Lecco: 35° della Protezione civile, targa per tutto il gruppo
Gli anni sono 35 giusti giusti. Risale infatti al 23 ottobre 1989 la costituzione ufficiale del gruppo comunale lecchese di protezione civile. Ma le radici vanno decisamente più indietro. Vanno a quella notte del 16 novembre 1951 quando in quattro e quattr’otto l’allora sindaco Ugo Bartesaghi allestì la spedizione dei pescatori lecchesi alla volta del Polesine alluvionato.
Un episodio rimasto impresso nella memoria dei lecchesi, «un esempio della vocazione alla prodigalità della nostra città» come ha detto Franco Aromatisi, il coordinatore dei volontari lecchesi, nalla cerimonia svoltasi a Palazzo delle paure proprio per festeggiare i 35 anni del gruppo. Oltre ad Aromatisi, sono intervenuti anche il sindaco Mauro Gattinoni che per la legge è anche la massima autorità cittadina di protezione civile, il direttore vicario della centrale operativa lombarda Andrea Zacconi, il rappresentante del dipartimento nazionale Stefano Vallari e la viceprefetto Marcella Nicoletti.
Sono stati indicati i passaggi cruciali degli impegni del volontariato lecchese. Dopo l’episodio del Polesine, vi furono negli anni Settanta gli aiuti ai terremotati del Friuli e dell’Irpinia, senza dimenticare le tragedie lecchesi: la frana del San Martino del 23 febbraio 1969 e lo scoppio di Castello del 18 dicembre 1987. E fu proprio quest’ultima disgrazia a convincere gli amministratori comunali della necessità di organizzare un vero e proprio gruppo di volontari pronto a intervenire nelle situazioni di emergenza. Fino ad allora, ci si affidava allo spontaneismo con volontari scollegati tra loro che lasciavano il proprio nome alla prefettura o al municipio dichiarandosi disponibili a essere chiamati in caso di bisogno.
Furono anche loro che, nella palazzina crollata davanti a Palazzo Belgioioso in corso Matteotti, intervennero per rimuovere le macerie. Ma, appunto, non bastava. E così, due anni dopo – appunto nell’ottobre 1989 – il gruppo venne costituito ufficialmente e nel febbraio 1990 si tenne il primo corso di formazione. Oggi, i volontari del gruppo comunale sono 46; erano 47 alla viglia della festa, ma un malore improvviso ha stroncato uno di loro, Cono Di Carlo, ricordato durante l’incontro dal sindaco Gattinoni e dal coordinatore Aromatisi.
Nel suo intervento, il primo cittadino ha parlato di una rete di protezione civile solida, dinamica ed efficiente che, partendo appunto da una condizione “spontaneistica” , col tempo si è professionalizzata e dotata di mezzi tecnici importanti. Ma ha anche voluto correggere l’assessore regionale Romano La Russa che, nel suo messaggio di saluti alla protezione civile lecchese, parlava di “pesanti ondate di maltempo”: in realtà – ha voluto precisare Gattinoni – siamo di fronte a un cambiamento epocale e servono quindi interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio per evitare catastrofi. Occorrono quindi investimenti nelle infrastrutture e nella comunicazione. Perché abbiamo visto proprio recentemente come la fragilità delle nostre infrastrutture penalizzi cittadini e imprese. Concludendo, il sindaco ha sottolineato la necessità che tutti facciano la loro parte perché il sistemi funzioni.
