Lecchese: cresce ancora il numero di donatori di sangue. Il bilancio di AVIS
L’Avis lecchese, l’associazione dei donatori di sangue, anche nel 2023 ha confermato il proprio stato di salute e l’aumento di iscritti e donazioni. Nella nostra provincia, i donatori sono 14.991 con un incremento di 150 unità rispetto all’anno precedente, quando già si era registrato un aumento di 101 unità. Si sta dunque riprendendo lentamente quota dopo la crisi della pandemia che aveva visto una perdita di quasi seicento tessere. Inoltre, vi sono 400 persone in lista d’attesa per poter essere ammessi a donare. Lieve calo, invece, del numero di donazioni che si mantengono comunque a livelli notevoli: 28.491 (il decremento rispetto al 2022 è dell’1,50%). Si tratta di cifre in assoluto non elevatissime, ma che rapportate al numero di abitanti della nostra provincia, mantengono l’Avis lecchese ai vertici nazionali: in quanto a donatori ogni mille abitanti, infatti, l’indice lecchese è del 44,94, molto superiore rispetto a quello regionale (26,13) e quasi doppio rispetto a quello nazionale (21,35). Stesso discorso per le donazioni: l’indice lecchese è 86,76 contro il 46,29 regionale e il 33,78 nazionale. Soddisfazione, dunque, da parte del presidente provinciale Bruno Manzini in occasione della presentazione del bilancio sociale dell’associazione lecchese: «Facciamo la nostra piccola parte per garantire l’autosufficienza del nostro Paese. Delle 29mila unità di sangue raccolte in provincia nel 2023, sono 12mila quelle rimaste agli ospedali di Lecco e Merate, le altre sono andate a ospedali milanesi e lombardi, ma anche in altre regioni italiane».
Attualmente, in quanto a raccolta di sangue intero, il nostro Paese è autosufficiente. Non così per il plasma: il 25% è importato. Ciò significa un esborso economico, ma anche qualche rischio in più, considerato che i nostri sono donatori periodici e pertanto sotto stretto controllo medico. In certi Paesi si ricorre invece anche a donatori occasionali con qualche possibile smagliatura nei controlli.
Come si saprà, il plasma è solo una parte del sangue prelevato ai donatori e viene indirizzato, oltre che a scopi clinici per la cura di alcune malattie specifiche, anche a scopi industriali per la produzione di alcuni farmaci.Pure su questo fronte, comunque, Lecco presenta dati in crescita: le sacche di plasma raccolte nel 2023 sono state circa cinquemila (tre anni fa erano la metà). E i dati dell’anno in corso sono altrettanto incoraggianti facendo presumere ulteriori incrementi, ipotizzati attorno al 6%.
E comunque – fa rilevare Manzini – con il sangue raccolto grazie ai donatori lecchesi si soddisfa il fabbisogno annuale di 1.800 pazienti affetti da patologie che appunto richiedono costanti trasfusioni.Altro dato positivo, l’affluenza dei giovani e in particolare delle donne: se complessivamente, i soci dell’Avis sono per il 61% maschi e per il 38% donne (e non certo, si badi bene, per un’eventuale minore sensibilità femminile al problema per una serie di ragioni sanitarie), nella fascia d’età tra i 18 e i 25 anni (1.592 donatori), le donne sono in numero maggiore. La fascia d’età più rappresentata è comunque quella tra i 46 e i 55 anni (4.307 soci), seguita da quella tra i 36 e i 45 (3279), tra i 26 e i 35 (3.194). Sopra i 55 anni, i donatori sono 2.619.
I problemi maggiori restano quelli della carenza di organico all’ospedale di Lecco che non consente di raccogliere la completa disponibilità dei donatori locali. Già negli anni scorsi, l’Avis stessa era intervenuta con propri contributi per prolungare l’attività di prelievo del centro (in funzione regolamentare nelle mattinate dal lunedì al venerdì) anche i due sabati mattina mensili e al pomeriggio del giovedì. Un analogo intervento dovrebbe ora essere indirizzato a ridurre le liste di attesa di potenziali donatori.All’Avis provinciale fanno riferimento 18 gruppi comunali sparsi sul territorio. Naturalmente i più corposi sono quelli dei grossi centri (Lecco, Merate, Valmadrera, Calolziocorte, Bellano), ma in quanto a variazioni percentuali sul numero di soci, il dato più positivo è quello di Brivio (più 6,19%), seguito da Valgreghentino (6,07%), Vercurago (5,66%) e Olginate (4,43%). Per le donazioni, il dato migliore è quello di Costa Masnaga (6,55%), seguito da Galbiate (5,29%) e Garlate (3,9%).
