I sindaci dell'Alta Valle (alla finestra?) commentano la fusione mancata tra Cortenova e Primaluna
Dopo il “fallimento” del progetto di fusione tra Cortenova e Primaluna – naufragato a causa del “no” espresso dai cittadini del borgo più piccino – proponiamo qualche riflessione sull’esito della consultazione popolare e, perché no, qualche considerazione più ampia sul tanto dibattuto e controverso tema. Un argomento del quale si è parlato tanto (con più o meno cognizione di causa) e in riferimento a varie porzioni del territorio valsassinese. Infatti, se è vero che la fusione tra Cortenova e Primaluna avrebbe dovuto rappresentare il primo (e, sulla carta, più cauto) passo verso la creazione di un “grande comune” in bassa Valle (insieme a Introbio, Taceno e Parlasco), di fusione si era parlato – spesso sottotraccia e in maniera velata – anche a proposito dell’Altopiano e dell’Alta Valle. Un’ipotesi di “una tira l’altra” era forse allo stesso tempo l’auspicio di qualcuno e la preoccupazione di qualcun altro. E ora invece che succede?
Lo abbiamo chiesto ai primi cittadini dei comuni di Casargo, Margno, Crandola Valsassina e Taceno, con i quali abbiamo commentato l’esito del referendum della scorsa domenica e ragionato su “ciò che sarà”.
Con i quattro borgomastri abbiamo discusso anche il dato dell’affluenza alle urne, che a parere di scrive è stato straordinariamente basso, considerata tanto la portata della decisione (una decisione irreversibile, per altro) e la “vicinanza” (presunta, a questo punto) della popolazione a un tema che avrebbe dovuto toccare da vicino i cittadini e che negli scorsi mesi pareva aver infiammato il dibattito. Insomma, a prescindere da quale casella si fosse andati a barrare, l’aspettativa era che in molti un segno sul foglio lo avrebbero lasciato. Di certo non un “misero” 39,8% a Primaluna e un appena più consistente 53,7% a Cortenova.
“Poi non puoi vincere un percorso di fusione, che è un processo irreversibile, per un voto: deve esserci un’ampia partecipazione” ha dichiarato Pasquini, che anche in caso di esito favorevole del referendum avrebbe comunque suggerito una riflessione su una così scarsa partecipazione popolare “per un referendum così importante per il futuro di due comunità". “Un progetto come la fusione deve essere un percorso partecipato” ha nuovamente sottolineato.
Anche Nogara nota la bassa affluenza alle urne e commenta: “l’operazione doveva essere preparata con più tempo, mentre si è deciso solo lo scorso anno di tentarla”. Manzoni insiste invece sul malcontento popolare e sul disinnamoramento della popolazione nei confronti della politica e della vita pubblica quali fattori in grado di spiegare una così bassa partecipazione al referendum. “Da una parte, forse molti davano per scontata la vittoria. Dall’altra, questi dati dimostrano ancora una volta lo scontento dei cittadini. La gente è disillusa, non vede risultati tangibili e immediati e non ha voglia di andare alle urne”. Lo stesso Manzoni crede inoltre che questo risultato bloccherà eventuali progetti futuri, a partire dal “grande comune” del fondovalle. “Bisognerà pensarci bene anche per altri territori, perché il malcontento della popolazione è radicato un po’ dappertutto.”
Anche in questo caso, infine, Cattaneo preferisce non esprimere giudizi.
Lo abbiamo chiesto ai primi cittadini dei comuni di Casargo, Margno, Crandola Valsassina e Taceno, con i quali abbiamo commentato l’esito del referendum della scorsa domenica e ragionato su “ciò che sarà”.
