Pacchetto sicurezza, avvocati in sciopero. Pelizzari: 'pericoloso, mira a soddisfare le aspettative dei social'
Tutte le udienze penali calendarizzate per la giornata di ieri, lunedì 4 novembre, in Tribunale a Lecco sono saltate. E le toghe incroceranno le braccia, in tutta Italia, anche oggi. Come pure domani, come da astensione proclamata dall'Unione delle Camere Penali. "Il pacchetto sicurezza, lungi dal porsi in sintonia con un programma di riforma della giustizia in senso liberale, rivela nel suo complesso e nelle singole norme una matrice securitaria sostanzialmente populista, profondamente illiberale e autoritaria, caratterizzata da uno sproporzionato e ingiustificato rigore punitivo nei confronti dei fenomeni devianti meno gravi ed ai danni dei soggetti più deboli, caratterizzandosi per l’introduzione di una iniqua scala valoriale, in relazione alla quale taluni beni risultano meritevoli di maggior tutela rispetto ad altri di eguale natura, in violazione del principio di ragionevolezza, di eguaglianza e di proporzionalità" si legge nel documento diffuso per motivare lo "sciopero" - accompagnato dalla manifestazione nazionale in programma per quest'oggi a Roma - voluto "per sollecitare il Parlamento ad adottare tutte le opportune modifiche alle norme del "pacchetto sicurezza" in senso conforme alla Costituzione ed ai principi del diritto penale liberale, sensibilizzando l’opinione pubblica sul pericolo che simili legislazioni securitarie e illiberali possano incidere irreversibilmente sulla tenuta democratica dell’intero sistema penale".
"La decisione della Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane con la quale è stata deliberata l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria in ambito penale per i giorni 4, 5 e 6 novembre quale segno di protesta nei confronti dell’ennesimo “pacchetto sicurezza” è a mio parere pienamente condivisibile. Il provvedimento, all’esame in questi giorni al Senato, appare discostarsi sensibilmente dall’idea di una giustizia in senso liberale che ogni avvocato penalista persegue e si caratterizza per una forte componente securtaria e giustizialista che mira a soddisfare le aspettative che ribollono nei social rispetto ad alcuni fenomeni criminali del momento, elevati, spesso a torto, a emergenze sociali" commenta l'avvocato Stefano Pelizzari, vicepresidente dell'articolazione lariana.
"L’esigenza di sicurezza per ogni cittadino non può essere in alcun modo sottovalutata, ma è ormai indiscutibilmente dimostrato che l’inasprimento sanzionatorio non produca alcun effetto positivo in termini di prevenzione generale. Inoltre, l’affidare al sistema repressivo penale la soluzione di ogni situazione di devianza è una idea da considerare, a mio avviso, recessiva rispetto alla necessità di intervenire per ridurre, per quanto possibile, le cause di disagio sociale che generano la devianza. Ciò nonostante, il “pacchetto sicurezza” ha introdotto nuove fattispecie penali – anche rispetto a fatti che risultavano riconducibili a reati già previsti nel Codice e quindi inutilmente – e ha previsto un generale aumento delle pene per alcune condotte che hanno recentemente suscitato allarme nella opinione pubblica".
"Alcune previsioni - aggiunge ancora il penalista lecchese - destano poi preoccupazione per il loro spiccato furore punitivo. Mi riferisco in particolare all’introduzione del reato di rivolta in istituto penitenziario: invece che affrontare il drammatico problema del sovraffollamento carcerario, riflettendo sulle situazioni di degrado e di abbandono in cui versano molto istituti penitenziari nonostante l’impegno degli operatori, si è preferito introdurre un reato dove non solo vengono incriminate condotte già previste nel codice penale, ma viene addirittura punita la resistenza passiva all’esecuzione di ordini impartiti se realizzata da tre o più persone riunite. In una situazione carceraria che si caratterizza per un impressionante numero di suicidi (79 al 2.11.24), tragico fenomeno che interessa peraltro anche il personale di polizia penitenziaria dove, non a caso, si registra un numero di sucidi più del doppio rispetto alle altre forze di polizia, punire il dissenso - anche se manifestato in modo pacifico - è una iniziativa che non può essere tollerata e che meriterebbe una astensione più prolungata. Risulta poi frutto di una immotivata fretta del legislatore di placare la protesta sui social - evidenzia il vicepresidente della Camera Penale di Como e Lecco - l’avere previsto un aggravante comune (applicabile quindi a tutti i tipi di reato), se il fatto è commesso a bordo di treni o nelle aree interne delle stazioni ferroviarie, come se fosse più grave una corruzione commessa in stazione rispetto ad una commessa al parco. Ancora, per colpire il ridotto fenomeno della madri rom dedite ai furti è stato abrogato l’istituto del differimento obbligatorio della pena per madri di figli inferiori ad un anno; i più penalizzati saranno dunque gli incolpevoli bambini. Io, personalmente, non sono un accanito fan delle astensioni, ma sono talmente tanti i motivi di preoccupazione e di perplessità che nascono dall’esame del “pacchetto sicurezza” che i penalisti non possono tacere ed è importante che l’opinione pubblica sia informata delle ragioni della nostra protesta".
