PAROLE CHE PARLANO/201
Paradiso
La parola paradiso evoca immagini di luoghi idilliaci, di giardini rigogliosi e di una felicità senza fine. Come molte parole che usiamo quotidianamente, "paradiso" ha una storia complessa e affascinante. Attraverso un intricato percorso etimologico, possiamo risalire alle sue origini indoeuropee, dove si riferiva a un "recinto", un luogo delimitato e protetto. Questa accezione iniziale si è poi evoluta nel corso dei secoli, passando attraverso il persiano pairidaeza, poi il greco paràdeisos, quindi il latino paradisus, fino ad assumere il significato attuale.
In origine, il paradiso era concepito come un giardino, un luogo fisico e concreto, dove l'uomo poteva godere dei frutti della terra e della presenza divina. Questa immagine di un giardino terrestre, di un Eden primordiale, si ritrova in numerose culture e religioni. Tuttavia, con il passare del tempo, il significato del termine si è ampliato, includendo non solo un luogo fisico, ma anche uno stato d'animo, una condizione di perfetta felicità e beatitudine.
È interessante notare come il concetto di paradiso sia strettamente legato a quello di confine e di limite. I giardini paradisiaci, infatti, erano spesso racchiusi da mura o delimitati da fiumi, separati dal mondo esterno per preservarne la purezza. Questo ci porta a riflettere su come, sin dall'antichità, l'uomo abbia sentito il bisogno di definire spazi sacri, rifugi in cui riconnettersi con la natura e con se stesso.
Oggi, il concetto di paradiso continua a evocare non solo un luogo di perfezione, ma anche un ideale di armonia interiore, che risponde al bisogno umano di trovare pace e felicità, al di là delle limitazioni del mondo reale.
Rubrica a cura di Dino Ticli