PAROLE CHE PARLANO/200

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Silenzio

Silenzio è una parola che utilizziamo quotidianamente, ma spesso ne sottovalutiamo il profondo significato. È un concetto che ci è familiare, eppure, nella frenesia della vita moderna, tendiamo a dimenticare che il silenzio non è solo assenza di rumore, ma un vero e proprio stato dell'essere.

L'etimologia del termine ci aiuta a comprenderne la profondità: deriva dal latino silentium, a sua volta legato al verbo silere, che significa "stare in silenzio", "tacere" o "essere quieto". È una parola che evoca calma, tranquillità, una pausa dal frastuono delle troppe attività.

Interessante è anche la sua connessione alla radice indoeuropea si-, che trasmette l'idea di legare o connettere. Questo legame, nel caso del silenzio, non è ovviamente fisico, ma un vincolo imposto alla voce, un atto di "legare" le labbra per far emergere una dimensione più intima e riflessiva.

Il poeta Leopardi scrive: “Sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo.” Qui, il silenzio e la quiete non rappresentano la semplice assenza di rumore, ma un momento di riflessione assoluta che permette al poeta di percepire l'infinito. Questi silenzi e questa quiete diventano una metafora della profondità dell'universo e del senso di infinità che l'uomo può solo intuire attraverso l'immaginazione.

Quando scegliamo il silenzio, quindi, creiamo uno spazio che ci permette di ascoltare non solo il mondo intorno a noi, ma soprattutto il nostro mondo interiore.

Rubrica a cura di Dino Ticli
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