Su questo argomento, il vicedirettore della centrale operativa lombarda Zaccone, ha rilevato come la protezione civile sia davvero un sistema, una “macchina unica” che qualcuno ha paragonato alla Formula Uno, alle gare che si vincono per l’efficienza ai box. Ciascuno – ha aggiunto – ha il diritto di sostenere i propri punti di vista, «ma poi quando si interviene siamo una forza sola, una persona sola». Ha poi puntato l’attenzione sulla necessità della prevenzione ma anche della formazione dei volontari, perché i cosiddetti angeli del fango che abbiamo visto operare con generosità in molte occasioni e che esprimono una grande passione, se non hanno un’adeguata formazione a volte possono essere di ingombro: «Non basta andare con un panino, una pala e le calosce, ma occorre sapere cosa e come fare». Fondamentali, pertanto gli interventi nelle scuole, anche per garantire il ricambio generazionale, considerato come oggi in Lombardia tra i 27mila volontari i giovani non siano molti. In quanto ai sindaci, appunto prime autorità di protezione civile, rileva auspicabile che al momento dei presentarsi alle elezioni ci si prepari adeguatamente anche su queste materie.
Il problema – si è inserito l’intervento di Vallari del Dipartimento nazionale della protezione civile – è che se sapessero a ciò che vanno incontro, probabilmente non si candiderebbe più nessuno. Da parte sua, Vallari ha esordito ricordando la figura di Giuseppe Zamberletti, il parlamentare democristiano che, all’indomani del terremoto irpino e di fronte al fallimento della macchina dei soccorsi, promosse la costituzione di un moderno sistema di protezione civile nel nostro Paese.
Il coordinatore lecchese Aromatisi ha poi evidenziato come la fattiva collaborazione con il Comune abbia alimentato una spinta all’altruismo, una spinta emozionale, una forza interiore che diventa scuola civile per una società di cittadini responsabili. Sul fronte dell’attività del gruppo lecchese, ha ricordato come sia da tempo in corso la geolocalizzazione dei punti a rischio della nostra città in cui i problemi di dissesto idrogeologico rappresentano la priorità. Si è arrivati, oggi, a inventariare sessanta zone critiche. E oggi -ha aggiunto – il gruppo lecchese ha le basi per garantire un efficace sistema di previsione degli eventi e quindi di promuovere la relativa attività di prevenzione.
La quale prevenzione – ha concluso la viceprefetto Nicoletti – ha oneri minori rispetto a quelli richiesti dagli interventi di ricostruzione in casi di catastrofe.
Al termine, il sindaco ha consegnato ai tre “nonnini”, come li ha chiamati, una targa di riconoscimento: premiati Franco Aromatisi, Gaetano Chiappa e Norberto Turolla. Una quarta targa, inoltre, è stata assegnata simbolicamente a tutti i volontari del gruppo e consegnata nelle mani di Natale Passoni.
All’ingresso di Palazzo delle paure, inoltre, sono stati esposti alcuni pannelli realizzati dagli studenti dell’istituto Badoni dedicati proprio alla storia della catastrofi nel nostro Paese e della protezione civile.
Un episodio rimasto impresso nella memoria dei lecchesi, «un esempio della vocazione alla prodigalità della nostra città» come ha detto Franco Aromatisi, il coordinatore dei volontari lecchesi, nalla cerimonia svoltasi a Palazzo delle paure proprio per festeggiare i 35 anni del gruppo. Oltre ad Aromatisi, sono intervenuti anche il sindaco Mauro Gattinoni che per la legge è anche la massima autorità cittadina di protezione civile, il direttore vicario della centrale operativa lombarda Andrea Zacconi, il rappresentante del dipartimento nazionale Stefano Vallari e la viceprefetto Marcella Nicoletti.
Sono stati indicati i passaggi cruciali degli impegni del volontariato lecchese. Dopo l’episodio del Polesine, vi furono negli anni Settanta gli aiuti ai terremotati del Friuli e dell’Irpinia, senza dimenticare le tragedie lecchesi: la frana del San Martino del 23 febbraio 1969 e lo scoppio di Castello del 18 dicembre 1987. E fu proprio quest’ultima disgrazia a convincere gli amministratori comunali della necessità di organizzare un vero e proprio gruppo di volontari pronto a intervenire nelle situazioni di emergenza. Fino ad allora, ci si affidava allo spontaneismo con volontari scollegati tra loro che lasciavano il proprio nome alla prefettura o al municipio dichiarandosi disponibili a essere chiamati in caso di bisogno.
