CM Val San Martino e Lario Orientale: Fasoli lamenta esclusioni, Rusconi 'dialogo con tutti'. E fa i nomi
Il test sarebbe da fare: scendere al “cantun di ball” e chiedere ai primi 10 lecchesi che vi passano davanti chi è l'attuale presidente della Comunità Montana Val San Martino e Lario Orientale. Infausto, immaginiamo, il risultato e non solo perché il capoluogo non fa parte di un Ente, che, diciamocelo, non è propriamente “vicino” a tutti i cittadini. Eppure la scelta del suo nuovo numero uno, di colui il quale raccoglierà, dopo dieci anni, il testimone di Carlo Greppi, già sindaco di Vercurago, tiene ormai banco da settimane tra gli amministratori locali, Mauro Gattinoni incluso, pur, come detto, non direttamente interessato dalla faccenda. Senza riuscire, evidentemente, a fare sintesi.
La quadra in realtà, pareva già essere stata trovata quando, dopo l'estate, Antonio Rusconi di Valmadrera ha sciolto le riserve, accettando – alle sue condizioni – la proposta di alcuni sindaci di far propria la causa di una realtà che economicamente fatica a stare in piedi e ha bisogno, nel complesso, di una ristrutturazione, partendo da quanto di buono lascia in eredità la “dirigenza” uscente. Invece, anche “l'elezione” del già senatore, passato da sindaco a assessore esterno nel suo comune, vuole essere rimessa in discussione dal passo avanti fatto da Riccardo Fasoli, arrivato a candidarsi, a suo dire, per riaprire giochi che la politica vorrebbe chiusi, escludendo alcune forze e senza la condivisione dei protagonisti della partita ovvero gli amministratori.
“Sulla vicenda credo sia possibile rimediare a pasticci e incomprensioni, ma raccontandoci la verità” la premessa del primo cittadino di Mandello. “Abbiamo un ente che ha bisogno di tanti sforzi da parte di tutti, con le peculiarità di un territorio eterogeneo, frutto della fusione di due comunità montante e che già racchiudevano territori diversi. Si è partiti con una proposta di alcuni sindaci sul candidato presidente, che è evoluta in una proposta di presidente, vicepresidente e assessore, senza la condivisione tra tutti gli amministratori, nemmeno delle stesse aree politiche o territoriali, ma è stata spostata ad un tavolo politico. Anche a questo tavolo politico non sono state coinvolte tutte le anime del territorio. Metà dell'assemblea non condivide questo modo di agire” il suo sunto. “Come rimediare? Sedendosi tutti al tavolo come abbiamo fatto lunedì, parlandosi chiaramente e senza interposte persone. Non ne va di interessi politici o personali ma della gestione di un ente potenzialmente molto rilevante per tutti i nostri territori, soprattutto quelli montani e/o che subiscono importanti fenomeni di spopolamento. Abbiamo sul tavolo la disponibilità di 6 amministratori, 3 da una parte e 3 dall'altra. Una soluzione è possibile con vicendevoli passi indietro e volontà. Io ho già espresso chiaramente la mia disponibilità a rinunciare sulla mia candidatura a presidente per trovare una soluzione condivisa e che coinvolga tutti gli amministratori e tutti i territori. La stessa disponibilità viene da tutti gli amministratori che non hanno condiviso il percorso svolto fino ad ora. Siamo fiduciosi che, tra amministratori, una soluzione si potrà trovare”.
“Non mi sono mai candidato e non avrei mai pensato di fare il presidente della Comunità Montana”, l'esordio, invece, di Antonio Rusconi che non manca di tirare in ballo tutti, ma proprio tutti. Nella sua ricostruzione, il primo a chiedergli la disponibilità ad assumere la carica, è stato Simone Scola, vicesindaco di Civate e assessore uscente dell'Ente, ipotizzando potesse crearsi una convergenza trasversale attorno al suo nome. “Marco Passoni, poi, mi ha chiesto la stessa cosa”, continua il valmadrerese, coinvolgendo il primo cittadino di Olginate e membro del direttivo del PD, ora, invece, schierato dall'altra parte della barrica tanto da essere stato lui a “presentare” come candidato alternativo il sindaco di Mandello, dato per vicino a Fratelli d'Italia, pur non avendo tessera. “Anche Mauro Gattinoni, poi, ha chiamato il mio sindaco per convincermi ad accettare” prosegue ancora Rusconi, sostenendo di essere stato in Comune a Lecco per discutere la cosa, come di essersi rapportato, tra gli altri, anche con lo stesso Fasoli, incontrando, per i meloniani, Giacomo Zamperini e Alessandro Negri, sempre alla ricerca, prima di accettare la proposta, di una maggioranza condivisa, posta come pre-condizione per sciogliere la sua riserva. “Credo di aver esaurito tutto il confronto possibile. Il che non porta a ritenere che sia vietato, ora, cambiare idea. Ma la Comunità Montana ha bisogno di una proposta condivisa e, nel rispetto del lavoro di Greppi, di continuare il suo lavoro, il più velocemente possibile”.