Ancora il presidente Manzini sottolinea come la capillare presenza sul territorio testimonia la valenza sociale dell’associazione non soltanto sotto l’aspetto sanitario, ma anche per il sostegno alle comunità locali con l’organizzazione di feste e incontri, ma anche con la promozione di borse di studio e la collaborazione con le società sportive.
Il bilancio sociale dell’Avis provinciale lecchese è comunque reperibile nella sua completezza sul sito internet dell’associazione:
https://www.avisprovincialelecco.it
Attualmente, in quanto a raccolta di sangue intero, il nostro Paese è autosufficiente. Non così per il plasma: il 25% è importato. Ciò significa un esborso economico, ma anche qualche rischio in più, considerato che i nostri sono donatori periodici e pertanto sotto stretto controllo medico. In certi Paesi si ricorre invece anche a donatori occasionali con qualche possibile smagliatura nei controlli.
Come si saprà, il plasma è solo una parte del sangue prelevato ai donatori e viene indirizzato, oltre che a scopi clinici per la cura di alcune malattie specifiche, anche a scopi industriali per la produzione di alcuni farmaci.Pure su questo fronte, comunque, Lecco presenta dati in crescita: le sacche di plasma raccolte nel 2023 sono state circa cinquemila (tre anni fa erano la metà). E i dati dell’anno in corso sono altrettanto incoraggianti facendo presumere ulteriori incrementi, ipotizzati attorno al 6%.
E comunque – fa rilevare Manzini – con il sangue raccolto grazie ai donatori lecchesi si soddisfa il fabbisogno annuale di 1.800 pazienti affetti da patologie che appunto richiedono costanti trasfusioni.Altro dato positivo, l’affluenza dei giovani e in particolare delle donne: se complessivamente, i soci dell’Avis sono per il 61% maschi e per il 38% donne (e non certo, si badi bene, per un’eventuale minore sensibilità femminile al problema per una serie di ragioni sanitarie), nella fascia d’età tra i 18 e i 25 anni (1.592 donatori), le donne sono in numero maggiore. La fascia d’età più rappresentata è comunque quella tra i 46 e i 55 anni (4.307 soci), seguita da quella tra i 36 e i 45 (3279), tra i 26 e i 35 (3.194). Sopra i 55 anni, i donatori sono 2.619.
I problemi maggiori restano quelli della carenza di organico all’ospedale di Lecco che non consente di raccogliere la completa disponibilità dei donatori locali. Già negli anni scorsi, l’Avis stessa era intervenuta con propri contributi per prolungare l’attività di prelievo del centro (in funzione regolamentare nelle mattinate dal lunedì al venerdì) anche i due sabati mattina mensili e al pomeriggio del giovedì. Un analogo intervento dovrebbe ora essere indirizzato a ridurre le liste di attesa di potenziali donatori.All’Avis provinciale fanno riferimento 18 gruppi comunali sparsi sul territorio. Naturalmente i più corposi sono quelli dei grossi centri (Lecco, Merate, Valmadrera, Calolziocorte, Bellano), ma in quanto a variazioni percentuali sul numero di soci, il dato più positivo è quello di Brivio (più 6,19%), seguito da Valgreghentino (6,07%), Vercurago (5,66%) e Olginate (4,43%). Per le donazioni, il dato migliore è quello di Costa Masnaga (6,55%), seguito da Galbiate (5,29%) e Garlate (3,9%).
Ancora il presidente Manzini sottolinea come la capillare presenza sul territorio testimonia la valenza sociale dell’associazione non soltanto sotto l’aspetto sanitario, ma anche per il sostegno alle comunità locali con l’organizzazione di feste e incontri, ma anche con la promozione di borse di studio e la collaborazione con le società sportive.
Il bilancio sociale dell’Avis provinciale lecchese è comunque reperibile nella sua completezza sul sito internet dell’associazione:
https://www.avisprovincialelecco.it
D.C.