ASST Lecco: un ecografo di ultima generazione per l’identificazione precoce dell’amiloidosi cardiaca
La Struttura Complessa di Cardiologia del presidio ospedaliero Manzoni di Lecco ha ricevuto in donazione dall’azienda farmaceutica Pfizer un ecografo portatile Esaote di ultima generazione, dotato di un innovativo software integrato con l’intelligenza artificiale, in grado di identificare precocemente i pazienti affetti da amiloidosi cardiaca.
“Ringrazio la società Pfizer per questa donazione. Credo che la nostra Cardiologia e il Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare nel suo complesso, attraggano donazioni per l’alto valore professionale che hanno maturato da lungo tempo” commenta Marco Trivelli, Direttore Generale di ASST Lecco.
Fino a poco tempo fa l’amiloidosi cardiaca veniva considerata una patologia rara. Oggi, grazie al miglioramento dell’inquadramento diagnostico, sappiamo che risulta essere molto frequente nei pazienti con insufficienza cardiaca a funzione ventricolare sinistra preservata e nei pazienti con stenosi aortica, impattando in modo sfavorevole sulla prognosi. Attualmente esistono farmaci mirati in grado di bloccare la progressione della malattia.
“L’implementazione della strumentazione già in uso con questo nuovo ecografo di ultima generazione permetterà di identificare sempre più precocemente tale patologia, consentendo un avvio tempestivo delle cure specifiche. Le ridotte dimensioni dell’ecografo permetteranno, inoltre, il suo utilizzo anche al letto del paziente, rendendo sempre più agevole il percorso di cura dei nostri pazienti” spiega Andrea Farina, Direttore Struttura Complessa di Cardiologia.Roberto Spoladore, Responsabile dell’ambulatorio Cardiomiopatie Primitive aggiunge: “La disponibilità di un software di ultima generazione integrato in questo nuovo ecografo consentirà di identificare in modo estremamente veloce ed efficace i pazienti affetti da amiloidosi cardiaca, evitando in molti casi di ricorrere all’uso di metodiche di imaging più sofisticate e meno facilmente accessibili in tempi brevi. Si accelererà così sensibilmente il percorso diagnostico-terapeutico dei nostri pazienti, garantendo un avvio sempre più tempestivo di terapie mirate e un impatto favorevole sulla prognosi”.
Che cos’è l’amiloidosi cardiaca
L’amiloidosi cardiaca è una patologia in cui proteine anomale, chiamate amiloidi, si accumulano all’interno del tessuto cardiaco (oltre che in altri organi, come sistema nervoso centrale, intestino, rene), compromettendo la funzione del cuore. Queste proteine si depositano all’interno delle pareti del cuore, rendendole spesse, il che ostacola la capacità del cuore di contrarsi e rilassarsi correttamente. Di conseguenza, il cuore fatica a pompare il sangue in modo efficace, portando a sintomi tipici dell’insufficienza cardiaca, come affaticamento, difficoltà respiratorie e gonfiore alle gambe. Esistono diverse forme di amiloidosi cardiaca, ma le più comuni sono l’amiloidosi AL (da catene leggere) e l’amiloidosi ATTR (da transtiretina). La diagnosi è complessa e richiede tecniche specifiche come l’ecocardiogramma, la risonanza magnetica, l’imaging nucleare e la biopsia. Se non prontamente riconosciuta e trattata, la prognosi è generalmente sfavorevole. La velocità di progressione della malattia e l’aspettativa di vita dipendono dal tipo di amiloidosi. Nell’amiloidosi AL, che è spesso più aggressiva, la prognosi senza trattamento può essere di soli 6-12 mesi. L’amiloidosi ATTR tende a progredire più lentamente, ma comunque riduce l’aspettativa di vita se non trattata.
“Ringrazio la società Pfizer per questa donazione. Credo che la nostra Cardiologia e il Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare nel suo complesso, attraggano donazioni per l’alto valore professionale che hanno maturato da lungo tempo” commenta Marco Trivelli, Direttore Generale di ASST Lecco.
Fino a poco tempo fa l’amiloidosi cardiaca veniva considerata una patologia rara. Oggi, grazie al miglioramento dell’inquadramento diagnostico, sappiamo che risulta essere molto frequente nei pazienti con insufficienza cardiaca a funzione ventricolare sinistra preservata e nei pazienti con stenosi aortica, impattando in modo sfavorevole sulla prognosi. Attualmente esistono farmaci mirati in grado di bloccare la progressione della malattia.
“L’implementazione della strumentazione già in uso con questo nuovo ecografo di ultima generazione permetterà di identificare sempre più precocemente tale patologia, consentendo un avvio tempestivo delle cure specifiche. Le ridotte dimensioni dell’ecografo permetteranno, inoltre, il suo utilizzo anche al letto del paziente, rendendo sempre più agevole il percorso di cura dei nostri pazienti” spiega Andrea Farina, Direttore Struttura Complessa di Cardiologia.Roberto Spoladore, Responsabile dell’ambulatorio Cardiomiopatie Primitive aggiunge: “La disponibilità di un software di ultima generazione integrato in questo nuovo ecografo consentirà di identificare in modo estremamente veloce ed efficace i pazienti affetti da amiloidosi cardiaca, evitando in molti casi di ricorrere all’uso di metodiche di imaging più sofisticate e meno facilmente accessibili in tempi brevi. Si accelererà così sensibilmente il percorso diagnostico-terapeutico dei nostri pazienti, garantendo un avvio sempre più tempestivo di terapie mirate e un impatto favorevole sulla prognosi”.
Che cos’è l’amiloidosi cardiaca
L’amiloidosi cardiaca è una patologia in cui proteine anomale, chiamate amiloidi, si accumulano all’interno del tessuto cardiaco (oltre che in altri organi, come sistema nervoso centrale, intestino, rene), compromettendo la funzione del cuore. Queste proteine si depositano all’interno delle pareti del cuore, rendendole spesse, il che ostacola la capacità del cuore di contrarsi e rilassarsi correttamente. Di conseguenza, il cuore fatica a pompare il sangue in modo efficace, portando a sintomi tipici dell’insufficienza cardiaca, come affaticamento, difficoltà respiratorie e gonfiore alle gambe. Esistono diverse forme di amiloidosi cardiaca, ma le più comuni sono l’amiloidosi AL (da catene leggere) e l’amiloidosi ATTR (da transtiretina). La diagnosi è complessa e richiede tecniche specifiche come l’ecocardiogramma, la risonanza magnetica, l’imaging nucleare e la biopsia. Se non prontamente riconosciuta e trattata, la prognosi è generalmente sfavorevole. La velocità di progressione della malattia e l’aspettativa di vita dipendono dal tipo di amiloidosi. Nell’amiloidosi AL, che è spesso più aggressiva, la prognosi senza trattamento può essere di soli 6-12 mesi. L’amiloidosi ATTR tende a progredire più lentamente, ma comunque riduce l’aspettativa di vita se non trattata.