Rancio: 'da te e dalla tua famiglia abbiamo imparato tanto'. Il commosso addio a Lucy
"La tua presenza è stata preziosa". E' stato letto velocissimamente, tradendo l'emozione del trovarsi lì, all'altare, dinnanzi a una piccola bara di legno chiaro circondata da parenti e conoscenti avvolti nel loro dolore, il messaggio che gli ex compagni di classe della Pietro Scola hanno voluto rivolgere a "Lucy", per ringraziarla. Sì, proprio per esprimere riconoscenza, snocciolando una serie di grazie: per i cinque anni passati insieme sui banchi, per i suoi sorrisi e per gli intervalli trascorsi tra girotondi e scivolate... "Da te e dalla tua famiglia abbiamo imparato tanto" la chiosa, non scontata, riconoscendo anche il ruolo di mamma Daniela e papà Marco Galli che, con Erica e Irene, per "Lucy" si sono sempre stati. In tanti oggi si sono stretti loro, per tributare l'ultimo saluto a Lucia, mancata ieri a 14 anni appena, per le complicanze di un'operazione subita nei giorni scorsi.
La piccola chiesetta di Santa Maria Gloriosa in Rancio Alto non è riuscita a mettere tutti a sedere. E così c'è chi ha seguito la cerimonia dal sagrato, baciato dal sole, in questa sorprendente giornata dalla temperatura primaverile, a fine ottobre.
"Non abbiamo mai udito parole di Lucia, ma non per questo non ha mai parlato" ha detto, nella sua omelia, don Claudio Maggioni, partendo proprio dal silenzio della piccola, legato alla sindrome diagnosticatale qualche anno fa, condivisa con pochissime persone in Italia, qualche centinaia al mondo. Un silenzio da "non rovinare", come da raccomandazione di papà Marco. Ed ecco dunque l'esortazione del sacerdote "ad abitare il silenzio senza paura in una società dove tutto deve essere performante", sottolineando l'importanza del non parlare, del non imporsi, del ricordare, appunto, come il silenzio parla, come “Lucia nella sua vita ha parlato perché c'erano orecchie capaci di ascolto”.
L'attenzione è stata poi rivolta sugli occhi. I suoi, a casa della nonna, erano attratti dalle fotografie ed in particolare da quella del Beato Mazzucconi. "Rivolgere lo sguardo è già credere. Abbiamo la possibilità di scegliere da ciò che siamo attratti" ha rimarcato don Claudio, concentrandosi poi sul candore conservato da Lucia, l'ingenuità di una vita, sui bambini quali modello di chi si affida a Dio.
Letto dunque come un segno che la morte sia sopraggiunta proprio mentre le candele votive accese dai famigliari, sempre a casa della nonna, sempre davanti alle foto tanto care alla piccola, si spegnevano. Come se la sua vita di Lucia fosse arrivata a compimento, come quei cilindri in cera arrivati ad aver dato tutto. Una bella immagine, come i ritratti di "Lucy" stretti al petto dalla mamma e dalle sorelle, prima di accompagnare la quattordicenne nel suo ultimo viaggio. "Fai la brava", la raccomandazione, con infinita dolcezza di Daniela, prima di essere sommersa dagli abbracci dei presenti.
La piccola chiesetta di Santa Maria Gloriosa in Rancio Alto non è riuscita a mettere tutti a sedere. E così c'è chi ha seguito la cerimonia dal sagrato, baciato dal sole, in questa sorprendente giornata dalla temperatura primaverile, a fine ottobre.
"Non abbiamo mai udito parole di Lucia, ma non per questo non ha mai parlato" ha detto, nella sua omelia, don Claudio Maggioni, partendo proprio dal silenzio della piccola, legato alla sindrome diagnosticatale qualche anno fa, condivisa con pochissime persone in Italia, qualche centinaia al mondo. Un silenzio da "non rovinare", come da raccomandazione di papà Marco. Ed ecco dunque l'esortazione del sacerdote "ad abitare il silenzio senza paura in una società dove tutto deve essere performante", sottolineando l'importanza del non parlare, del non imporsi, del ricordare, appunto, come il silenzio parla, come “Lucia nella sua vita ha parlato perché c'erano orecchie capaci di ascolto”.
L'attenzione è stata poi rivolta sugli occhi. I suoi, a casa della nonna, erano attratti dalle fotografie ed in particolare da quella del Beato Mazzucconi. "Rivolgere lo sguardo è già credere. Abbiamo la possibilità di scegliere da ciò che siamo attratti" ha rimarcato don Claudio, concentrandosi poi sul candore conservato da Lucia, l'ingenuità di una vita, sui bambini quali modello di chi si affida a Dio.
Letto dunque come un segno che la morte sia sopraggiunta proprio mentre le candele votive accese dai famigliari, sempre a casa della nonna, sempre davanti alle foto tanto care alla piccola, si spegnevano. Come se la sua vita di Lucia fosse arrivata a compimento, come quei cilindri in cera arrivati ad aver dato tutto. Una bella immagine, come i ritratti di "Lucy" stretti al petto dalla mamma e dalle sorelle, prima di accompagnare la quattordicenne nel suo ultimo viaggio. "Fai la brava", la raccomandazione, con infinita dolcezza di Daniela, prima di essere sommersa dagli abbracci dei presenti.