Caso Gilardi, lo psichiatra del prof: “Era sano e integro”

Ennesima udienza della vicenda che vede al banco degli imputati le giornaliste del programma “Le Iene”, Carlotta Bizzarri e Nina Palmieri, e il badante del professor Carlo Gilardi, Brahim El Mazoury, accusati di diffamazione a danno dell'avvocato Elena Barra all'epoca dei fatti amministratore dell'anziano cittadino benemerito airunese.
Nell'aula del giudice Gianluca Piantadosi sono comparsi altri testimoni chiamati a fornire un quadro della vicenda entro cui si sono svolti i fatti, dando le loro versioni nonché le “sfaccettature” sui personaggi coinvolti.
A prendere buona parte del tempo previsto per l'udienza è stata la deposizione del dottor Filippo Tancredi, classe 1966, medico psichiatra con esperienza ultraventennale e operante nella provincia di Bergamo.
A rivolgersi a lui era stato, nel giugno 2020, lo stesso professore che accompagnato dal badante aveva raggiunto il suo studio e gli aveva chiesto di essere sottoposto a una visita per mettere in luce eventuali problematiche di natura psichiatrica.
“Ho fatto un colloquio con lui e non ho rilevato nulla che facesse pensare a una patologia psichiatrica” ha spiegato al giudice, sottoponendosi alle domande degli avvocati “Aveva un aspetto un po' trasandato e trascurato ma il esprimersi era forbito e attento ai dettagli. Era dimesso nei modi ma curato nella dialettica. Cognitivamente era integro e aveva memoria, non dando segnali di ansie”.
Continuando a descrivere il primo incontro avuto con Gilardi e le deduzioni tratte, il medico ha spiegato di avere rilevato “un aspetto narcisistico, con tratti evidenti in quel momento, ma non patologici. Dal punto di vista mentale era integro”.
Una persona dunque perfettamente in grado di intendere e di volere secondo il professionista, capace di comprendere le conseguenze di eventuali scelte e la cui volontà non era quella di essere “costretto” in una casa di riposo.
Dopo il primo incontro, il dottor Tancredi era stato nuovamente contattato da Gilardi con la richiesta di assumere l'incarico di suo consulente di parte in una consulenza d'ufficio.
“Non capivo cosa fossi lì a fare” ha poi spiegato raccontando le sedute della commissione preposta alla valutazione di Gilardi “perchè Carlo era perfettamente sano e non c'era nulla a livello cognitivo che non andasse. Ero perplesso. Avevo così proposto un progetto per Gilardi a casa e mi ero scontrato con l'altro consulente, quello dell'amministratore di allora, che diceva che aveva gravi patologie. Mi trovai in contrasto ed ebbi uno scontro, così lasciai l'incarico”.
Una persona “estremamente performante” secondo lo psichiatra, iper funzionante (“mi aveva regalato due libri di poesie che aveva scritto”), che cercava relazioni improntate su benevolenza e compassione, che aveva necessità di essere supportato da altre persone ma in un luogo che desiderava (“non doveva essere istituzionalizzato. Rinchiuderlo in una struttura sarebbe stato a rischio suicidario”).
Ribadendo la non volontà di una intervista alle Iene, ha disconosciuto le mani “mandate in onda” durante il servizio.
L'udienza è stata aggiornata a novembre.
S.V.
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