Ed ancora: “Passoni può cambiare idea, figuriamoci. Ma lo faccia su un progetto, non perché c'è un consigliere regionale o quell'altro che... Riccardo si candida? Lo faccia su un progetto, no su pasticci tra leader di partito...”.
Quanto poi al suo eventuale passo indietro, l'esponente dei civici, aggiunge “se vengono meno le condizioni, non piango per non avere il “titolo” di presidente, ho altro da fare nella vita e come già detto, non ho chiesto io di candidarmi, ma sono stati altri a propormelo. Tra l'altro, per quello che ho fatto fin qui, non ho nemmeno bisogno di un parlamentare o di un consigliere regionale per essere introdotto” afferma secco, secco, zittendo anche coloro i quali tirano in ballo il “solito” Mauro Piazza, indicando in lui - con Mattia Micheli e Simone Scola – colui il quale avrebbe imposto lo stesso Scola come vice presidente e Giovanni Bruno Bussola (Ballabio) come assessore, portando poi la palla nel campo del PD, direttamente al Segretario Manuel Tropenscovino, per riempire le caselle mancanti. “Piazza – ricorda Rusconi, insegnante prima ancora che politico – è stato mio alunno: non si è mai visto un professore che si fa suggerire da uno studente”. Battute a parte, si dichiara fermamente “una persona libera, aperta al dialogo con tutti”, non vincolato da alcun matrimonio, chiarendo tra l'altro, di aver messo, tra le condizioni per accettare l'incarico, l'attribuzione della vicepresidenza a un rappresentante della Val San Martino, proprio per il rispetto dei territori che, secondo la corrente Fasoli, invece, non verrebbe garantito.
“Se pensano possa essere il burattino di qualcuno mi offendono. E troverò il modo di diglielo direttamente”.
Nel mentre, da una parte e dall'altra, ci si conta.
La quadra in realtà, pareva già essere stata trovata quando, dopo l'estate, Antonio Rusconi di Valmadrera ha sciolto le riserve, accettando – alle sue condizioni – la proposta di alcuni sindaci di far propria la causa di una realtà che economicamente fatica a stare in piedi e ha bisogno, nel complesso, di una ristrutturazione, partendo da quanto di buono lascia in eredità la “dirigenza” uscente. Invece, anche “l'elezione” del già senatore, passato da sindaco a assessore esterno nel suo comune, vuole essere rimessa in discussione dal passo avanti fatto da Riccardo Fasoli, arrivato a candidarsi, a suo dire, per riaprire giochi che la politica vorrebbe chiusi, escludendo alcune forze e senza la condivisione dei protagonisti della partita ovvero gli amministratori.
“Sulla vicenda credo sia possibile rimediare a pasticci e incomprensioni, ma raccontandoci la verità” la premessa del primo cittadino di Mandello. “Abbiamo un ente che ha bisogno di tanti sforzi da parte di tutti, con le peculiarità di un territorio eterogeneo, frutto della fusione di due comunità montante e che già racchiudevano territori diversi. Si è partiti con una proposta di alcuni sindaci sul candidato presidente, che è evoluta in una proposta di presidente, vicepresidente e assessore, senza la condivisione tra tutti gli amministratori, nemmeno delle stesse aree politiche o territoriali, ma è stata spostata ad un tavolo politico. Anche a questo tavolo politico non sono state coinvolte tutte le anime del territorio. Metà dell'assemblea non condivide questo modo di agire” il suo sunto. “Come rimediare? Sedendosi tutti al tavolo come abbiamo fatto lunedì, parlandosi chiaramente e senza interposte persone. Non ne va di interessi politici o personali ma della gestione di un ente potenzialmente molto rilevante per tutti i nostri territori, soprattutto quelli montani e/o che subiscono importanti fenomeni di spopolamento. Abbiamo sul tavolo la disponibilità di 6 amministratori, 3 da una parte e 3 dall'altra. Una soluzione è possibile con vicendevoli passi indietro e volontà. Io ho già espresso chiaramente la mia disponibilità a rinunciare sulla mia candidatura a presidente per trovare una soluzione condivisa e che coinvolga tutti gli amministratori e tutti i territori. La stessa disponibilità viene da tutti gli amministratori che non hanno condiviso il percorso svolto fino ad ora. Siamo fiduciosi che, tra amministratori, una soluzione si potrà trovare”.
