo il capogruppo delle Penne nere locali Virgilio Vanalli: “Oggi ci ritroviamo qui per ricordare con profondo rispetto e gratitudine i caduti di tutte le guerre, uomini che hanno sacrificato la loro vita per la nostra libertà e il nostro futuro. Ogni nome, ogni volto, ogni storia ci parla di coraggio, dedizione e amore per la patria” ha detto. Ha poi voluto ricordare una “storia di eroismo e sacrificio, ovvero la figura di don Carlo Gnocchi, il "prete degli Alpini", che ha dedicato la sua vita al servizio degli altri".
Nato il 25 ottobre 1902, ha prestato servizio come cappellano militare del Battaglione Alpini Val Tagliamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Condividendo le difficoltà del fronte, ha portato conforto e speranza ai soldati in trincea, diventando per loro un faro di luce nelle tenebre della guerra. Vanalli ha proseguito sottolineando come il legame tra il sacerdote e gli alpini si sia forgiato "sul campo di battaglia, nel cuore di eventi drammatici e prove estreme. Sul fronte greco-albanese e successivamente in Russia, don Carlo ha dimostrato un coraggio ineguagliabile. Nonostante le condizioni proibitive, portava sempre non solo assistenza spirituale, ma anche supporto morale e umano. La sua presenza era un conforto per gli Alpini, che trovavano in lui un amico, un fratello, un esempio di umanità e fede incrollabile”.
Il capogruppo ha poi speso altre parole in ricordo di don Gnocchi definendo il suo ruolo non solamente “limitato a curare le ferite del corpo ma anche nell'offrire parole di conforto e preghiera, alleviando le ferite dell'anima. Il suo coraggio e la sua compassione hanno fatto di lui una figura amata e rispettata, non solo tra gli Alpini, ma in tutto il nostro Paese. Dopo la guerra, don Carlo ha continuato la sua opera di amore e speranza fondando la "Fondazione Pro Juventute", dedicata ai mutilati di guerra e ai bambini affetti da gravi malattie. Ha trasformato il dolore e la sofferenza in un'opera di carità e umanità, dimostrando che anche nei momenti più difficili è possibile trovare la luce attraverso il servizio agli altri. La sua vita è un esempio luminoso di ciò che significa essere umani, di come possiamo fare la differenza nella vita degli altri attraverso il coraggio, la dedizione e l'amore”.
Il microfono è poi passato all’assessore Stefano Calvasina che ha portato i saluti del sindaco Antonio Rusconi e ha voluto subito parlare della festa del ricordo dei caduti citando la frase "Onorare i morti aiutando i vivi": "Da quando ho avuto il piacere di entrare a far parte dell'ANA e dell’unità di Protezione Civile, l'ho sentita ripetere molto spesso, e credo fermamente che proprio in queste parole risieda la vera essenza dell'Alpinità: un legame profondo con la terra, con la gente e, appunto, con la memoria di chi ha sacrificato tutto per il bene comune”.
Si è poi soffermato sul significato di giornate come quella di oggi, dopo le quali "il senso del ricordo si deve sempre tradurre in qualcosa di concreto, in gesti grandi o piccoli ma sempre a favore della collettività e nel solco delle azioni e degli ideali espressi da di chi ci ha preceduto; solo in questo modo l'esempio di chi è andato avanti continuerà a vivere nel nostro presente ma anche nel prossimo futuro, e così di generazione in generazione”.
"In sempre più aree del mondo - ha proseguito - assistiamo a scenari di guerra e tensione crescenti che nulla hanno a che vedere con gli ideali di pace e di servizio per la comunità". Un pensiero è stato rivolto anche alla figura del Beato Don Caro Gnocchi, "la cui vita è stata segnata da un profondo senso di altruismo e servizio per il prossimo", dopodichè Calvasina ha ricordato come il significato di “onorare i morti" non significhi solo fermarsi in un momento di silenzio o preghiera, ma anche vivere ogni giorno in modo che il loro sacrificio non sia stato vano, e che le generazioni future possano continuare a camminare sulla strada della pace e della solidarietà che loro hanno tracciato.
"Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, a portare avanti questo ideale di servizio, di comunità e di amore per la patria, e tutto questo gli Alpini continuano a farlo giorno dopo giorno, mettendosi volontariamente al servizio delle proprie comunità, organizzando iniziative a scopo sociale avvalendosi anche di molti amici che, pur non avendo prestato servizio militare, abbracciano e fanno propri gli stessi valori".