"La decisione della Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane con la quale è stata deliberata l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria in ambito penale per i giorni 4, 5 e 6 novembre quale segno di protesta nei confronti dell’ennesimo “pacchetto sicurezza” è a mio parere pienamente condivisibile. Il provvedimento, all’esame in questi giorni al Senato, appare discostarsi sensibilmente dall’idea di una giustizia in senso liberale che ogni avvocato penalista persegue e si caratterizza per una forte componente securtaria e giustizialista che mira a soddisfare le aspettative che ribollono nei social rispetto ad alcuni fenomeni criminali del momento, elevati, spesso a torto, a emergenze sociali" commenta l'avvocato Stefano Pelizzari, vicepresidente dell'articolazione lariana.
"L’esigenza di sicurezza per ogni cittadino non può essere in alcun modo sottovalutata, ma è ormai indiscutibilmente dimostrato che l’inasprimento sanzionatorio non produca alcun effetto positivo in termini di prevenzione generale. Inoltre, l’affidare al sistema repressivo penale la soluzione di ogni situazione di devianza è una idea da considerare, a mio avviso, recessiva rispetto alla necessità di intervenire per ridurre, per quanto possibile, le cause di disagio sociale che generano la devianza. Ciò nonostante, il “pacchetto sicurezza” ha introdotto nuove fattispecie penali – anche rispetto a fatti che risultavano riconducibili a reati già previsti nel Codice e quindi inutilmente – e ha previsto un generale aumento delle pene per alcune condotte che hanno recentemente suscitato allarme nella opinione pubblica".
"Alcune previsioni - aggiunge ancora il penalista lecchese - destano poi preoccupazione per il loro spiccato furore punitivo. Mi riferisco in particolare all’introduzione del reato di rivolta in istituto penitenziario: invece che affrontare il drammatico problema del sovraffollamento carcerario, riflettendo sulle situazioni di degrado e di abbandono in cui versano molto istituti penitenziari nonostante l’impegno degli operatori, si è preferito introdurre un reato dove non solo vengono incriminate condotte già previste nel codice penale, ma viene addirittura punita la resistenza passiva all’esecuzione di ordini impartiti se realizzata da tre o più persone riunite. In una situazione carceraria che si caratterizza per un impressionante numero di suicidi (79 al 2.11.24), tragico fenomeno che interessa peraltro anche il personale di polizia penitenziaria dove, non a caso, si registra un numero di sucidi più del doppio rispetto alle altre forze di polizia, punire il dissenso - anche se manifestato in modo pacifico - è una iniziativa che non può essere tollerata e che meriterebbe una astensione più prolungata. Risulta poi frutto di una immotivata fretta del legislatore di placare la protesta sui social - evidenzia il vicepresidente della Camera Penale di Como e Lecco - l’avere previsto un aggravante comune (applicabile quindi a tutti i tipi di reato), se il fatto è commesso a bordo di treni o nelle aree interne delle stazioni ferroviarie, come se fosse più grave una corruzione commessa in stazione rispetto ad una commessa al parco. Ancora, per colpire il ridotto fenomeno della madri rom dedite ai furti è stato abrogato l’istituto del differimento obbligatorio della pena per madri di figli inferiori ad un anno; i più penalizzati saranno dunque gli incolpevoli bambini. Io, personalmente, non sono un accanito fan delle astensioni, ma sono talmente tanti i motivi di preoccupazione e di perplessità che nascono dall’esame del “pacchetto sicurezza” che i penalisti non possono tacere ed è importante che l’opinione pubblica sia informata delle ragioni della nostra protesta".