Lecco perduta/448: Piazza XX Settembre, se ne andarono le ciabattine ed arrivò il falco

Era l’anno 2007 quando la stampa locale scriveva: “Se ne sono andate in punta di piedi, fra l’indifferenza dei più ed il profondo dispiacere dei golosi. Se ne sono andate dopo cento anni esatti dalla loro nascita e dopo aver fatto il giro del mondo”. L’articolo si riferiva alle ciabattine, uno dei dolci tipici e più caratteristici della città di Lecco. Il nome derivava dalla loro forma, che richiamava quella di una vecchia ciambella, mentre il diminutivo ben si addice alla loro dimensione, che è poco meno di una caramella. Era una sorta di mini biscotto inventato nel 1906 da Luigi Frigerio e venduto in quartiere San Giovanni, in quella che un tempo veniva denominata “L’Offelleria” (ovvero “La Pasticceria”).
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Pier Domenico Frigerio

Negli anni Settanta del Novecento le ciabattine traslocarono insieme alla terza generazione della famiglia Frigerio pochi metri più in basso, in Via Partigiani, dove si apriva un bar di famiglia gestito da Pier Domenico e poi dalla quarta generazione Frigerio, con il figlio Michele. Quel dolcetto delicato accompagnava spesso le passeggiate fra le vie cittadine di lecchesi e forestieri, che gustavano le ciabattine fino all’ultimo.
Perchè sono uscite dalla storia e dalla scena le ciabattine di Frigerio? Era lo stesso Pier Domenico, neo-presidente dei pubblici esercizi dell’Unione Commercianti di Lecco, a dichiarare: “Per scelte professionali non mi occupo più della produzione di dolci, ma, mentre alcune nostre invenzioni come i Renzini e le Luzie hanno trovato nuovi “padri putativi”, le ciabattine sono fuori produzione perchè rimaste orfane. Difficile spiegarne il motivo”.3-xx_settembre_900.jpg (102 KB)
Un’altra notizia interessante e particolare giunse sempre da Piazza XX Settembre. Era quella di un falco collocato nel ruolo di “cacciatore” per scacciare i sempre più invadenti piccioni.
“La situazione è insostenibile, soprattutto d’estate, quando stormi di piccioni si fiondano sui tavolini dei bar per far pulizia di quanto avanzato dagli avventori”, così segnalavano alcuni esercenti. Dal canto loro, diversi clienti reclamavano e chiedevano di essere rimborsati per vestiti insozzati dai pennuti.
Venne allora l’idea di interpellare un falconiere già intervenuto con i suoi volatili per liberare aeroporti, piazze o campi seminati. Venne, quindi, deciso di posizionare un rapace per tutta l’estate. La spesa del falco per allontanare i piccioni era, però, abbastanza considerevole, ma l’idea venne sostenuta anche di fronte a questo impegno finanziario. Il presidio di piazza affidato al falco ebbe incerto destino ed incerta fortuna. Non decollò nelle misure e nei risultati auspicati.
Vicende, quelle ricordate, ovviamente di gran lunga minori nella grande piazza del borgo fortificato che si collegava con il vicino lago attraverso lo storico “portello” tuttora esistente. La Piazza XX Settembre divenne tale nella denominazione, cambiando l’antica intitolazione di Piazza del Mercato, il 20 Settembre 1895, venticinquesimo della breccia di Porta Pia. Al centro di aspre polemiche fra clericali e laici è stato il provvedimento assunto dall’Amministrazione Comunale del tempo di modificare la denominazione collegata ad una delle radici più profonde della Lecco lacustre, ovvero il mercato che il mercoledì, ma in ben maggiore misura il sabato, animava il centro di Lecco, portando sulla riva antistante l’attuale Palazzo delle Paure barconi e comballi di tutto il Lario.
Sarà, comunque, anche bene ricordare che l’evento della breccia di Porta Pia non fu senza spargimento di sangue, come è stato anche scritto in una pubblicazione dedicata alle vie della città di Lecco. I caduti fra i militari italiani furono oltre settanta (bersaglieri, fanti e genieri) e furono anche oltre venti gli zuavi pontifici caduti per difendere il loro Papa Re.
A.B.
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