Quindi ha portato come esempio anche il sistema di Protezione Civile, definendolo “un'eccellenza e soprattutto un punto di riferimento essenziale ed efficiente per le nostre Amministrazioni, in particolare in condizioni di emergenza". “Ogni volta che ci troviamo uniti, ogni volta che tendiamo la mano a chi ha bisogno, in ogni momento in cui ci rimbocchiamo le maniche per costruire insieme una comunità più forte, facciamo nostro l'esempio di chi ci ha preceduto” ha concluso.
A far eco al giovane amministratore, poi, è stato Pierluigi Artana, sindaco di Pasturo e rappresentante della Comunità montana, che nel suo intervento ha detto come la settimana appena trascorsa sia iniziata con la commemorazione delle forze armate sempre impegnate su diversi fronti, “che stanno cercando di garantire la pace nei territori di guerra”. La sua riflessione poi si è spostata sui nostri antenati "che hanno combattuto per gli stessi ideali che oggi abbiamo ricordato con la deposizione della corona di alloro alla loro memoria”.
Persone che credevano in ciò che facevano, come nella libertà e nella democrazia, e “pensavano di lasciare un futuro migliore, anche se andando a vedere ciò che sta succedendo al di fuori dei nostri confini non sembra proprio così”.
A conclusione degli interventi degli amministratori locali ha parlato Antonio Pasquini, consigliere provinciale e sindaco di Casargo: "Noi dell’alta Valsassina siamo particolarmente legati al santuario di Lezzeno. Il ricordo di tutti i caduti e la funzione educativa di don Gnocchi, che dopo la morte ha anche donato le sue cornee, devono essere di esempio oggi, in questo mondo di molte parole ma pochi fatti". “Quotidianamente con il vostro impegno, in collaborazione con le amministrazioni comunali e le varie attività di Protezione civile, siete un esempio di dedizione alla collettività” ha concluso, rivolgendosi agli Alpini.
L'ultimo intervento è stato del presidente della sezione di Lecco Emiliano Invernizzi, che si è soffermato sull'importanza di portare avanti l’esempio di don Gnocchi anche per evitare “lo sfaldamento della società, ma soprattutto delle nostre famiglie”. In conclusione ha ringraziato per la presenza il colonnello Lucarelli, la sezione di Mantova, le autorità civili e militari, le associazioni e tutti gli intervenuti, prima di invitare tutti alla Messa all’interno del santuario.
Ad aprire ufficialmente la cerimonia l’alzabandiera con il canto dell’inno nazionale e la deposizione della corona di alloro alla croce cui sono seguiti i discorsi delle autorità presenti. A prendere la parola per primo il capogruppo delle Penne nere locali Virgilio Vanalli: “Oggi ci ritroviamo qui per ricordare con profondo rispetto e gratitudine i caduti di tutte le guerre, uomini che hanno sacrificato la loro vita per la nostra libertà e il nostro futuro. Ogni nome, ogni volto, ogni storia ci parla di coraggio, dedizione e amore per la patria” ha detto. Ha poi voluto ricordare una “storia di eroismo e sacrificio, ovvero la figura di don Carlo Gnocchi, il "prete degli Alpini", che ha dedicato la sua vita al servizio degli altri".
Nato il 25 ottobre 1902, ha prestato servizio come cappellano militare del Battaglione Alpini Val Tagliamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Condividendo le difficoltà del fronte, ha portato conforto e speranza ai soldati in trincea, diventando per loro un faro di luce nelle tenebre della guerra. Vanalli ha proseguito sottolineando come il legame tra il sacerdote e gli alpini si sia forgiato "sul campo di battaglia, nel cuore di eventi drammatici e prove estreme. Sul fronte greco-albanese e successivamente in Russia, don Carlo ha dimostrato un coraggio ineguagliabile. Nonostante le condizioni proibitive, portava sempre non solo assistenza spirituale, ma anche supporto morale e umano. La sua presenza era un conforto per gli Alpini, che trovavano in lui un amico, un fratello, un esempio di umanità e fede incrollabile”.
