Lecco, Irene Facheris per Telefono Donna: ''Tutti gli uomini possono cambiare le cose''

L’evento ospitato venerdì sera presso Sala Ticozzi e organizzato da Telefono Donna Lecco ha rappresentato una sfida innovativa per l’associazione, inserendosi in un lungo percorso di emancipazione femminile e di lotta alla violenza contro le donne, ma con un approccio radicalmente nuovo. Il tema centrale della serata, “Gli uomini? Che ruolo hanno in questa battaglia?”, ha aperto una riflessione inedita, stimolata dalla presenza di Irene Facheris, che, per l’occasione, ha portato una versione ibrida del suo podcast Tutti gli uomini, dedicato a voci maschili che si raccontano per il cambiamento.
donneuomini5.jpg (88 KB)Sebbene rivolto principalmente agli uomini, l’incontro ha attirato un pubblico con una partecipazione del 70% femminile e del 30% maschile. Anche senza raggiungere una “quota azzurra” paritaria, Lecco ha dimostrato grande attenzione, riempiendo la sala e dimostrando interesse per una sfida cruciale. Gli uomini presenti sono stati invitati a riflettere profondamente sul proprio ruolo nella prevenzione della violenza contro le donne, contribuendo a una serata di grande significato.
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La presidente di Telefono Donna Lecco, Grazia Brambilla, ha aperto l’incontro evidenziando la necessità di un dialogo autentico e condiviso. “Abbiamo tutti bisogno di sentirci più vicini e impegnati verso un obiettivo comune”, ha dichiarato Brambilla.
Irene Facheris, attivista e divulgatrice da oltre dieci anni, ha poi proseguito rinnovando il suo approccio di sensibilizzazione, parlando direttamente agli uomini e proponendo loro domande incisive, per stimolare un percorso di consapevolezza personale e collettiva.
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Durante l’evento, ha riformulato una domanda classica spesso rivolta agli uomini in contesti di sensibilizzazione: “Pensa se lo avessero fatto a tua sorella”, definendola “inutile”, perché l’ascolto nasce dal riconoscimento dell’umanità, non dai legami di sangue. Invece, ha chiesto: “E se fosse stato tuo fratello, amico o collega l’aggressore? Lo stupratore? L’assassino?”.Una prospettiva che, ha spiegato l’esperta, aiuta a comprendere che la violenza di genere è un problema collettivo, che tutti possono e devono affrontare.
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Ha poi condiviso esperienze tratte dal suo podcast, in cui ha posto 22 domande a uomini di diverse età e background, esplorando il loro rapporto con la mascolinità e il rispetto. “Cosa vuol dire essere uomini?” è stata la domanda d’apertura, che ha fatto emergere risposte come: “Non dovevo piangere, altrimenti sarei stato una femminuccia”. Il discorso si è così allargato, mettendo in luce quanto spesso il femminile sia associato alla debolezza e il maschile alla forza e alla competizione.
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Un altro tema affrontato è stato il significato del termine “femminicidio”, inteso come l’uccisione di una donna che non rispetta le aspettative di qualcuno (partner, famiglia o società). Irene Facheris ha inoltre parlato del suicidio tra uomini che si sentono falliti, incapaci di aderire agli stereotipi di forza e successo, lanciando poi una sfida ai presenti: “Ogni uomo è già un esempio per altri uomini, anche se non lo vuole.” Un invito a riconoscere la propria influenza e utilizzarla per promuovere una mascolinità rispettosa e positiva.
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La serata ha incluso suggerimenti pratici per affrontare commenti sessisti nella vita quotidiana, specie nelle conversazioni tra amici. L’ospite ha chiesto: “Come reagisci quando un amico fa un commento sessista?” e ha suggerito risposte come “Non lo pensi davvero, vero?” o l’avvio di un dialogo con frasi del tipo: “Io non so come reagire quando un uomo fa un commento del genere”. Ha sottolineato che, soprattutto tra uomini, il confronto diretto è più efficace e che il riconoscimento del problema rende più semplice agire quando un terzo amico, collega o conoscente pronuncia la stessa frase.
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L’evento, infine, è stato inquadrato in un contesto sociale ancora più ampio. Citando l’intervento di Elena Cecchetin, sorella di Giulia, uccisa dall’ex fidanzato, Facheris ha ricordato che “gli assassini non sono mostri, ma figli sani del patriarcato”. La violenza di genere non è un’emergenza o un’eccezione, ma una problematica sistemica, e necessita di soluzioni collettive. Educare al rispetto, trovare spazi di confronto e imparare a distinguere possesso e amore sono passi necessari, sia nelle scuole che tra gli adulti.
L’incontro si è concluso con un invito a continuare questa conversazione “tra uomini”, senza attendere la data simbolica della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre o un altro drammatico caso di femminicidio.

Martina Bonacina
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