Furono anche loro che, nella palazzina crollata davanti a Palazzo Belgioioso in corso Matteotti, intervennero per rimuovere le macerie. Ma, appunto, non bastava. E così, due anni dopo – appunto nell’ottobre 1989 – il gruppo venne costituito ufficialmente e nel febbraio 1990 si tenne il primo corso di formazione. Oggi, i volontari del gruppo comunale sono 46; erano 47 alla viglia della festa, ma un malore improvviso ha stroncato uno di loro, Cono Di Carlo, ricordato durante l’incontro dal sindaco Gattinoni e dal coordinatore Aromatisi.
Nel suo intervento, il primo cittadino ha parlato di una rete di protezione civile solida, dinamica ed efficiente che, partendo appunto da una condizione “spontaneistica” , col tempo si è professionalizzata e dotata di mezzi tecnici importanti. Ma ha anche voluto correggere l’assessore regionale Romano La Russa che, nel suo messaggio di saluti alla protezione civile lecchese, parlava di “pesanti ondate di maltempo”: in realtà – ha voluto precisare Gattinoni – siamo di fronte a un cambiamento epocale e servono quindi interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio per evitare catastrofi. Occorrono quindi investimenti nelle infrastrutture e nella comunicazione. Perché abbiamo visto proprio recentemente come la fragilità delle nostre infrastrutture penalizzi cittadini e imprese. Concludendo, il sindaco ha sottolineato la necessità che tutti facciano la loro parte perché il sistemi funzioni.
Su questo argomento, il vicedirettore della centrale operativa lombarda Zaccone, ha rilevato come la protezione civile sia davvero un sistema, una “macchina unica” che qualcuno ha paragonato alla Formula Uno, alle gare che si vincono per l’efficienza ai box. Ciascuno – ha aggiunto – ha il diritto di sostenere i propri punti di vista, «ma poi quando si interviene siamo una forza sola, una persona sola». Ha poi puntato l’attenzione sulla necessità della prevenzione ma anche della formazione dei volontari, perché i cosiddetti angeli del fango che abbiamo visto operare con generosità in molte occasioni e che esprimono una grande passione, se non hanno un’adeguata formazione a volte possono essere di ingombro: «Non basta andare con un panino, una pala e le calosce, ma occorre sapere cosa e come fare». Fondamentali, pertanto gli interventi nelle scuole, anche per garantire il ricambio generazionale, considerato come oggi in Lombardia tra i 27mila volontari i giovani non siano molti. In quanto ai sindaci, appunto prime autorità di protezione civile, rileva auspicabile che al momento dei presentarsi alle elezioni ci si prepari adeguatamente anche su queste materie.
Il problema – si è inserito l’intervento di Vallari del Dipartimento nazionale della protezione civile – è che se sapessero a ciò che vanno incontro, probabilmente non si candiderebbe più nessuno. Da parte sua, Vallari ha esordito ricordando la figura di Giuseppe Zamberletti, il parlamentare democristiano che, all’indomani del terremoto irpino e di fronte al fallimento della macchina dei soccorsi, promosse la costituzione di un moderno sistema di protezione civile nel nostro Paese.
La quale prevenzione – ha concluso la viceprefetto Nicoletti – ha oneri minori rispetto a quelli richiesti dagli interventi di ricostruzione in casi di catastrofe.
Al termine, il sindaco ha consegnato ai tre “nonnini”, come li ha chiamati, una targa di riconoscimento: premiati Franco Aromatisi, Gaetano Chiappa e Norberto Turolla. Una quarta targa, inoltre, è stata assegnata simbolicamente a tutti i volontari del gruppo e consegnata nelle mani di Natale Passoni.
All’ingresso di Palazzo delle paure, inoltre, sono stati esposti alcuni pannelli realizzati dagli studenti dell’istituto Badoni dedicati proprio alla storia della catastrofi nel nostro Paese e della protezione civile.
D.C.