“Non mi sono mai candidato e non avrei mai pensato di fare il presidente della Comunità Montana”, l'esordio, invece, di Antonio Rusconi che non manca di tirare in ballo tutti, ma proprio tutti. Nella sua ricostruzione, il primo a chiedergli la disponibilità ad assumere la carica, è stato Simone Scola, vicesindaco di Civate e assessore uscente dell'Ente, ipotizzando potesse crearsi una convergenza trasversale attorno al suo nome. “Marco Passoni, poi, mi ha chiesto la stessa cosa”, continua il valmadrerese, coinvolgendo il primo cittadino di Olginate e membro del direttivo del PD, ora, invece, schierato dall'altra parte della barrica tanto da essere stato lui a “presentare” come candidato alternativo il sindaco di Mandello, dato per vicino a Fratelli d'Italia, pur non avendo tessera. “Anche Mauro Gattinoni, poi, ha chiamato il mio sindaco per convincermi ad accettare” prosegue ancora Rusconi, sostenendo di essere stato in Comune a Lecco per discutere la cosa, come di essersi rapportato, tra gli altri, anche con lo stesso Fasoli, incontrando, per i meloniani, Giacomo Zamperini e Alessandro Negri, sempre alla ricerca, prima di accettare la proposta, di una maggioranza condivisa, posta come pre-condizione per sciogliere la sua riserva. “Credo di aver esaurito tutto il confronto possibile. Il che non porta a ritenere che sia vietato, ora, cambiare idea. Ma la Comunità Montana ha bisogno di una proposta condivisa e, nel rispetto del lavoro di Greppi, di continuare il suo lavoro, il più velocemente possibile”.
Ed ancora: “Passoni può cambiare idea, figuriamoci. Ma lo faccia su un progetto, non perché c'è un consigliere regionale o quell'altro che... Riccardo si candida? Lo faccia su un progetto, no su pasticci tra leader di partito...”.
Quanto poi al suo eventuale passo indietro, l'esponente dei civici, aggiunge “se vengono meno le condizioni, non piango per non avere il “titolo” di presidente, ho altro da fare nella vita e come già detto, non ho chiesto io di candidarmi, ma sono stati altri a propormelo. Tra l'altro, per quello che ho fatto fin qui, non ho nemmeno bisogno di un parlamentare o di un consigliere regionale per essere introdotto” afferma secco, secco, zittendo anche coloro i quali tirano in ballo il “solito” Mauro Piazza, indicando in lui - con Mattia Micheli e Simone Scola – colui il quale avrebbe imposto lo stesso Scola come vice presidente e Giovanni Bruno Bussola (Ballabio) come assessore, portando poi la palla nel campo del PD, direttamente al Segretario Manuel Tropenscovino, per riempire le caselle mancanti. “Piazza – ricorda Rusconi, insegnante prima ancora che politico – è stato mio alunno: non si è mai visto un professore che si fa suggerire da uno studente”. Battute a parte, si dichiara fermamente “una persona libera, aperta al dialogo con tutti”, non vincolato da alcun matrimonio, chiarendo tra l'altro, di aver messo, tra le condizioni per accettare l'incarico, l'attribuzione della vicepresidenza a un rappresentante della Val San Martino, proprio per il rispetto dei territori che, secondo la corrente Fasoli, invece, non verrebbe garantito.
“Se pensano possa essere il burattino di qualcuno mi offendono. E troverò il modo di diglielo direttamente”.
Nel mentre, da una parte e dall'altra, ci si conta.
A.M.