Omicidio di Temù: chiesta la conferma dell'ergastolo per Mirto Milani
Per l'avvocato generale della Corte d'Appello di Brescia i tre ergastoli irrogati in primo grado sono da confermare. E se i giudici si esprimeranno solo il prossimo 22 novembre, già da ora hanno dato parere favorevole all'avvio del percorso di giustizia riparativa chiesto da Mirto Milani e dall'ormai ex fidanzata Silvia Zani, a processo, con la sorella di quest'ultima, Paola, per l'uccisione della madre delle due ragazze.
Come ormai noto, Laura Ziliani, questo il nome della donna, dopo essere stata stordita con dei muffin infarciti con benzodiazepine, venne soffocata nel letto della sua abitazione di Temù, in Alta Valcamonica.
"Un omicidio lungamente premeditato e commesso con atrocità", secondo il rappresentante della pubblica accusa. Era l'8 maggio 2021. Il corpo venne rinvenuto, dopo essere stato occultato, solo ad agosto lungo il letto del fiume Oglio.
Economiche - nella ricostruzione della Procura - le motivazioni, da ricondurre dunque alla volontà delle figlie di continuare a vivere sulle spalle del patrimonio (immobiliare) della madre, vedova e con un'altra ragazza a carico, affetta da disabilità e rappresentata a processo dall'avvocato Piergiorgio Vittorini che, accodandosi alle conclusioni dell'avvocato generale Domenico Chiaro, ha rimarcato come a suo avviso anche la premeditazione dell'omicidio sia lampante, confermata dalle parole stesse dei protagonisti del processo, tacciati di non essere stati sinceri nemmeno nelle loro confessioni dalla legale che assiste invece la madre e i fratelli della vittima.
In senso contrario, chiaramente, le conclusioni dei difensori. In particolare l'avvocato Simona Prestino ha insistito per un alleggerimento della pena in capo a Mirto Milani sostenendo come, indipendentemente dalla sua presenza nella stanza, l'omicidio, già scongiurato per il suo intervento il mese precedente, si sarebbe consumato lo stesso. Come anticipato, la sentenza arriverà solo alla fine del prossimo mese.
Come ormai noto, Laura Ziliani, questo il nome della donna, dopo essere stata stordita con dei muffin infarciti con benzodiazepine, venne soffocata nel letto della sua abitazione di Temù, in Alta Valcamonica.
"Un omicidio lungamente premeditato e commesso con atrocità", secondo il rappresentante della pubblica accusa. Era l'8 maggio 2021. Il corpo venne rinvenuto, dopo essere stato occultato, solo ad agosto lungo il letto del fiume Oglio.
Economiche - nella ricostruzione della Procura - le motivazioni, da ricondurre dunque alla volontà delle figlie di continuare a vivere sulle spalle del patrimonio (immobiliare) della madre, vedova e con un'altra ragazza a carico, affetta da disabilità e rappresentata a processo dall'avvocato Piergiorgio Vittorini che, accodandosi alle conclusioni dell'avvocato generale Domenico Chiaro, ha rimarcato come a suo avviso anche la premeditazione dell'omicidio sia lampante, confermata dalle parole stesse dei protagonisti del processo, tacciati di non essere stati sinceri nemmeno nelle loro confessioni dalla legale che assiste invece la madre e i fratelli della vittima.
In senso contrario, chiaramente, le conclusioni dei difensori. In particolare l'avvocato Simona Prestino ha insistito per un alleggerimento della pena in capo a Mirto Milani sostenendo come, indipendentemente dalla sua presenza nella stanza, l'omicidio, già scongiurato per il suo intervento il mese precedente, si sarebbe consumato lo stesso. Come anticipato, la sentenza arriverà solo alla fine del prossimo mese.