Lecco: adolescenti e internet con la dott. Giorgio al Manzoni

Il rapporto tra gli adolescenti e internet è stato al centro dell’incontro promosso venerdì 4 ottobre presso l’aula magna dell’Ospedale Manzoni di Lecco dal Centro per le Adozioni dell’Asst di Lecco e dall’associazione Raccontiamo l’Adozione.
Lecco_adolescenti00003.JPG (203 KB)
La serata, che ha visto come principale relatrice Carmen Giorgio, psicologa e psicoterapeuta presso la cooperativa sociale Minotauro di Milano, membro di diverse équipe specializzate sulle dipendenze tecnologiche e sul disagio adolescenziale, è stata molto partecipata e ha offerto molteplici spunti ai genitori.
L’adolescenza, come ha rimarcato la dottoressa, è un periodo durante il quale i ragazzi ricercano la loro identità e vanno alla scoperta di nuove relazioni per scegliere chi vogliono essere: in quest’ottica è normale l’utilizzo di internet, dei social media e la navigazione in rete da parte degli adolescenti d’oggi, che di fatto sono nativi digitali, avendo conosciuto sin dalla nascita i dispositivi elettronici. Sono infatti anche madrelingua digitali dato che, a differenza delle precedenti generazioni, crescono a contatto con i device in questa era tecnologica. Sono pertanto controproducenti i divieti all’utilizzo, qualora vengano imposti dai genitori.
Lecco_adolescenti00004.JPG (121 KB)
I termini si fanno diversi nei preadolescenti per i quali è ancora necessario l’accompagnamento e il monitoraggio genitoriale nell’uso della rete dei device. Al contrario, l’adolescente deve sentirsi legittimati ad avere uno spazio autonomo e libero nel quale muoversi nella rete, che diventa a tutti gli effetti uno spazio di autonomia dove sperimentare e cercare una propria identità che inizia a differenziarsi da quella delineata dai genitori, in continuità, però, con le relazioni reali. La ricerca del proprio Sé passa quindi anche attraverso quello che accade in rete: vanno considerati come positivi, e non demonizzati, la socialità e il gioco in internet che avvengono a quest’età.
In questo contesto, la figura dell’adulto deve porsi in maniera attenta, presente e con un ascolto attivo: vanno poste le domande ai propri ragazzi, bisogna interessarsi a cosa fa e dimostrarsi positivamente curiosi. In questo modo, il figlio riconosce l’attenzione che il genitore gli pone e la sua disponibilità ad affrontare situazioni problematiche che dovesse incontrare e faticasse a gestire.
Lecco_adolescenti00005.JPG (202 KB)
Attraverso questo ascolto, il genitore può approfondire le motivazioni per le quali il proprio figlio usa un social piuttosto di un altro e quali bisogni cerca di soddisfare.
Come sottolineato dalla psicoterapeuta, esistono situazioni patologiche che, però, occorre badare bene, non sono create dalla rete, la quale può avere un effetto amplificatore rispetto al disagio del ragazzo. I genitori dovrebbero osservare segnali di allarme che emergono in altri ambiti, soprattutto a scuola e in famiglia.
Lecco_adolescenti00006.JPG (203 KB)
Un discorso più specifico va poi fatto per i giovani adottati. La dottoressa Giorgio, chiarito il meccanismo di ricerca del proprio io degli adolescenti, ha infatti concentrato la propria relazione sulle specificità dell’uso della rete per gli adolescenti adottati, mettendo in luce opportunità e rischi della ricerca delle proprie origini in internet. Gli adolescenti adottati sono svantaggiati rispetto ai propri coetanei figli biologici in quanto vivono un procedimento maggiormente complesso di identificazione nei propri genitori adottivi e poi iniziano la successiva separazione identitaria.
Lecco_adolescenti00002.JPG (171 KB)
La ricerca delle origini è un passaggio fondamentale per i ragazzi adottati perché hanno un maggior bisogno di narrare a se stessi la propria storia come bisogno di appartenenza, appartenenza che costituisce uno dei pilastri fondamentali per creare l’identità adulta.
La famiglia adottiva, come evidenziato dalla professionista, deve accompagnare i ragazzi in questa ricerca e deve svolgere un importante ruolo di mediazione tra il figlio e le informazioni ricavate. Deve esserci un accompagnamento dell’affettività e dell’emotività. I ragazzi devono sentirsi liberi di porre domande ai genitori adottivi che dovranno essere presenti e attenti alle motivazioni che spingono alla ricerca delle origini e all’elaborazione di tali motivazioni: grazie all’ascolto e alla presente, si prepara il proprio figlio anche all’eventuale ricerca infruttuosa, che comporta una serie di emozioni, come l’impotenza, la mancanza di notizie, il non ritrovarsi e il sentirsi nuovamente rifiutati.Lecco_adolescenti00001.JPG (199 KB)
L’incontro è stato molto efficace e interessante per fornire suggerimenti per una genitorialità consapevole, soprattutto in una fase delicata come quella dell’adolescenza dei propri figli.
M.Mau.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.