Un sentito dispiacere è ciò che è emerso dalle parole di Alberto Nogara, sindaco di Taceno, fervente sostenitore della fusione che vedeva già la futura incorporazione del “suo” comune all’interno di Centro Valsassina (o Borgo Grigna o Borgo Valsassina, ci siamo capiti), insieme a Introbio e a Parlasco. “Il fallimento di questo referendum e lo “stop” di sette anni che vi farà seguito (da norma regionale, questo è il periodo di tempo che dovrà trascorrere prima di un eventuale secondo tentativo di fusione tra Cortenova e Primaluna, ndr) non è di certo una buona cosa per il territorio” ha dichiarato. Una visione territorialmente molto più ampia era – ed è ancora forse - in realtà nella mente di Nogara, che ci ha proposto una divisione della Valsassina in tre parti, con altrettanti enti denominati in base alla posizione geografica: l’Altopiano Valsassinese (fusione di Barzio, Cremeno, Cassina Valsassina e Moggio), il Centro Valsassina (fusione di Introbio, Primaluna, Cortenova, Taceno e Parlasco), l’Alta Valsassina (fusione di Crandola Valsassina, Margno, Casargo, Premana e Pagnona). Un progetto che al momento sa molto di utopia, alla luce dell’esito di questo primo (e “parziale”) tentativo di fusione. Mai dire mai però…Un certo dispiacere per un esito che potrebbe andare a bloccare un eventuale percorso di fusione in Alta Valle è quello che rivelano le parole del sindaco di Casargo Antonio Pasquini, anche lui tra i favorevoli ad un progetto di fusione con i comuni vicini (“l’identità di una comunità non è il cartello stradale, ma la vitalità e la presenza di servizi” ha dichiarato a più riprese). Anche se con una serie di “ma”. Concretamente, Pasquini ritiene infatti necessario introdurre “una serie di correttivi a livello regionale e statale che rendano più virtuoso e performante il percorso di fusione”. In pratica, bisogna evitare che il comune fuso risulti in realtà svantaggiato in alcune situazioni. “Ad esempio, il contributo statale per i comuni sotto i mille abitanti si perderebbe in caso di fusione; o ancora, partecipare ai bandi regionali sarebbe più difficile perché da normativa vi può prendere parte un solo comune”. Una clausola del tipo “fatto salvo i comuni fusi”, da applicare ove necessario nelle normative regionali e statali, sarebbe insomma la proposta di Pasquini per rendere effettivamente “conveniente” e pienamente efficiente un processo di fusione al quale il primo cittadino casarghese sarebbe, come detto, incline. “Vedrei di buon occhio un percorso partecipato di un comune unico tra Casargo, Margno e Crandola Valsassina. In ogni caso – ha chiarito - decidono i cittadini, come si è visto”. Tra i contrari ad un’eventuale fusione c’è invece il sindaco di Crandola Valsassina Matteo Manzoni, che spiega come “noi non avevamo nessun progetto di fusione e nemmeno siamo interessati a farlo ora. La mia opinione, forse un po’ in controtendenza rispetto alla “moda” del momento, è che, invece di “chiudere i comuni”, bisognerebbe cambiare le regole del gioco, che non devono essere uguali per una municipalità piccola e per il Comune di Roma”. A proposito dell’esito della consultazione a Cortenova e Primaluna, Manzoni ha ipotizzato che “il referendum non è passato perché evidentemente alcuni non hanno visto questi grandi vantaggi nella fusione”, registrando in generale che sul tema “la volontà popolare non è stata così chiara, visto che da qualche parte è passata e da qualche parte no”.Non si è sbilanciato invece il sindaco di Margno, Manuele Cattaneo, che ha invocato a più riprese la necessità di “analizzare con calma i dati” per poter offrire delle considerazioni più consistenti sul risultato del referendum e dare un giudizio su quanto è avvenuto. “Per ora, prendiamo in ogni caso atto di quello che i cittadini di Primaluna e di Cortenova hanno espresso” ha aggiunto. Giudizio sospeso anche sugli effetti di questo “fallimento”: come prima, “dobbiamo analizzare meglio la questione per capire se questo andrà o meno a pregiudicare futuri progetti di fusione sul territorio”. Sul tema del “pro o contro fusione”, Cattaneo ha invece ribadito “la piena disponibilità nei confronti di chi ci ha votato e verso tutto ciò che i cittadini ci chiedono di portare avanti e di approfondire, lavorando per informare e dunque per mettere tutti nelle condizioni di poter scegliere. Noi dobbiamo proporre e dare un ventaglio di soluzioni, poi il popolo è sempre sovrano”.
Con i quattro borgomastri abbiamo discusso anche il dato dell’affluenza alle urne, che a parere di scrive è stato straordinariamente basso, considerata tanto la portata della decisione (una decisione irreversibile, per altro) e la “vicinanza” (presunta, a questo punto) della popolazione a un tema che avrebbe dovuto toccare da vicino i cittadini e che negli scorsi mesi pareva aver infiammato il dibattito. Insomma, a prescindere da quale casella si fosse andati a barrare, l’aspettativa era che in molti un segno sul foglio lo avrebbero lasciato. Di certo non un “misero” 39,8% a Primaluna e un appena più consistente 53,7% a Cortenova.
“Poi non puoi vincere un percorso di fusione, che è un processo irreversibile, per un voto: deve esserci un’ampia partecipazione” ha dichiarato Pasquini, che anche in caso di esito favorevole del referendum avrebbe comunque suggerito una riflessione su una così scarsa partecipazione popolare “per un referendum così importante per il futuro di due comunità". “Un progetto come la fusione deve essere un percorso partecipato” ha nuovamente sottolineato.
Anche Nogara nota la bassa affluenza alle urne e commenta: “l’operazione doveva essere preparata con più tempo, mentre si è deciso solo lo scorso anno di tentarla”. Manzoni insiste invece sul malcontento popolare e sul disinnamoramento della popolazione nei confronti della politica e della vita pubblica quali fattori in grado di spiegare una così bassa partecipazione al referendum. “Da una parte, forse molti davano per scontata la vittoria. Dall’altra, questi dati dimostrano ancora una volta lo scontento dei cittadini. La gente è disillusa, non vede risultati tangibili e immediati e non ha voglia di andare alle urne”. Lo stesso Manzoni crede inoltre che questo risultato bloccherà eventuali progetti futuri, a partire dal “grande comune” del fondovalle. “Bisognerà pensarci bene anche per altri territori, perché il malcontento della popolazione è radicato un po’ dappertutto.”
Anche in questo caso, infine, Cattaneo preferisce non esprimere giudizi.
Alessandro Tenderini