Il capogruppo ha poi speso altre parole in ricordo di don Gnocchi definendo il suo ruolo non solamente “limitato a curare le ferite del corpo ma anche nell'offrire parole di conforto e preghiera, alleviando le ferite dell'anima. Il suo coraggio e la sua compassione hanno fatto di lui una figura amata e rispettata, non solo tra gli Alpini, ma in tutto il nostro Paese. Dopo la guerra, don Carlo ha continuato la sua opera di amore e speranza fondando la "Fondazione Pro Juventute", dedicata ai mutilati di guerra e ai bambini affetti da gravi malattie. Ha trasformato il dolore e la sofferenza in un'opera di carità e umanità, dimostrando che anche nei momenti più difficili è possibile trovare la luce attraverso il servizio agli altri. La sua vita è un esempio luminoso di ciò che significa essere umani, di come possiamo fare la differenza nella vita degli altri attraverso il coraggio, la dedizione e l'amore”.
Il microfono è poi passato all’assessore Stefano Calvasina che ha portato i saluti del sindaco Antonio Rusconi e ha voluto subito parlare della festa del ricordo dei caduti citando la frase "Onorare i morti aiutando i vivi": "Da quando ho avuto il piacere di entrare a far parte dell'ANA e dell’unità di Protezione Civile, l'ho sentita ripetere molto spesso, e credo fermamente che proprio in queste parole risieda la vera essenza dell'Alpinità: un legame profondo con la terra, con la gente e, appunto, con la memoria di chi ha sacrificato tutto per il bene comune”.
Si è poi soffermato sul significato di giornate come quella di oggi, dopo le quali "il senso del ricordo si deve sempre tradurre in qualcosa di concreto, in gesti grandi o piccoli ma sempre a favore della collettività e nel solco delle azioni e degli ideali espressi da di chi ci ha preceduto; solo in questo modo l'esempio di chi è andato avanti continuerà a vivere nel nostro presente ma anche nel prossimo futuro, e così di generazione in generazione”.
"Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, a portare avanti questo ideale di servizio, di comunità e di amore per la patria, e tutto questo gli Alpini continuano a farlo giorno dopo giorno, mettendosi volontariamente al servizio delle proprie comunità, organizzando iniziative a scopo sociale avvalendosi anche di molti amici che, pur non avendo prestato servizio militare, abbracciano e fanno propri gli stessi valori".
Quindi ha portato come esempio anche il sistema di Protezione Civile, definendolo “un'eccellenza e soprattutto un punto di riferimento essenziale ed efficiente per le nostre Amministrazioni, in particolare in condizioni di emergenza". “Ogni volta che ci troviamo uniti, ogni volta che tendiamo la mano a chi ha bisogno, in ogni momento in cui ci rimbocchiamo le maniche per costruire insieme una comunità più forte, facciamo nostro l'esempio di chi ci ha preceduto” ha concluso.
A far eco al giovane amministratore, poi, è stato Pierluigi Artana, sindaco di Pasturo e rappresentante della Comunità montana, che nel suo intervento ha detto come la settimana appena trascorsa sia iniziata con la commemorazione delle forze armate sempre impegnate su diversi fronti, “che stanno cercando di garantire la pace nei territori di guerra”. La sua riflessione poi si è spostata sui nostri antenati "che hanno combattuto per gli stessi ideali che oggi abbiamo ricordato con la deposizione della corona di alloro alla loro memoria”.
Persone che credevano in ciò che facevano, come nella libertà e nella democrazia, e “pensavano di lasciare un futuro migliore, anche se andando a vedere ciò che sta succedendo al di fuori dei nostri confini non sembra proprio così”.
A conclusione degli interventi degli amministratori locali ha parlato Antonio Pasquini, consigliere provinciale e sindaco di Casargo: "Noi dell’alta Valsassina siamo particolarmente legati al santuario di Lezzeno. Il ricordo di tutti i caduti e la funzione educativa di don Gnocchi, che dopo la morte ha anche donato le sue cornee, devono essere di esempio oggi, in questo mondo di molte parole ma pochi fatti". “Quotidianamente con il vostro impegno, in collaborazione con le amministrazioni comunali e le varie attività di Protezione civile, siete un esempio di dedizione alla collettività” ha concluso, rivolgendosi agli Alpini.
L'ultimo intervento è stato del presidente della sezione di Lecco Emiliano Invernizzi, che si è soffermato sull'importanza di portare avanti l’esempio di don Gnocchi anche per evitare “lo sfaldamento della società, ma soprattutto delle nostre famiglie”. In conclusione ha ringraziato per la presenza il colonnello Lucarelli, la sezione di Mantova, le autorità civili e militari, le associazioni e tutti gli intervenuti, prima di invitare tutti alla Messa all’interno del santuario.
M.A.